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Sgombero a Roma, rifugiati accampati. Il Comune in cerca di soluzioni…

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a piazza indipendenza

Sgombero a Roma, rifugiati accampati. Il Comune in cerca di soluzioni alternative

Accampati nei giardinetti di piazza Indipendenza. Vivono così molti dei migranti sgomberati dalle forze dell’ordine sabato 19 agosto dallo stabile occupato tra via Curtatone e piazza Indipendenza, davanti alla sede romana del Sole 24 Ore, a due passi dalla stazione Termini. Privi di un tetto, gli sfollati (soprattutto richiedenti asilo e rifugiati etiopi ed eritrei) dormono all’aria aperta da due notti, in mancanza, per ora, di un piano di assistenza. La maggior parte ha un permesso di soggiorno per asilo politico o protezione sussidiaria. L’immobile (32mila metri quadrati) ex sede di Federconsorzi e Ispra, risultava abusivamente occupato dall'ottobre del 2013. Ci vivevano circa 800 persone.

I racconti degli sfollati
Mouna, 34 anni, rifugiata etiope, è determinata. «Resterò qui fino a quando non troveranno una soluzione alternativa. E come me tutti gli altri. Ci hanno dato tempo fino a mercoledì per portare via la nostra roba dall’edificio». Sale un gruppetto alla volta, scortato dalle forze dell’ordine, per recuperare un po’ alla volta tutti gli effetti personali. Nello stabile, al momento, ci sono ancora un centinaio di migranti in situazione di “fragilità” (donne con bambini, donne incinte e anziani) tra cui anche 35 minori. «Vivevamo in 3-4 per stanza con un bagno da dividere in 40 persone - racconta Siai, 40 anni, eritreo -. Senza alcuna comodità dunque. Ma ora non sappiamo dove andare. La polizia ci ha sgomberati senza preavviso, sorprendendoci nel sonno. Siamo stati portati tutti negli uffici della Questura per identificarci e verificare la nostra posizione. Ma pur essendo in regola non ci sono state offerte alternative».

Incontro in Comune per trovare soluzioni
Rappresentanti dell’assessorato alle politiche sociali del Comune Roma hanno incontrato stamattina una delegazione degli immigrati sgomberati. Nella riunione le parti hanno concordato l’avvio di un tavolo condiviso per ricercare le soluzioni idonee per gli sgomberati. A tal fine è stato oggi avviato un censimento degli immigrati per verificare nel dettaglio le singole situazioni e fornire risposte, dando «assoluta priorità» alle situazioni di fragilità , ossia famiglie con minori, anziani non autosufficienti e disabili. «La situazione è gestita dalla Sala operativa sociale del Comune - spiegano dall’assessorato alle politiche sociali - che in queste ore sta avviando il censimento, finora impossibile da effettuare a causa della indisponibilità degli occupanti». Una parte dovrebbe essere avviata nel circuito Sprar (Sistema di protezione di richiedenti asilo e rifugiati) gestito dagli enti locali per la realizzazione di progetti di accoglienza.

La protesta delle donne
In serata un gruppo di una trentina di donne eritree ha iniziato a scandire slogan di protesta («Via la polizia», «Vergogna Italia», «Siamo rifugiati, vogliamo i nostri diritti»), denunciando la situazione insostenibile. «Siamo senza acqua né bagno, in assenza delle più elementari condizioni igieniche» racconta una donna eritrea cinquantenne che aggiunge: «Ho l’asilo politco da 13 anni, ho fatto domanda per una casa popolare ma non ho un lavoro e ho una figlia malata di cuore, non so che fare né dove andare».

Sgomberati a Roma, Unicef: Capitale come Rio Janeiro
«Roma non può essere come Rio de Janeiro». Queste le parole di Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia, dopo aver visitato i migranti sgomberati, ora accampati in piazza Indipendenza e altre famiglie sgomberate, da giorni
accampate in piazza SS Apostoli, a Roma. «È inaccettabile che la soluzione sia quella di dividere mamme e bambini dai loro papà - ha sottolineato -. Così come è inaccettabile tenere i bimbi per strada. Roma sta diventando la città degli sgomberi senza progetti reali di accoglienza e di protezione per bambini e donne».

Il presidio delle forze dell’ordine
Intanto le forze dell’ordine continuano a presidiare lo stabile. «Il presidio - spiegano dalla questura di Roma - andrà avanti finché non sarà trovata una sistemazione alle persone più fragili alle quali è stato consentito restare nell’immobile, per il quale non è stato perciò ancora possibile eseguire il sequestro preventivo» chiesto da Idea Fimit, proprietario del palazzo, che in una prima fase, «in sede di comitato per l’ordine pubblico si era detta disponibile a trovare soluzioni alternative soprattutto per le persone più in difficoltà» . Fimit in una nota sabato ha fatto sapere però che «non esiste nessun impegno diretto nel ricollocamento degli occupanti così come trapelato oggi da alcune indiscrezioni di stampa e dunque non corrisponde al vero che alcuni gruppi di persone saranno ospitati in strutture individuate dalla proprietà».

Il 1 dicembre 2015 il Gip presso il Tribunale di Roma ha emesso un decreto di sequestro preventivo dell'edificio ex art. 321 codice procedura penale, proprio in relazione al reato di occupazione abusiva (“invasione di terreni ed edifici”) ma questo provvedimento non era stato finora ancora stato eseguito dalle autorità, nonostante due solleciti formali, uno l’11 gennaio e l’altro il 9 febbraio 2016.


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