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In Libia pattugliamenti congiunti

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In Libia pattugliamenti congiunti

Alle ore 13.00 di ieri nave Borsini si è mossa dal porto di Augusta in Sicilia. Il pattugliatore della Marina militare ha puntato la prua in direzione Tripoli. Ma finora la sua navigazione è quella prevista dall’operazione Mare sicuro. L’unità navale è l’unica, per ora, in acqua, destinata - l’ufficialità arriverà a breve - ad aprire l’operazione annunciata dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Il via libera ufficiale arriverà con l’ok del Parlamento probabilmente oggi. Nave Borsini, inoltre, entrerà in acque territoriali libiche una volta ottenuto l’ok da parte delle autorità navali del governo guidato da al Fayez Serraj. E attraccherà nel porto di Tripoli - dovrebbe avvenire già stasera - in avvicendamento con nave Vaccaro della Guardia di Finanza, rientrata ieri a Siracusa.

L’operazione militare si conferma nelle caratteristiche annunciate dal presidente del Consiglio e riprese ieri nelle audizioni in Parlamento dei ministri Roberta Pinotti (Difesa) e Angelino Alfano (Affari Esteri). Nessuna «armata navale», come aveva ribadito Gentiloni, ma un supporto tecnico logistico. Proprio come era stato chiesto da Serraj. Non alcuni giorni fa ma a già metà luglio durante la visita in Libia del ministro dell’Interno, Marco Minniti(si veda Il Sole 24Ore del 14 luglio). Il governo italiano, tuttavia, nella pianificazione operativa di queste ore ha dovuto fare i conti con una criticità improvvisa. La reazione delle fazioni libiche, comprese quelle a sostegno di Serraj: lo hanno accusato a più riprese e hanno protestato contro una paventata violazione della sovranità libica di fronte all’invio di una presunta maxi-formazione navale dell’Italia.

Un’ipotesi, in realtà, mai fatta da Roma. Ma da quel momento nel configurare la missione la programmazione della Difesa si è dovuta fare carico di un fattore costitutivo in più: il principio di prudenza e bassa esposizione. Derivato da un indirizzo politico preciso, dettato a sua volta da almeno due motivi. La riduzione al minimo dell’impatto in Libia nell’arrivo della Marina italiana, del resto la stessa nave della Finanza era giunta a Tripoli senza alcun clamore. E l’abbassamento al minimo possibile del rischio sicurezza per la missione, innalzatosi proprio dopo le proteste delle fazioni locali. La tattica operativa sarà la messa in campo di una serie graduale e progressiva di azioni militari, ciascuna legittimata dalla precedente, tutte sempre condivise con il governo di Serraj.

In sintesi, l’indicazione operativa della missione è chiara: mai da soli, mai in prima linea. Quando scatteranno i pattugliamenti congiunti, a fronteggiare gli scafisti non potranno che esserci Guardia costiera e Marina libica. Gli italiani potranno fornire sostegno informativo con un interscambio di comunicazioni, intercettazioni, osservazioni ricavate dagli strumenti a disposizione delle unità della Marina militare. L’arrivo di nave Borsini - a bordo è presente anche un team del Coi (Comando operativo di vertice interforze) - prelude a una serie di confronti con i comandi militari libici. Non solo perché la presenza e la permanenza italiana deve uniformarsi agli accordi e alle direttive scambiate tra Roma e Tripoli. Ma anche perché vanno messe a punto, soprattutto, le regole della collaborazione sul fronte della lotta agli scafisti. È il secondo passaggio dell’operazione, il più delicato.

L’Italia deve sempre svolgere una funzione di sostegno e supporto al pattugliamento dei libici, non certo entrare in conflitto armato con i trafficanti se non in caso di attacco diretto. Alla fine della prima decade di agosto nave Borsini dovrebbe essere avvicendata da un’altra unità della Marina militare, classe Mtc (moto trasporto costiero). Avrà un impegno specifico per il sostegno tecnico alle quattro motovedette consegnate dall’Italia alla Guardia Costiera libica. Ieri il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, davanti alle commissioni riunite Difesa ed Esteri del Senato, ha sottolineato come «gli assetti navali impiegati saranno tratti dall’operazione Mare sicuro. Pertanto si tratta di personale già addestrato per affrontare anche situazioni che hanno difficoltà operative». E ha sottolineato: «Tutte le attività si svolgeranno sulla base delle esigenze formulate dalle autorità libiche». Mai da soli, mai in prima persona.

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