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Tra i migranti al confine sempre più angusto del Brennero

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politiche migratorie

Tra i migranti al confine sempre più angusto del Brennero

(Epa)
(Epa)

Gries am Brenner - «Polizei; kontrollen; schwer; geschlossen». Con il tedesco imparato in questi tre anni, e qualche parola di inglese, Salah sintetizza perfettamente la situazione di questi giorni in Austria. E forse anche di gran parte d'Europa. Dove agli occhi di chi arriva da altri continenti sta diventando sempre più difficile entrare e soprattutto spostarsi. Perché i controlli sono aumentati e i confini sembrano essere diventati più chiusi, appunto.

Lui e sua moglie sono arrivati in Austria tre anni fa, nelle prime fasi della crisi siriana. Hanno percorso la rotta balcanica, Turchia, Grecia, Ungheria, Austria, ma ora vivono a Greis am Brenner, primo comune dall'Italia, hanno i documenti in regola, lui lavora in un negozio e hanno nel frattempo pure concepito una figlia.
Così ora con un distacco maggiore seguono le discussioni sui carri armati, annunciati e poi lasciati parcheggiati in caserma e sul braccio di ferro interno all'Ue su porti di approdo, redistribuzione dei rifugiati e regole per le ong. «Almeno in questo siamo stati più fortunati», ammette questo giovane siriano. Come pure altri che all'epoca avevano attraversato invece il confine col Brennero, dove a centinaia premevano per proseguire il viaggio.

Un passaggio diventato col tempo - e dopo numerosi annunci di provvedimenti restrittivi – sempre più angusto. Li vedono gli altri migranti, sempre di meno, che tra queste montagne provano a superare i confini anche a piedi. Come li vedono gli austriaci di questo piccolo borgo, divisi tra solidarietà, paura del terrorismo e campagna elettorale. «Sono troppi, no ai panzer, ma vanno bene i controlli più severi e meno accoglienza», concordano davanti ad una birra davanti all'unico bar di una piazzola di servizio.

A fine giugno, tre ragazzi sono stati rispediti in Italia dopo che avevamo camminato per km e km tra i boschi. «Avevano i piedi così gonfi, ma soprattutto a loro faceva male la delusione», raccontano i volontari che li hanno poi soccorsi una volta rientrati in Italia.

La stessa delusione e incertezza che si legge sui visi dei ventidue ora ospitati nella palazzina gialla al Brennero. «Si chiedono cosa succederà loro, se mai riusciranno ad andare in Germania», riferisce un argentino - identico a Maradona - che fa da custode in un certo senso della struttura.

Tallin – col suo vertice tra paesi europei - è lontana dal Brennero, ma l'eco delle discussioni internazionali arriva fin tra queste montagne.

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