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Dai conti allo ius soli, l’ultimo slalom in Aula

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Dai conti allo ius soli, l’ultimo slalom in Aula

Naturalmente la legge di bilancio. Ma anche ius soli, riforma dei vitalizi, biotestamento, legittima difesa, per non parlare dell’annosa questione della riforma elettorale. La ripresa autunnale dei lavori parlamentari e del conseguente dibattito politico si annuncia intensa, e proprio mentre i partiti, ormai in fine legislatura, sono intenti a differenziarsi tra di loro in vista delle prossime elezioni politiche. Che ci saranno, probabilmente, ad aprile 2018. Lasciando di fatto alle Camere 65-70 giorni di lavoro effettivi. Se si presume infatti la fine dell’attività parlamentare di questa legislatura a inizio marzo 2018 (per votare a metà aprile), le Camere hanno ancora davanti a loro 173 giorni. Ma, considerando che in media le Camere lavorano due giorni e mezzo a settimana, ed escludendo i sabati, le domeniche, le festività e la pausa natalizia, i giorni di attività restano appunto 65-70 .

Gli occhi sono puntati soprattutto sul Senato, dove i numeri della maggioranza sono fragilissimi da inizio legislatura e dove comincerà l’iter della legge di bilancio. A Palazzo Madama sono poi attesi i provvedimenti politicamente più sensibili già approvati dalla Camera: ius soli, vitalizi, biotestamento, legittima difesa. Le Camere riapriranno formalmente lunedì 4 settembre, e il primo atto sarà la riunione delle commissioni Esteri per il caso Regeni. Ma sarà la Capigruppo convocata dal presidente Pietro Grasso per martedì 12 settembre a sciogliere il nodo dell’ingorgo a Palazzo Madama. La prima prova per i numeri dell’Aula sarà l’approvazione della nota di aggiornamento del Def, per la quale occorre la maggioranza assoluta dei voti ossia 161. O meglio, a dover essere approvata con la maggioranza assoluta è la lettera del governo al Parlamento con la quale, in base al nuovo articolo 81 della Costituzione, si chiede l’autorizzazione allo scostamento di medio termine dal deficit: si tratta in sostanza dell’autorizzazione a passare dall’1,2%previsto all’1,7-1,8 in modo da avere maggiori risorse da investire sul lavoro giovanile e sulla crescita. Nel Pd si dicono certi che i bersaniani di Mdp non creeranno problemi sull’autorizzazione allo scostamento dal deficit. Diverso è il discorso sulla legge di bilancio: Mdp ha già fatto intendere che potrebbe non votare la manovra economica se non ci saranno “segnali di discontinutà”.

Prima o dopo la legge di bilancio c’è da affrontare il nodo dello ius soli, la nuova legge sulla cittadinanza approvata alla Camera e osteggiata dal partito centrista di Angelino Alfano. «Proprio per le politiche nuove molto forti che stiamo facendo sul tema dell’immigrazione dobbiamo assolutamente approvare lo ius soli entro la fine di questa legislatura», ha ribadito ieri il ministro dem Dario Franceschini. Per il Pd lo ius soli è fondamentale per coprirsi a sinistra, insomma, in modo da compensare le politiche migratorie più “decise” messe in campo dal titolare del Viminale Marco Minniti. Forse, dopo l’accordo chiuso in Sicilia tra Pd e centristi sul candidato a governatore Fabrizio Micari, lo ius soli ha ora qualche chance in più di essere approvato. In cambio, tuttavia, i centristi di Alfano insistono per portare a termine l’approvazione del Ddl sulla legittima difesa già licenziato tra le polemiche a Montecitorio. La stessa resistenza centrista va registrata sul testamento biologico, mentre sulla riforma dei vitalizi approvata alla Camera da Pd e M5s incombono da una parte il problema dei numeri (Pd e M5S insieme non raggiungono la maggioranza in Senato) e dall’altra le perplessità degli stessi senatori del Pd sulla costituzionalità del testo (ad essere sotto accusa è la retroattività delle norme per il calcolo delle pensione degli ex parlamentari).

Infine la riforma della legge elettorale: tutti ne parlano ma ormai sono in pochi a scommettere su un sì delle Camere in questa legislatura. Come è noto l’obiettivo principale è l’armonizzazione dei due differenti sistemi lasciati in piedi dalla Consulta per la Camera e per il Senato. Dopo il fallimento nel segreto dell’urna del patto Pd-M5s-Fi-Lega sul proporzionale alla tedesca, i democratici faranno probabilmente un tentativo sui collegi uninominali. Ma l’accordo tra Pd e centristi di Alfano in Sicilia sembra congelare al momento le leggi elettorali esistenti, che con la soglia del 3% alla Camera e il possibile accordo in Senato permetterebbero ad Ap di rieleggere una pattuglia di parlamentari. Dopo il 5 novembre, giorno delle elezioni regionali in Sicilia, a seconda dei risultati la partita sulla legge elettorale potrebbe riaprirsi.

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