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    Dossier | N. 86 articoliElezioni amministrative 2017

    Chi è Orlando, vincitore al primo turno. Diciassette anni da sindaco di Palermo

    Insieme a Frosinone, Palermo è l’unica città di questa tornata elettorale ad avere un sindaco al primo turno: è Leoluca Orlando. Vero è che la legge siciliana fa uno ”sconto”, proclamando vincitore chi ottiene almeno il 40% contro il 50% necessario altrove, ma Leoluca Orlando fa notizia anche perché di vittorie con la fascia tricolore nella sua Palermo ne ha incassate ben cinque. Ben diciassette anni (non consecutivi) di governo a Palazzo d’Orleans, che se il mandato arriverà al termine diventeranno ventidue. Un vero e proprio record.

    Ma chi è Leoluca Orlando
    Lui ama presentarsi come “professore di ruolo di diritto pubblico regionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Palermo” e come avvocato. In verità sarebbe difficile smentire che Orlando è un politico di lungo corso. Il partito delle origini è la Dc. E il giovane Leoluca milita nella corrente di sinistra da cui entra presto in conflitto con la destra andreottiana. Ma a stargli a cuore sono sempre Palermo e la Sicilia. Tra i primi incarichi eccolo allora consigliere giuridico del presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella e qualche anno dopo, nel 1985, a 38 anni, è già al primo mandato da sindaco del capoluogo siciliano in quella stagione poi ribattezzata “la primavera di Palermo”.

    A capo della “Rete”
    Ancora in politica. Quando nel ’91 i partiti tradizionali danno segni di cedimento, Orlando è pronto per una nuova avventura: fonda il “Movimento per la democrazia - la Rete”, partito che si distingueva per il ruolo di “sponda” nella politica italiana contro la corruzione ed il malaffare. E nel ’93, sempre al primo turno, trionfa di nuovo alla comunali palermitane con il 75,2 per cento. È di questo periodo la denuncia di Orlando del “Pamm”, l’intreccio tra vari soggetti del malaffare (la sigla rappresenta l’acronimo dei termini “politica, affari, mafia e massoneria”), responsabile oltre che di stragi e delitti, anche di pregiudicare gravemente lo svolgimento di un processo sociale democratico in Italia, e ancora più in Sicilia, e capace anche di influire in altre regioni italiane e straniere.
    Nel 1994, nuova vittoria: questa volta c’è in palio la carica di deputato europeo.

    Sconfitto alla Regione, la riscossa con Idv
    Nel 2000 Orlando ci prova con la Regione. Si candida per la guida della Sicilia ma manca l’appuntamento nonostante aver incassato quasi un milione di voti. Nel 2006, insieme ad Antonio Di Pietro, si presenta alle elezioni con il partito “Italia dei valori”, appoggiando il centrosinistra. Romano Prodi, nuovo Presidente del Consiglio, lo nominerà poi ministro per gli Italiani nel mondo.

    Centrosinistra sì, no ai partiti
    L’ultima sfida, in ordine di tempo, è quella vinta ieri. Impossibile non classificare Orlando come sindaco di centrosinistra. Ma lui si erge orgogliosamente sopra i partiti e oltre i partiti. Via dunque i simboli sia del Pd che dei centristi di Alfano. Con conseguenti mugugni soprattutto nel partito di Matteo Renzi. Salvo poi vittoria al primo turno. E guai come ha fatto Mentana in tv apostrofare Orlando come «sindaco del Pd». Per lui non esiste offesa peggiore.

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