L’amministratore unico di Atac Manuel Fantasia ha ritirato le deleghe del direttore generale Bruno Rota. Lo comunica una nota. Mentre le agenzie battono la notizia il dg riferisce però che già il 21 luglio con una lettera (Protocollo n. 0117314), aveva rassegnato così le dimissioni: «Con la presente - questo il testo della missiva - rassegno le mie dimissioni da dipendente di Atac e cesso da ogni incarico. Sono disponibile a concludere la mia prestazione il giorno 4 agosto, come previsto dalla lettere di assunzione che mi impone una lettera di preavviso. Resta inteso il mio fermo interesse a concludere, anche in una data precedente, se ovviamente ciò non comporta oneri da parte mia».
Rota: silurano manager già dimissionario?
Una lettera resa pubblica da Rota dopo aver appreso la notizia del ritiro delle deleghe. «Ho mantenuto la notizia riservata, come mi era stato richiesto. Vedo però che questa correttezza viene ripagata con comportamenti non di pari correttezza e quindi sono costretto a precisare questa circostanza. Come si possa silurare un manager che ha dato le dimissioni da sette giorni resta un mistero dell'amministrazione capitolina. O forse l’ennesimo tentativo di ingannare l’opinione pubblica senza rispettare dignità e lavoro» ha dichiarato Rota all’Ansa, specificando come le sue dimissioni siano state accettate oggi «con decorrenza dal 2 agosto o altra data antecedente lei riterrà opportuna».
Atac: dimissioni Rota presentate ieri
Diversa la versione dell’Atac, che in una nota precisa che le dimissioni del direttore generale, «sono state presentate su richiesta dell'Amministratore Unico Manuel Fantasia ieri pomeriggio. Al numero di protocollo aziendale, di cui ad alcune dichiarazioni rilasciate dal dott. Rota, non è mai risultato alcun documento allegato e neanche adesso è presente. Le dimissioni del dottor Rota sono state accettate oggi». Il Campidoglio avrebbe già individuato il possibile successore di Rota.
Scontro M5s-dg su debiti azienda
Era da tempo che andava avanti sotto traccia lo scontro tra Rota e la giunta M5s . Le interviste del 27 luglio del direttore generale, che ha parlato di un’azienda sepolta dai debiti e a un passo dal crac, sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso, con un durissimo scambio di accuse tra Rota e il presidente della commissione Mobilità Enrico Stefàno (M5s). «Magari in questi primi tre mesi poteva cominciare a dare dei segnali, ad esempio rimuovendo i dirigenti responsabili di questo disastro o quelli completamente inutili, come lo abbiamo invitato a fare più volte» ha attaccato Stefàno. Durissima la replica del direttore generale: «Più che di dirigenti da cacciare, lui, e non solo lui, mi hanno parlato di giovani da promuovere. Velocemente. Nomi noti. Sempre i soliti. Suggerisco a Stefàno, nel suo interesse di lasciarmi in pace e di rispettare chi ha lavorato. Onestamente». Accuse respinte al mittente da Stefàno («Né io né i miei colleghi, per quanto mi consta, abbiamo mai sollecitato promozioni, chiesto assunzioni o spostamenti, proposto collaborazioni. Invito pertanto il dottor Rota a scusarsi per una contestazione infondata»).
Rota, che ha risanato Atm a Milano prima di venire a Roma, è arrivato in Atac il 18 aprile, nominato dalla giunta Raggi. Prima di lui, l’1 settembre dello scorso anno, si dimisero i vertici di Atac Marco Rettighieri (ex general manager di Expo, era stato nominato dall'ex commissario Francesco Paolo Tronca) e Armando Brandolese, dopo lo scontro con l’assessore ai trasporti Linda Meleo. Le dimissioni vennero formalizzate dopo giorni di polemiche col Campidoglio tacciato di «ingerenze e intromissioni».
«Atac schiacciata dai debiti, fatico su stipendi»
«In questi mesi ho preso progressivamente atto di una situazione dell'azienda assai pesantemente compromessa e minata, in ogni possibilità di rilancio organizzativo e industriale, da un debito enorme accumulato negli anni scorsi», «il tempo è finito, è il momento di dire la verità. L’azienda è in stato di dissesto conclamato». È l’allarme lanciato dal direttore generale dell'Atac, intervistato dal Corriere della Sera e dal Fatto quotidiano. La stabilizzazione del debito negli ultimi 12 mesi, ha spiegato al quotidiano di via Solferino, «purtroppo conta poco», «quando hai 1.350 milioni di debito sedimentato nel tempo». Ormai, ha aggiunto, «l’effetto combinato dell’anzianità del parco mezzi e l'impossibilità di fare interventi di manutenzione, dato che non si trovano fornitori disposti a darci credito, fa sì che non si riesca a far fronte alle esigenze di normale funzionamento». Rota ha ammesso che fa fatica anche a pagare gli stipendi. Altro tema, ha sottolineato, «non è ridurre il numero dei dipendenti», anzi, «i dipendenti in un certo senso mancano, visti i tassi di assenteismo consolidati nel tempo», così si fa anche «fatica a coprire i turni».
Raccolte dai radicali 22mila firme per messa a gara tpl
L’ennesima tegola su Atac cade quasi allo scadere della raccolta firme dei Radicali per il referendum volto a mettere a gara il servizio del trasporto pubblico della Capitale. Sono quasi 22mila le firme raccolte a due settimane dal termine della campagna. I tre mesi della raccolta firme, avviata a maggio, scadranno infatti il 12 agosto: 29mila le firme necessarie da raccogliere per portare i romani al voto.
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