Il dato di queste amministrative, per quanto parziale e non automaticamente esportabile in chiave nazionale, sentenzia una clamorosa sconfitta per il centrosinistra, e quindi per il Pd che di quell'alleanza è il partito principale, e la vittoria netta del centrodestra. Il M5s in questo secondo turno è rimasto spettatore, subendo per di più lo smacco della vittoria a Parma dell’ex grillino Pizzarotti.
Il centrodestra ha conquistato due città storicamente rosse come Genova e La Spezia, ha tenuto Verona e a sorpresa ha vinto a L’Aquila, dove in partenza partiva sfavorito, riprendendosi anche molti comuni importanti in Lombardia a partire da Monza e Como. Una vittoria che conferma la competitività di un centrodestra unito: Salvini e Berlusconi hanno messo da parte le frizioni e l’elettorato ha premiato lo sforzo. Il Cavaliere nell’ultima settimana di campagna elettorale ha monopolizzato l’attenzione in televisione mentre Salvini girava le piazze. Un binomio che ha funzionato e che ha giovato anche a Giorgia Meloni (è di Fdi il neosindaco dell’Aquila). Ora che lo scrutinio si è concluso è da vedere se questa unità si consoliderà o meno.
La centralità di Fi conferma che un centrodestra senza Berlusconi non è competitivo. Salvini deve dare il segnale di aver compreso il messaggio accantonando la stantia polemicuccia sulla leadership della coalizione. Anche perché il Cavaliere, a differenza del leader della Lega, può giocare su più campi e diventare il nuovo ago della bilancia della terza repubblica. Non a caso l’ex premier è stato in questi mesi il principale sponsor di una legge elettorale proporzionale, che non solo non ha ricusato, ma anzi ha rilanciato anche nei giorni precedenti il ballottaggio. Il leader di Fi non ha alcuna intenzione di rimanere “ostaggio” di Salvini e di quanti, anche nel suo partito, lavorano alla sua successione. E il verdetto di questa tornata elettorale glielo ha confermato.
Nonostante le accuse di collaborare con il nemico (leggasi Renzi), di puntare alle larghe intese, Fi ha aumentato i suoi consensi e non ha subito il sorpasso del Carroccio. La linea dunque non cambia e Salvini e la Lega dovranno farsene una ragione. Anche perché la sconfitta devastante del centrosinistra potrebbe riportare al centro l’ipotesi di elezioni in autunno.
Nei prossimi giorni capiremo quanto questa tornata elettorale influirà sugli assetti delle diverse forze politiche in vista della sfida per il governo del paese. È abbastanza scontato che nel centrosinistra le divisioni e l’acrimonia che ha caratterizzato questi ultimi mesi diventeranno ancora più forti. Con accuse reciproche e rimpallo di responsabilità. I partiti a sinistra del Pd, a partire dai bersaniani di Mdp, certamente accuseranno del fallimento la linea del Pd portata avanti dal suo segretario.
Matteo Renzi ha accuratamente evitato di partecipare alla campagna elettorale. Una scelta che, se da un lato è stata letta come condiscendente alle richieste che arrivavano dai territori interessati dal voto, preoccupati che la presenza dell’ex premier potesse allontanare gli elettori della sinistra-sinistra, dall’altro però offre anche l’opportunità a Renzi di ribadire quanto va dicendo da tempo, ovvero che il centrosinistra inteso come coalizione è una scelta perdente. Probabile che a decretare il clamoroso insuccesso sia stata anche la scelta di candidati deboli espressione della politica mentre il centrodestra ha pescato soprattutto dalla società civile.
Il rimpallo di responsabilità rischia ora però di riflettersi anche sugli equilibri della maggioranza di governo, già resi traballanti nelle ultime settimane, come si è visto in occasione del voto sulla manovrina, ma anche sulla mozione per le dimissioni dei vertici Consip. In entrambe le votazioni Mdp si è smarcato dal resto dei partiti che appoggiano Paolo Gentiloni. Ma soprattutto Bersani ha già detto che in futuro l’appoggio di Mdp non va più dato per scontato, a partire dalla legge di stabilità che verrà presentata in autunno. Proprio questa situazione sfilacciata potrebbe provocare una reazione da parte di Renzi che certamente non contempla l’ipotesi di rimanere in balia degli ex Pd. E la reazione potrebbe concentrarsi ancora una volta su una nuova proposta di legge elettorale e dunque in prospettiva su elezioni anticipate. Una partita che si può giocare solo se troverà alleati che la sostengano: Berlusconi ha già detto di essere pronto a sedersi di nuovo al tavolo del confronto.
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