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L’Italia «antisismica» costa fino a 850 miliardi

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RICOSTRUZIONE E PREVENZIONE

L’Italia «antisismica» costa fino a 850 miliardi

La messa in sicurezza sismica dell’Italia ha un costo che oscilla da un minimo di 36,8 miliardi e può arrivare a oltre 850 miliardi, a seconda della tipologia costruttiva degli edifici e della classe di rischio del comuni in cui sono stati costruiti. La stima è contenuta nel ricco rapporto finale di Casa Italia, la struttura di missione affidata al rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone, e ora arrivata al termine del mandato ricevuto dal governo. Il lavoro ora prosegue attraverso il dipartimento costituito presso la presidenza del Consiglio.

Spetterà a Roberto Marino - il capo dipartimento che è stato selezionato dal governo Gentiloni - e agli uffici che si stanno strutturando - il compito di continuare il lavoro impostato da Azzone, con le risorse che l’esecutivo sarà in grado di mettere a disposizione per sostenere un lavoro che richiede una continuità di almeno due decenni. Casa Italia ha calcolato che applicare il sismabonus ai soli edifici in muratura portante che si trovano nei 648 comuni più pericolosi richiederebbe allo Stato un costo di quasi 25 miliardi di euro «sotto forma di minori imposte». Il numero si può leggere in positivo, considerando «l’effetto moltiplicatore che può essere generato su un settore strutturalmente in crisi come quello dell’edilizia da un vasto piano di interventi sul settore abitativo».

Nel rapporto c’è anche una stima delle risorse che servono - circa 125 milioni - per muovere i primissimi passi: una vasta attività di diagnosi sull’esistente e una dimostrazione pratica di come attuare gli interventi, attraverso alcuni cantieri-pilota. Nel primo caso la parola chiave è «indagine speditiva», allo scopo di valutare, sulla base di una griglia di parametri standard, lo stato dell’edificio e gli interventi necessari al suo miglioramento sismico.

L’attuazione delle indagini speditive, affidato al ministero delle Infrastrutture prevede un necessario coinvolgimento su larga scala delle professioni tecniche, nel solco di quello che già è stato fatto dopo il sisma in Emilia Romagna e che si sta facendo nel Centro Italia. Il costo stimato per completare l’indagine sugli immobili più vulnerabili nelle aree più a rischio è di poco più di 100 milioni.

Altra cosa è l’intervento vero e proprio. Qui i costi variano, come si diceva, a seconda del tipo di immobile che si considera e delle zone sismiche si prendono in esame. Il costo "minimo" di 36,8 miliardi si riferisce alla diagnosi condotta sui soli edifici realizzati in muratura portante e che si trovano nei 648 comuni a maggior rischio sismico. Se si includono gli edifici in calcestruzzo armato realizzati prima del 1971 (prime norme antisimiche) il conto sale a 46,4 miliardi; con quelli in cemento armato realizzati fino al 1981 il costo sale a 56 miliardi. Se poi si allarga anche il numero dei Comuni si arriva appunto a 850,7 miliardi.

Il costo è stato stimato considerando 400 euro a mq per una abitazione di 110 metri quadrati. La proiezione è stata fatta avvalendosi dei dati dell’ultimo censimento Istat. Per tracciare la strada agli interventi su larga scala, il governo ha finanziato i primi dieci cantieri-pilota, con 25 milioni di euro. Per impostare questo lavoro è stato prezioso il contributo di idee di Renzo Piano e la professionalità del gruppo G124, fondato dall'architetto e senatore a vita. I comuni sono stati individuati. Si è in attesa dei singoli bandi di gara che, stando al rapporto, saranno pubblicati da Invitalia.

Renzo Piano è l’ideatore di una terza linea d’azione, illustrata nel rapporto. Quella di una «scuola sicura, con funzione di Community center, che potrebbe essere idealmente estesa a tutti i Comuni a maggiore pericolosità sismica». Il rapporto dedica dei capitoli anche ad altre potenziali emergenze legate al rischio vulcanico e al rischio idrogeologico, anche se, di fatto, molte delle competenze che il governo aveva inizialmente affidato alla neonata struttura sono poi state riassorbite da altre amministrazioni (ministero Ambiente, protezione Civile e ministero Infrastrutture), lasciando a Casa Italia l’attuale sola focalizzazione esclusiva sul rischio sismico del patrimonio di edilizia residenziale, pubblica e privata.

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