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Lavoro, Istat: +52mila occupati nei primi tre mesi dell'anno

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+326mila rispetto al 2016

Lavoro, Istat: +52mila occupati nei primi tre mesi dell'anno

Nel primo trimestre l'occupazione cresce di 52mila unità, ossia lo 0,2%, su base congiunturale, dovuta all'ulteriore aumento dei dipendenti (+78mila, +0,4%) – soprattutto a termine – mentre tornano a calare gli indipendenti (-26 mila, -0,5%). L'Istat comunica i dati trimestrali sul lavoro dopo aver già rilasciato la stima di aprile che vede un ulteriore miglioramento dei dati e i tassi di occupazione e disoccupazione ormai superati. Su base tendenziale la crescita è di 326mila occupati (+1,5%) che riguarda soltanto i dipendenti, per due terzi a termine.

L'Istat osserva che «il mercato del lavoro appare caratterizzato da una ripresa delle spinte alla crescita dell'occupazione e della diminuzione della disoccupazione». Il tasso di disoccupazione nel primo trimestre si attesta all'11,6%, diminuisce di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, con una riduzione congiunturale di 49 mila disoccupati, mentre rimane stabile in confronto a un anno prima. Queste tendenze si rafforzano ad aprile, per l'Istat, con «una consistente flessione delle persone in cerca di occupazione».

Diminuiscono, tuttavia, i lavoratori con contratti a termine che vengono stabilizzati in un anno. L'Istat segnala che le transizioni da dipendente a termine a dipendente a tempo indeterminato nell'arco di dodici mesi si riducono dal 24,2% del primo trimestre 2016 al 19,6% del primo trimestre 2017.

Prosegue “a ritmo sostenuto” la diminuzione degli inattivi di 15-64 anni con un calo di 473 mila persone in un anno, secondo i dati dell'Istat. Inoltre, aumentano nell'arco dei dodici mesi le transizioni dall'inattività verso la disoccupazione (+0,9 punti) e, in misura più contenuta, verso l'occupazione (+0,4 punti). Il tasso di inattività si riduce al 34,7% (-0,1 punti), in calo per il sesto trimestre consecutivo anche se a ritmi meno sostenuti in confronto al trimestre precedente. Restano forti le differenze di genere con un tasso di inattività femminile al 44,2% a fronte di un tasso di inattività maschile del 25,1%.

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