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Salvini avvia campagna premiership, «ma il centrodestra sia unito»

Se la Lega toglierà la parola Nord dal suo simbolo, lo si vedrà «quando
conosceremo la legge elettorale e la data del voto». Quel che è certo è che già dal tradizionale comizio di Ferragosto, al palasport di Ponte di Legno, tutte le energie nel partito sono dedicate a sostenere un solo messaggio, dalle Alpi a Lampedusa: 'Salvini premier'.

Era quell'unica scritta su fondo blu a campeggiare dietro il palco in cui Matteo Salvini è stato protagonista di un'intervista che è stata di fatto il riassunto estivo della sua proposta politica declinata negli ultimi tre anni e mezzo. «È l'ultima volta - ha permesso il segretario federale - che voglio essere a Ponte di Legno con una Lega all'opposizione. L'anno prossimo voglio vincere e governare difendendo gli interessi degli italiani. Prima gli italiani sarà il nostro principale
impegno». Quel 'Salvini premier' è apparso anche in decine di cartelli blu sorretti dai militanti - stile campagna elettorale americana o modello Trump - che saranno il brand anche di Pontida, il 17 settembre. Poche bandiere leghiste, nessun inno ufficiale, molta musica pop, la fila per una fotografia con il leader ma anche con la sua compagna, la conduttrice Rai Elisa Isoardi. Che ieri
ha debuttato al fianco di Salvini in una manifestazione politica, cane al seguito.

La corsa per la premiership del Centrodestra

Ma Salvini premier di chi? Della Lega, ovviamente, e non solo. Dopo mesi di litigi, Salvini è infatti sempre più convinto che il centrodestra abbia il «dovere di essere unito ma senza una lista unica» per sfruttare i sondaggi che gli assegnano una potenziale vittoria alle Politiche del 2018. E chi farà, nel caso, il capo del governo «lo deciderà chi avrà avuto un voto in più” fra Lega e Forza Italia, dando per scontato che la legge elettorale non cambi. C'è solo una condizione posta nuovamente da Salvini a Silvio Berlusconi: mai più «con i poltronari» alla
Alfano.

Bossi a Pontida

Salvini si sente forte non solo per i sondaggi ma anche perché la sua Lega ha imposto l'agenda politico-mediatica dell'anno pre-elettorale, a partire dal tema immigrazione: «Sono molto contento che le posizioni che erano considerate razziste fino a qualche tempo fa ora sono condivise - ha detto -. La
coerenza paga, ma l'originale è sempre meglio».

È rimasto dunque il solo Umberto Bossi a fare la voce fuori dal coro. Fino a sei anni fa era lui il mattatore di Ferragosto, a Ponte di Legno. Ieri sera ha scelto di parlare alla festa estiva di Pontida, in contemporanea con Salvini, davanti a una platea molto meno affollata. E ha ribadito che la scelta nazionale è a suo giudizio errata, bisogna restare ancorati al Nord: «All'Italia dobbiamo pensare - ha detto il presidente
fondatore della Lega - ma nel senso di metterle la museruola, perché ci mangia troppo e ci porta via troppo». A ben vedere c'è però un tema che unisce il vecchio Capo al suo giovane successore: sono i referendum per l'autonomia di Lombardia e Veneto, il 22 ottobre. Sia per Bossi sia per Salvini una vittoria del Sì rilancerà la leadership della Lega.

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