È terremoto in Campidoglio dopo le dimissioni del direttore generale di Atac, Bruno Rota. Da un lato sale di livello la polemica politica, con il segretario Pd Matteo Renzi che accusa i grillini di doppia morale : «Dovevano fare la rivoluzione, invece fanno come gli altri, anzi peggio: raccomandando gli amici degli amici». Raggi annuncia un’altra querela: «Nessuno del M5S ha mai fatto raccomandazioni per amici, amici degli amici o parenti. Enrico Stefàno si è sentito diffamato dalle affermazioni di Rota, riprese poi dal Pd, e lo ha querelato».
Dall’altro lato monta il malessere in comune. L’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo, che ha rimesso le deleghe sulle politiche abitative, chiede esplicitamente un tavolo con governo e regione e un cambio di passo: «Ho tenuto finché ho potuto, ma per onestà intellettuale non posso più tacere. Sono il responsabile dei conti di Roma, devo governarli». In soldoni: «Il debito di Atac da 1,38 miliardi per il comune è un credito, che vale oltre 500 milioni. Se oggi la società fallisce, anche il comune ha serie difficoltà e rischia il dissesto, perché non riesco a coprire una svalutazione dei residui attivi di questa portata».
Mazzillo sostiene di essere stato «tenuto all’oscuro» delle vicende della partecipata, dove è caccia al successore di Rota (in settimana arriverà il nome, trapela dal Campidoglio). Una critica neanche tanto velata all’assessore alle Partecipate Massimo Colomban, l’imprenditore veneto vicinissimo a Davide Casaleggio, che Mazzillo non cita mai ma con cui la collaborazione non c’è stata. Dopo l’addio di Rota e le sue dichiarazioni al vetriolo, però, il re è nudo: «Non posso più sottovalutare, per la città e per i romani, il fatto che Atac non abbia un piano industriale». Per Mazzillo, «alla partecipata dei trasporti serve un serio piano di ristrutturazione e di rilancio, cui sono pronto a contribuire, e un management responsabile, che non si dimetta dopo pochi mesi, e che riconosca al comune il suo ruolo: non un semplice spettatore, di cui ci si ricorda quando ci sono debiti e contenziosi da pagare, ma un partner. Per questo occorre condivisione, a livello tecnico e politico: lasciamo ai cittadini, rappresentati dagli eletti di maggioranza e opposizione in assemblea capitolina, la facoltà di scegliere come i servizi devono essere erogati». Qui l’assessore cita il referendum su Atac per il quale i radicali stanno raccogliendo le firme, ignorato da Raggi e dall’assessora ai Trasporti Linda Meleo. E lo benedice, senza entrare nel merito: «È normale che avvenga, che i cittadini possano dire la loro».
Più in generale, Mazzillo ritiene che le tante sirene d’allarme che suonano in città - dalle imprese in fuga all’indebitamento delle famiglie e le fragilità sociali, dalle partecipate alla sicurezza - «non possano essere affrontate se non con un tavolo che metta insieme tutti i livelli di governo. Nessuno può aggredire da solo la situazione. Il caso dell’acqua, in questi giorni, lo dimostra». L’Agenda per Roma, evocata in più occasioni da Virginia Raggi che ha ventilato la richiesta di 1,8 miliardi extra per la capitale, è ritenuta improcrastinabile. Così come «una sinergia» molto più stretta tra esecutivo, regione e amministrazione comunale». Gli spazi finanziari residui ammontano a 70 milioni, tolte le opere obbligatorie per legge. «Che cosa sono per la capitale?».
Mazzillo assicura di aver sentito la sindaca e di non essere in procinto, anche lui, di abbandonare la nave. Promette che il consolidato andrà in porto entro il 30 settembre, perché «si sta finalmente facendo chiarezza sul disallineamento tra partite attive e passive, portato a circa 500 milioni rispetto ai 900 rilevati da Tronca». Sa di avere con sé una parte della maggioranza pentastellata, a cominciare dal presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito, fedele alla deputata ortodossa Roberta Lombardi, tra le più critiche con Raggi. Ma garantisce: «Io sostengo pienamente l’operato della sindaca. La mia è una proposta costruttiva».
In serata, però, Raggi avverte: «A tutti i componenti della mia squadra di consiglieri e di giunta dico di non distrarsi dal lavoro alimentando sterili polemiche. Chi preferisce polemizzare si mette da solo fuori dalla squadra». Certo è che la tensione è di nuovo altissima: il caso Atac ha fatto finire sul banco degli imputati il “dirigismo” di Beppe Grillo e Casaleggio jr. Che ieri è tornato a litigare con Renzi, accusandolo di infangare la memoria del padre Gianroberto. L’ex premier lo aveva citato parlando di vaccini: «Casaleggio diceva che ciò che è virale diventa vero, ma non è così. Questo meccanismo provoca paura». Il figlio , che il 2 agosto sarà a Roma, ribatte: «Mio padre ha detto l’esatto contrario: che un messaggio in rete perde la sua viralità nel tempo, se è falso. Renzi rettifichi e si scusi». Il segretario Pd non arretra e rilancia: «Non voglio polemiche. Mi piacerebbe che si potesse aprire una discussione sulla viralità in rete e la verità delle cose». Assaggi della campagna elettorale alle porte.
Stefàno pubblica su Facebook sms di Rota
Il presidente della Commissione Mobilità di Roma, Enrico Stefàno, pubblica su Facebook lo screenshot dell'Sms citato dall'ex dg di Atac, Bruno Rota, quando lo accusò di aver chiesto raccomandazioni per un'azienda di bigliettazione. “Non ho nulla da nascondere - scrive - certo è che non si tratta assolutamente di una raccomandazione o di una richiesta per favorire qualcuno”. “Alle pesanti illazioni - continua - ho già risposto per le vie legali presentando una
querela”.
(articolo aggiornato alle 20:10 di domenica 30 luglio 2017)
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