C’è una federazione sportiva che può vantare come proprio presidente un parlamentare nonché ministro della Repubblica. È la Federazione italiana pallapugno, guidata da Enrico Costa, deputato di Alternativa popolare e rappresentante della formazione centrista di Angelino Alfano nel Governo Gentiloni. A lui la Giunta delle elezioni della Camera ha concesso la possibilità di mantenere l’incarico extra-parlamentare, giudicato compatibile con quello svolto a Montecitorio. Perché? Quella della federazione è «un’attività prevalentemente orientata al mantenimento di una tradizione culturale che ha rilievo in un circoscritto ambito territoriale». La pallapugno, come si legge nel sito della federazione, «è storicamente radicata nel Basso Piemonte e nella Liguria di Ponente» e il cuneese Costa potrà continuare a esserne l’ambasciaotre. Anche in Parlamento.
Quello di Costa è solo uno dei molti casi che emergono dalle verifiche fatte da inizio legislatura dalle giunte di Camera e Senato. A questi organi spetta il compito di valutare se gli incarichi e le attività svolte al di fuori del Parlamento siano compatibili con quelli di deputato o senatore. Un lavoro non semplice, reso a volte più complicato dalle controdeduzioni che gli interessati presentano per non vedersi costretti a rinunciare alle proprie cariche.
È il caso di due farmacisti-senatori che hanno impegnato per alcune sedute la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato. Uno è Andrea Mandelli (Fi), l’altro Luigi D’Ambrosio Lettieri (Gal): i due siedono insieme non solo a Palazzo Madama ma anche nel comitato centrale della Federazione ordine farmacisti, di cui il primo è presidente e il secondo vicepresidente. Ruoli assunti prima dell’entrata in vigore del decreto legislativo 8 aprile 2013 con le nuove regole su inconferibilità e incompatibilità di incarichi nelle pubbliche amministrazioni che prevede per questi casi una deroga. In sella fino al 2018. Ma la coppia di senatori-farmacista è stata “graziata” anche per altri incarichi nello stesso ambito: Mandelli è presidente dell’ordine dei farmacisti delle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza;e D’Ambrosio Lettieri dell’ordine interprovinciale dei farmacisti di Bari e Barletta-Andria-Trani. In entrambi i casi la Giunta non ha trovato prove di una «delega gestionale diretta» da parte dei due senatori che, quindi, possono tenersi stretti anche questi incarichi per la felicità dei loro colleghi-elettori che potranno godere di un proprio rappresentante a Palazzo Madama .
Dalle farmacie alle banche. Si può essere deputato e insieme presidente di un istituto di credito? Sì, se si tratta di una banca di credito cooperativo con due soli sportelli su tutto il territorio nazionale. Come la Banca del Vomano guidata da Giulio Cesare Sottanelli, deputato di Scelta civica con sede (e sportello) a Pineto e una filiale a Montorio al Vomano (tutto provincia di Teramo).
Semaforo verde era stato dato anche al presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili ferroviari: Pino Pisicchio, sei legislature alle spalle e attuale presidente del gruppo misto alla Camera. L’Anceferr, è la conclusione cui è arrivata la Giunta delle elezioni dopo aver esaminato il caso, è «un’associazione di categoria che non partecipa in alcun modo all’attività imprenditoriale dei singoli associati ma predispone e fornisce agli stessi una serie di servizi comuni di supporto». A Pisicchio, quindi, non è stato chiesto di rinunciare al suo incarico extra-parlamentare. Dal quale tuttavia si è dimesso lo scorso anno.
C’è da dire poi che il lavoro delle Giunte non è reso facile dal ritardo con cui i parlamentari comunicano l’elenco delle loro cariche e l’eventuale cessazione da quelle incompatibili. Lo scorso anno la Camera si è data un codice etico in base al quale ciascun deputato deve presentare una comunicazione su cariche, attività imprenditoriali o professionali, attività di lavoro autonomo o impiego privato. Un obbligo su cui vigila un apposito organo, il Comitato consultivo sulla condotta dei deputati, presieduto proprio da Pisicchio. Tra i dieci “ritardatari” i cui nomi sono stati resi pubblici in Aula (come previsto dal regolamento) compare Gregorio Gitti. L’esponente del Pd, entrato in Parlamento nel 2013 con Scelta civica di Mario Monti, reddito imponibile 2017 da 1.719 milioni di euro, ha in seguito provveduto fornendo un nutrito elenco tra incarichi accademici (tre) e amministrativi (otto). Lista che ha dovuto sfoltire avendo rinunciato a ben 15 incarichi da quando è ha assunto la carica a Montecitorio.
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