Totò Riina ha una vita dignitosa nella sezione detentiva dell'ospedale di Parma e lì, qualora dovesse rimanere, ha tutta la possibilità di giungere anche a una morte dignitosa. È quanto ha appena affermato la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi che ieri si è recata a sorpresa a Parma con i vicepresidenti Luigi Gaetti (M5S) e e Claudio Fava (Articolo 1) oltre che nell'ospedale che lo ospita, anche nel carcere dove era detenuto fino a gennaio 2016.
«Totò Riina - ha detto Bindi - è vigile, interloquisce ed è ben assistito a Parma. Anzi, si può affermare che da maggio 2016 a oggi la situazione è perfino migliorata. Si può affermare che, per le sue condizioni di salute stazionarie, potrebbe in ipotesi esserci la possibilità di un ritorno in cella. Se tornasse nel carcere di Parma troverebbe una situazione persino migliore rispetto al passato».
Bindi con i suoi due vicepresidenti ha personalmente assistito al fatto che Totò Riina (con il quale non hanno parlato) è perfettamente vigile ed era seduto su una sedia a rotelle. Si alimenta regolarmente e viene assistito 24 ore su 24 da un'equipe infermieristica e medica specializzata. La struttura ospedaliera che a Parma ospita il boss corleonese Totò Riina è l'unica, insieme a Milano, ad avere un reparto detentivo in grado di accogliere detenuti al 41 bis.
Finora Riina ha dimostrato non solo grande capacità fisica ma anche psichica, tanto che, ha confermato Bindi anche dopo aver interloquito con i vertici ospedalieri, è in grado di seguire le udienze, intrattenere rapporti con i familiari, parlare con i legali, scrivere lettere all'esterno e leggere quelle che riceve. Quelle poche volte che non ha partecipato alle udienze ha dovuto rinunciarvi per contraria indicazione dei sanitari. Riina, ha detto Bindi, è e rimane il capo di Cosa nostra non perché lo Stato ha vinto, come qualcuno ha provocatoriamente detto, ma perché egli per le regole di Cosa nostra resta il capo». Se le strutture sanitarie, ha detto infine Bindi, «non fossero in grado di assistere i detenuti anziani, si assisterebbe presto a un imbuto di soggetti reclusi al 41 bis che potrebbero chiedere un differimento di pena».
Luigi Gaetti ha concordato con Bindi. Anzi è andato addirittura oltre. «Riina è un malato cronico - ha detto infatti Gaetti parlando in qualità di medico, ancor prima che di parlamentare - e un cittadino normale, nelle sue situazioni, non sarebbe ricoverato. Sarebbe a casa propria o in una residenza per anziani. Inoltre abbiamo verificato che la situazione carceraria è perfettamente compatibile con il suo stato di salute».
Fava ha confermato che non c'è nessuna contraddizione tra una morte dignitosa e la situazione di Totò Riina all'ergastolo: «Riina gode di attenzione mediche di assoluta eccellenza e provvede alle proprie necessità anche giudiziarie».
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