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PREVIDENZA

Inps, Boeri: con la chiusura delle frontiere agli immigrati buco da 38 miliardi

  • – di Redazione Online

«Chiudendo le frontiere rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale». A lanciare l’allarme è stato questa mattina il presidente dell'Inps, Tito Boeri, illustrando alla Camera la Relazione annuale dell'Istituto. Una simulazione basata su un'ipotesi di «azzeramento» dei «flussi in entrata di contribuenti extracomunitari» produrrebbe, ha spiegato, per il 2040 «73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi per le casse dell'Inps».

I NUMERI

Valori, ha sintetizzato, che comporterebbero a «una manovrina in più da fare ogni anno per tenere i conti sotto controllo». Secondo Boeri, pertanto, «una classe dirigente all'altezza deve avere il coraggio di dire la verità agli italiani: abbiamo bisogno degli immigrati per tenere in piedi il nostro sistema di protezione sociale».

Sì al reddito inserimento ma l'importo è basso
Boeri ha parlato anche del “Reddito di inserimento”, la misura destinata a prendere forma dal 2018. «È sicuramente un passo in avanti rispetto alle tante misure parziali introdotte negli ultimi anni (dal Sia all'Asdi, dalla social card alla car ta acquisti) - ha detto il numero uno dell’ente di previdenza -, ma è ancora una misura basata su condizioni categoriali arbitrarie» e «l’importo sembra anche troppo basso. L'Inps - ha comunque assicurato Boeri - è pronto, come richiesto dal decreto legislativo che istituirà il reddito di inserimento ad essere l’amministrazione centrale che seleziona, in collaborazione coi Comuni, i beneficiari».

Boeri: bonus contributi inizio carriera per spingere tempo indeterminato
Boeri ha parlato anche dei fattori che possono frenare la crescita dell’occupazione in Italia. «Dobbiamo guardare con preoccupazione alla minore appetibilità delle assunzioni con contratti a tempo indeterminato rispetto a quelli a tempo determinato, una volta che sono stati rimossi i forti incentivi contributivi del 2015», ha affermato. Per “incoraggiare” le assunzioni con contratto a tempo indeterminato il presidente dell’Inps ha proposto di «fiscalizzare una componente dei contributi previdenziali all'inizio della carriera lavorativa». In questo modo, ha spiegato, si supererebbe anche il rischio, evidenziato anche attraverso l'invio delle “buste arancioni”, dei «frequenti episodi di non-occupazione all’inizio della carriera lavorativa hanno effetti molto rilevanti sulle pensioni future di chi è nato dopo il 1980 ed è perciò interamente assoggettato al regime contributivo». Fenomeno, ha spiegato Boeri, legato al ricorso ai contratti a tempo determinato.

Inps, la ricetta di Boeri su lavoro e pensioni

Con il Jobs act aziende più grandi
La riforma del mercato del lavoro, ha sottolineato Boeri, ha determinato un aumento nella dimensione delle aziende. «Quello che il contratto a tutele crescenti sembra avere fatto - ha spiegato - è rimuovere il tappo alla crescita delle imprese sopra la soglia dei 15 dipendenti (ex art 18 dello Statuto dei lavoratori)». «I nostri studi, nell'ambito del programma VisitInps Scholars dimostrano - ha aggiunto il presidente Inps - che c'è stata un'impennata nel numero di imprese private che superano la soglia dei 15 addetti: dalle 8mila al mese di fine 2014, siamo passati alle 12mila dopo l'introduzione del contratto a tutele crescenti». Boeri ha inoltre precisato che «gli incentivi fiscali non sembrano avere avuto alcun ruolo in questo contesto, come era legittimo attendersi dato che la decontribuzione era la stessa sopra e sotto la soglia».

Dati uso cig ci dicono che offriamo pessimo servizio a Paese
Il dato sul ricorso alle diverse forme di cassa integrazione «ci dice che utilizziamo per periodi molto lunghi strumenti concepiti per affrontare crisi temporanee - ha continuato Boeri -. Significa offrire un pessimo servizio al Paese che ha bisogno di far evolvere la propria specializzazione produttiva».

Bloccare adeguamento età pensionabile è danno per figli e nipoti
Secondo il presidente dell’Inps «bloccare l'adeguamento dell'età pensionabile agli andamenti demografici non è affatto una misura a favore dei giovani. Scarica sui nostri figli e sui figli dei nostri figli i costi di questo mancato adeguamento».

Nel 2016 sono 5,8 milioni i pensionati sotto i 1.000 euro
Il rapporto presentato oggi mette in evidenza alcuni aspetti del sistema previdenziale italiano. Sono 5,8 milioni i pensionati italiani che nel 2016 potevano contare su un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro al mese, il 37,5% del totale (15,5 milioni i pensionati), in calo dal 38% del 2015. Per le donne la percentuale di chi riceve meno di 1.000 euro al mese sul totale delle pensionate è del 46,8% (3,8 milioni di persone) mentre per gli uomini è del 27,1%. Sono invece circa 1,06 milioni i pensionati che percepiscono più di 3.000 euro al mese.

L'Inps costa allo Stato poco più di tre miliardi l'anno
Il presidente dell'Istituto ha affrontato anche il tema dei costi dell'ente. «I costi complessivi della macchina nel 2016 - ha affermato -, al netto dei riversamenti all'erario per l'Irpef dei dipendenti, sono stati di 3,3 miliardi. Quindi, a fronte di circa 440 miliardi di prestazioni erogate, l'Inps costa allo Stato italiano poco più di 3 miliardi l'anno».

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