Dopo il via libera della Camera alla “manovrina”, il decreto correttivo dei conti pubblici chiesto da Bruxelles (trasformatosi in corso d’opera in una mini-finanziaria) è approdato in commissione Bilancio, dove martedì si avvia la discussione. Il decreto, che deve essere convertito entro il prossimo 23 giugno, sarà poi discusso dall'Assemblea a partire dal prossimo 13 giugno, dopo le elezioni amministrative dell’11 giugno . Certa la richiesta della fiducia da parte del governo su un testo che considera «blindato».
Numeri incerti a palazzo Madama
Alla Camera il governo ha incassato la fiducia sulla manovra, ma non ha ottenuto per un solo voto la maggioranza politica, quella assoluta, che a Montecitorio è di 316 voti. La manovra è infatti passata, senza il sì di Mdp e Udc, con 315 sì, 142 no e l’astensione di cinque deputati. Se anche al Senato Mdp e Udc non partecipassero al voto di fiducia sulla manovra, come hanno fatto oggi alla Camera (i bersaniani hanno fatto mancare 35 voti e quattro i centristi, cui si sommano i tre assenti di AP, i due di Ci ed i 12 del Pd) il governo Gentiloni potrebbe comunque riuscire ad andare avanti in quanto i senatori che non entrano in Aula a votare abbassano il quorum.
I numeri al Senato
Diversa sarebbe, invece, la situazione se quegli stessi gruppi decidessero di astenersi formalmente: in base al regolamento di Palazzo Madama, infatti, in Senato l'astensione vale come voto contrario. Al netto della ipotetica assenza dei 15 senatori di Mdp e dei quattro dell’Udc, i voti sicuri per il governo a Palazzo Madama si attesterebbero intorno ai 155, meno della maggioranza assoluta, senza assenze, che ammonta a 161 voti. Se Mdp e Udc si astenessero formalmente, l’opposizione arriverebbe più o meno allo stessa quota 155 voti. In particolare, il governo avrebbe il voto dei 99 senatori del Pd, 25 di Ncd e 18 di Autonomie, cui si sommano i “Cespugli” del gruppo misto. L'opposizione conta sui 16 senatori di Ala, 10 della Federazione dei liberali, 42 di Fi, 14 sui 17 senatori di Gal, 12 della Lega, 35 di M5S e 8 di Si.
I rischi politici
Comunque se la manovra dovesse passare con un “pezzo” della maggioranza che non vota la fiducia, politicamente per il governo si aprirebbe un problema. Soprattutto se dovessero arrivare i voti dei verdiniani di Ala, al momento formalmente fuori dalla maggioranza. Si configurerebbe infatti una crisi politica con cambio di maggioranza.
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