Le fibrillazionio sono continue. Le dimissioni del ministro Enrico Costa dal governo potrebbero aprire le porte a ulteriori scosse di assestamento in Parlamento, con uno scompaginamento degli assetti dei gruppi parlamentari, già oggetto di continui rimescolamenti. L’ultimo in ordine di tempo è oggi il presidente della commissione Finanze della Camera Maurizio Bernardo, che ha lasciato il gruppo parlamentare di Ap (Alternativa popolare) e ha aderito a quello del Pd. In precedenza la deputata Elisa Simoni (lontana parente di Matteo Renzi: i loro nonni sono cugini) 18 luglio ha abbondonato il Pd passando armi e bagagli con i bersaniani di Mdp. Mentre il 14 luglio Giorgio Lainati ha aderito al gruppo di Ap lasciando Scelta civica-Ala.
Con questi tre spostamenti, in base ai dati di Openpolis, i cambi di casacca da inizio legislatura sono saliti a quota 519: 335 i parlamentari coinvolti, oltre il 35% degli eletti. I cambi di gruppo alla Camera da inizio legislatura sono ora 292, con 202 deputati implicati. Al Senato, invece, ci sono stati 227 cambi di casacca, portati a termine da 133 senatori. Con questi numeri i cambi di gruppo nella XVII legislatura (governi Letta, Renzi e Gentiloni) sono quasi il doppio rispetto a quelli della XVI.
Le fibrillazioni nella maggioranza
E non finisce qui. Le dimissioni del ministro Costa dal governo (che ha dichiarato di appoggiare il progetto berlusconiano di un centrodestra «ampio e inclusivo») sono foriere di un imminente cambio di gruppo, con abbandono di Ap e probabile passaggio (per ora) non in Forza Italia ma nel gruppo misto (che con i suoi 63 membri è ormai la terza forza politica a Montecitorio dopo i 283 deputati del Partito democratico e gli 88 del Movimento 5 stelle). Del resto sono molti i parlamentari di Ap che non condividono il progetto alfaniano di un centro autonomo, e per questo sono attratti dalle sirene berlusconiane.
La strategia di Berlusconi
Anche se il Cavaliere sta frenando i ritorni nella casa madre soprattutto al Senato (dove la maggioranza è risicata) per non mettere anzitempo in crisi il governo. E sembra essere al momento più intenzionato a concentrarsi sulla “campagna acquisti” alla Camera. Sullo sfondo ci sarebbe però un’operazione politica che passa non tanto (se non in casi limitati) in un ritorno dei centristi in Fi, quanto sulla creazione di una nuova formazione centrista da lui sponsorizzata e sostenuta: una sorta di quarta gamba del centrodestra (insieme a Fi, Lega e Fdi) che sarebbe il contenitore degli scontenti oggi in maggioranza e della varie sigle moderate (da Idea di Quagliariello e Augello agli zanettiani di Scelta civica), in vista di una alleanza con Fi alle elezioni politiche.
Maurizio Bernardo lascia gruppo Ap, aderisce al Pd
Ma i movimenti sono anche in direzione opposta. È di oggi la notizia del presidente della commissione Finanze della Camera Maurizio Bernardo che jha lasciato il gruppo parlamentare di Ap, aderendo a quello del Pd. «Ho deciso di aderire al Partito Democratico di Matteo Renzi perché ritengo che oggi esso rappresenti, nell'ambito del panorama politico nazionale, la vera e l’unica speranza riformista per il nostro Paese», ha spiegato Bernardo.
Gli spostamenti verso Forza Italia
Sta di fatto che nelle ultime settimane è Forza Italia ad aver conquistato il maggior numero di parlamentari: 5 deputati e 2 senatori. Al Senato, il 28 giugno, due componenti del gruppo Ala (i verdiniani, che pur non essendo ufficialmente in maggioranza in più occasioni sono stati vicini al leader Pd Matteo Renzi), Enrico Piccinelli e Domenico Auricchio, sono passati al gruppo di Forza Italia. Più consistenti gli spostamenti verso Fi alla Camera. Il 15 giugno Rocco Palese ha lasciato i fittiani dei Conservatori e riformisti (poi diventati Destinazione Italia) per approdare a Fi. Il giorno dopo l'ha seguito, dal gruppo Misto, la ex M5S Vincenza Labriola. Il 20 giugno è stata la volta dell’arrivo in Fi (dagli alfaniani di Ap) di Andrea Causin.
Ha fatto invece il viaggio idealmente più lungo maggioranza-opposizione Fucsia Fitzgerald Nissoli (eletta nelle liste dei montiani di Scelta civica), arrivata in Fi da Democrazia Solidale - Centro democratico (partito che sostiene il governo Gentiloni). Ancora diverso il caso di Amedeo Laboccetta, che ha aderito al gruppo di Fi dopo che Raffaele Calabrò (eletto nelle liste dell'allora Pdl di Silvio Berlusconi ma poi passato con Alfano e i suoi centristi di Ap) si è dimesso per tornare alla vita accademica: Laboccetta è subentrato come primo dei non eletti e ha deciso di iscriversi al gruppo di Fi.
Il confronto con la precedente legislatura
I cambi di gruppo nella XVII legislatura (governi Letta, Renzi e Gentiloni) sono quasi il doppio rispetto a quelli della XVI. Dal 2008 al 2013 (durante i governi Berlusconi e Monti) si erano “fermati” a 261 (165 alla camera e 96 al senato), circa 4,5 al mese. In totale furono coinvolti 180 parlamentari, 120 deputati e 60 senatori.
I recordman
In questa legislatura di gran lunga al primo posto per i cambi di gruppo (ben otto) è il senatore Luigi Compagna: eletto nell'allora Pdl, ha aderito subito al gruppo Misto, per poi passare a Gal (il gruppo di meridionalisti autonomisti staccatosi dal Pdl), poi ad Ap, poi di nuovo a Gal, poi di nuovo ad Ap, poi di nuovo a Gal, poi a Cor (i seguaci di Raffaele Fitto), poi di nuovo al Misto e infine il ritorno a Gal. Al secondo posto, ben staccati da Compagna, si classificano, con quattro cambi di gruppo, a pari merito, tre deputati (Adriano Zaccagnini, Ivan Catalano e Stefano Quintarelli) e due senatori (Andrea Augello e Salvatore Tito Di Maggio).
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