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La Ue respinge la ricetta Renzi sul deficit. Il leader Pd: pensino ai…

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LE REAZIONI ALLA PROPOSTA DEL LEADER PD

La Ue respinge la ricetta Renzi sul deficit. Il leader Pd: pensino ai migranti

  • – di Redazione Online
Pierre Moscovici (Afp)
Pierre Moscovici (Afp)

La sfida all'Europa sul deficit, il veto all'introduzione del fiscal compact nei trattati e il patto di legislatura sul deficit. Sui temi al centro della proposta del segretario del Pd Matteo Renzi, nell'anticipazione affidata al Sole 24 Ore, si discute fuori e dentro il governo, ma ormai il dibattito supera i confini italiani e arriva a Bruxelles, dove oggi si è svolta la riunione dell’Eurogruppo.

Renzi chiede il ritorno per 5 anni ai parametri di Maastricht con un deficit al 2,9%: ciò metterà a disposizione «una cifra di almeno 30 miliardi di euro» per la crescita e per ridurre la pressione fiscale; in cambio l'impegno a ridurre «il rapporto debito/Pil tramite sia una crescita più forte» e «un'operazione sul patrimonio».

Una ricetta replicata in un’intervista al Tg2: «Buttiamo giù il debito ma torniamo a Maastricht e a un deficit del 3%, per dare ossigeno all’economia. Rottamiamo il fiscal compact e tiriamo giù le tasse a famiglie con figli, ad artigiani e piccoli imprenditori, e a chi non ce la fa. Non sia solo l'idea del Pd ma di tutti i partiti da portare in Europa. Gli altri partiti - rilancia il segretario del Pd - accettino questa proposta, perché abbassare le tasse non serve al Pd ma al Paese» ha concluso Renzi.

Padoan: tema per prossima legislatura
Una prima frenata arriva da Padoan. «Mi sembra siano temi per la prossima legislatura»: così il ministro dell'economia Pier CarlonPadoan risponde a chi gli chiede se il Governo ad ottobre terrà conto della proposta dell'ex premier Renzi di alzare il deficit al 2,9%.

Moscovici: Italia sia credibile nel rispetto delle regole
Netta la presa di Pierre Moscovici, commissario europeo agli affari economici. Vogliamo «un'Italia credibile, che rispetta le regole che vengono applicate in modo flessibile nel suo caso». Moscovici ha indicato che il dialogo di «questa Commissione con l'Italia è sempre stato buono, con tutti i governi che via via si sono succeduti (da Monti a Renzi all'attuale) e così sono state trovate soluzioni importanti, intelligenti, sottili, l'Italia è il paese che non può lamentarsi dato che è il solo pese che beneficia di tutti i tipi di flessibilità, dagli investimenti alle riforme strutturali a quella necessaria per fronteggiare i terremoti, con questo paese continuiamo a lavorare». Moscovici ha poi aggiunto di confidare in un'Italia che «resta attaccata alle regole, che le abbia a cuore, che trova con la Commissione un rapporto di fiducia, che è per l'ascolto costruttivo e così continueremo a lavorare quale che sia il governo».

D'altra parte «è interesse italiano continuare a ridurre il deficit per ridurre il debito pubblico che pesa sulle generazioni future e impedisce di investire: ogni euro per far fronte al debito è un euro in meno alla scuola, agli ospedali, all'economia». La speranza, l'obiettivo «è che l'Italia resti un partner affidabile, credibile, impegnato nella zona euro, c’è bisogno di un'Italia che resta una forza per l'Europa, che affronta i problemi».

Dijsselbloem: l’Italia non può decidere da sola
Un commento arriva invece dal presidente dell’Eurogruppo, l’organismo che riunisce i ministri delle Finanze della zona euro: «Stare al 2,9%- afferma Jeroen Dijsselbloem da Bruxelles - sarebbe fuori dalle regole di bilancio, non è una decisione che un Paese può prendere da solo, in questa unione monetaria ci si sta insieme. Sono sempre aperto a rendere le regole più efficienti, efficaci, ma non possiamo unilateralmente dire che le regole non sono per me quest'anno e per i prossimi cinque», ha aggiunto.

La replica di Renzi: non potranno che dire sì
«Ho grande rispetto per i commissari europei che siano o meno d'accordo» con “back to Maastricht”, ma «quando arriveremo a discutere di questa soluzione in Europa non potranno che dire di sì». Lo ha detto Matteo Renzi a Rds, a proposito della reazione di Bruxelles alla sua proposta per i conti pubblici. «Ma è possibile che l'Europa ci dica cosa fare e poi non è in grado di mantenere gli impegni per la relocation? Ho grande rispetto, ma inizino anche loro a far rispettare agli Stati membri i propri impegni» sui migranti, ha aggiunto.

La proposta di ritorno a Maastricht , prosegue Renzi, «sarà sviluppata nella prossima legislatura e sarà pienamente compatibile con le regole della Ue, vedremo se a quel punto ci sarà ancora Dijsselbloem alla guida dell'Eurogruppo». «Dijsselbloem innanzitutto la proposta non l'ha letta: dobbiamo ridurre il debito pubblico ma di fiscal compact e austerity l'Europa muore», sottolinea Renzi.

Delrio: un errore il fiscal compact
«È venuto il momento di dirlo: firmare il fiscal compact e il pareggio di bilancio in Costituzione è stato un grave errore. Probabilmente in quel momento non si poteva fare altrimenti, ma ciò non toglie che le cose vanno cambiate». Per il ministro del Trasporti Graziano Delrio, intervistato questa mattina sulla Stampa, «il fiscal compact non è il Vangelo. È servito alla crescita dell'Italia o della Grecia? La risposta è no. Oggi c'è bisogno di stimolare la crescita aumentando gli investimenti e abbassando la pressione fiscale». Sulla credibilità di chiedere altra flessibilità, «quel che si può fare bene si può fare sempre meglio. Ma abbiamo garantito tre anni di crescita», rivendica Delrio. «La disoccupazione avrebbe potuto scendere di più, ma fra i giovani è calata dal 44% al 35-37. Se poi il piano della Bce avesse funzionato fino in fondo e l'inflazione avesse raggiunto il 2%, con una crescita nominale al 3 avremmo avuto meno problemi».

Calenda: serve prima piano industriale per il Paese
Di diverso avviso, rispetto a Delrio, il collega di governo Calenda che ammonisce dalle colonne del Corriere della Sera: aumentare il deficit è «un rischio» da prendere solo se si spinge su investimenti, privatizzazioni e riforme. Sul deficit, «l'Italia deve presentare prima un “piano industriale per il Paese” dettagliato e credibile e solo poi andare a chiedere spazi ai finanziatori». Per Calenda, Renzi deve «aprire una discussione ampia sul cosa oltre che sul quanto, chiudendo definitivamente la fase della rottamazione e aprendo quella della condivisione e della progettualità. Le sfide che abbiamo davanti impongono un pensiero lungo e una strategia articolata. E aggiungo una squadra ampia e un lavoro con quei corpi intermedi che hanno dimostrato di saper affrontare la sfida del cambiamento. Forse queste sono le alleanze di cui dovremmo parlare oggi più che di quelle elettorali». Non è d’accordo sul punto, in generale, il vicesegretario Pd Maurizio Martina. «Polemizzare come fa qualcuno in queste ore perché vogliamo superare il fiscal compact è un errore grossolano. Tocca proprio alla sinistra condurre questo sforzo se vuole davvero cambiare lo stato delle cose. E lavorare a un piano di legislatura, come fa Renzi con la sua proposta, per spingere su crescita e riduzione fiscale per famiglie e imprese, sarà decisivo per l'Italia nei prossimi anni».

Lega: noi gli unici a votare contro fiscal compact
«Surreale che oggi Renzi venga a dire che bisogna abolire il fiscal compact. È un'offesa verso i cittadini visto che questo trattato fu votato da tutti tranne che dalla Lega», dichiarano i capigruppo di camera e senato della Lega Gian Marco Centinaio e Massimiliano Fedriga. «Ora il Pd cambia idea e segue quello che noi
diciamo da anni, così come sta avvenendo anche per la questione dell'immigrazione. Gli italiani non possono essere presi in giro. Renzi chieda scusa perché le misure votate dal Pd hanno prodotto solamente danni e stanno affossando il Paese. Ora non vengano a raccontare balle. Sono loro gli artefici di questo disastro. Chiedano scusa e si facciano da parte».

Sacconi: giusto accordo con Ue ma per fare opposto
«È certamente opportuno prolungare la fase sperimentale del fiscal compact evitando così l'immediata incorporazione nei trattati» scrive nel blog dell'Associazione amici di Marco Biagi Maurizio Sacconi (Energie per l’Italia). Per il presidente della Commissione lavoro del Senato « l'Italia sarà credibile se avvierà una riduzione strutturale delle spese per finanziare una riduzione strutturale della pressione fiscale sul lavoro, sulle imprese, sugli immobili. Per fare un esempio concreto, si dovrebbe chiudere il buco nero del trasporto pubblico locale mettendolo a gara senza clausola sociale. La stessa flessibilità sui parametri - aggiunge - potrebbe essere accettata se rigorosamente correlata a quegli investimenti pubblici che negli anni recenti si sono contratti. Il nuovo patto con Bruxelles deve consistere quindi nell'opposto a ciò che Renzi ha fatto in questi anni trasformando la flessibilità in maggiori spese correnti e incentivi fiscali smodati» spiega Sacconi.

No di Bersani: ricetta di tutte le destre del mondo
Una bocciatura alla proposta di Renzi arriva anche da Pier Luigi Bersani. «Vedo sul Sole 24 Ore la proposta economica di Renzi. Cinque anni di riduzione delle tasse in deficit. Se è così, si tratta dell'eterna e fallimentare ricetta di tutte le destre del mondo. Aggiungo che i partner europei si possono contestare e contrastare, ma è pericoloso pensare di poterli prendere in giro» conclude Bersani. Tra le fila di Mdp il deputato D’Attorre aggiunge in un post su Facebook : «Da scrittore di libri ora Renzi propone di superare quel fiscal Compact che da Presidente del Consiglio non ha voluto togliere dalla Costituzione. È agli atti parlamentari che durante l'iter della riforma costituzionale il governo ha espresso parere negativo sulla proposta, presentata da me e altri parlamentari, con la quale si voleva modificare il pareggio di bilancio, introdotto nell'articolo 81 proprio in conseguenza del fiscal compact, con la cosiddetta golden rule, che consente di scomputare le spese per investimenti dal calcolo del deficit».

Fassina: ok rivedere fiscal compact ma investimenti
«Tra l'alluvione di lunghe anticipazioni dell'ultima fatica letteraria di Matteo Renzi prendiamo la parte potenzialmente più interessante: l'obiettivo
di deficit programmatico al 2,9% per 5 anni. È la proposta macro che abbiamo presentato ogni settembre degli ultimi 3 anni. Sempre bocciata. Tuttavia, nel testo dell'ex presidente del Consiglio, le risorse liberate dalla morsa dell'austerità autodistruttiva, circa 30 miliardi all'anno, vengono interamente
impegnate a ridurre le tasse. Ai fini della ripresa strutturale della nostra economia è la via meno efficace», spiega Stefano Fassina . «Le risorse - aggiunge - vanno invece concentrate per un piano di investimenti in piccoli cantieri individuati da Comuni e Regioni, sulle infrastrutture per la Sanità pubblica al
collasso, per l'integrazione consistente del reddito di inclusione. La riduzione delle tasse va limitata ai redditi medi e bassi da lavoro dipendente, autonomo e professionale, e finanziata dal recupero di risorse dai grandi patrimoni e
soprattutto dalla grande evasione. Infine - sostiene Fassina - la dinamica del
debito va affidata alla crescita nominale. Gli asset di Cdp sono fondamentali per la politica industriale e redditizi sul piano degli utili trasferiti al bilancio pubblico, non devono essere privatizzati. Ma questa è una strategia keynesiana,
impraticabile per Renzi, blairiano fuori tempo massimo e mercantilista a oltranza».

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