È ripartito oggi il confronto sulla legge elettorale in Commissione Affari costituzionali della Camera . Tutti i gruppi parlamentari hanno espresso la disponibilità a riprendere l'esame della legge elettorale partendo dal modello proporzionale simil-tedesco che l'Aula ha rinviato in Commissione dopo il voto segreto in Aula che l'8 giugno fece saltare in Aula l'accordo a quattro Pd-Fi-M5s-Lega. L’indicazione è emersa nella seduta odierna della Commissione Affari costituzionali come ha riferito il presidente Andrea Mazziotti. Domani sono previsti una nuova seduta e l’ufficio di presidenza che potrebbe stabilire il termine per la presentazione del testo base e degli emendamenti. Sarà la Conferenza dei capigruppo della Camera, convocata il 13 settembre, a stabilire quando dovrà approdare in Aula la legge elettorale. Mentre domani l’Ufficio di presidenza della stessa Commissione stabilirà il calendario dei lavori della prossima settimana, fissando il giorno entro il quale il relatore Emanuele Fiano dovrà presentare il testo base, e quello per gli emendamenti.
Non c’è accordo tra i partiti
Ma non c’è accordo tra i partiti. Mentre Fi sollecita a ripartire dal “Fianum”, cioè il proporzionale su cui si era trovata una intesa, la Lega pur dando la disponibilità a ripartire dal proporzionale, ha detto di preferire il maggioritario, rilanciando il Mattarellum. Il M5s con Danilo Toninelli si è detto disponibile ad approvale una nuova legge, ma vuole prima l'approvazione della legge sui vitalizi. Una condizione definita «assurda» dal capogruppo di Forza Italia in Commissione Affari costituzionali, Francesco Paolo Sisto. Il Pd, del resto, è restio a qualsiasi passo che lasci fuori i pentastellati dall'accordo. Il capogruppo dem in commissione Emanuele Fiano ha ribadito la necessità di non escludere nessuno dei quattro partiti che a giugno raggiunsero l'intesa (M5s, Fi, Lega oltre allo stesso Pd). In più Fiano ha sottolineato nei giorni scorsi l’esigenza di «allargare» l’accordo, dato che è ripreso il dialogo con Ap anche su altri temi (candidature in Sicilia e ius soli). A giugno la rottura tra Pd e Ap fu sulla soglia di sbarramento al 5% del “Fianum”, invisa al partito di Alfano, che preferirebbe l’attuale sistema, cioè l’Italicum modificato dalla Consulta, con sbarramento al 3%.
Forza Italia: ripartire dal modello tedesco
FI, con Francesco Paolo Sisto, invita gli altri partiti dell'accordo di giugno alla ragionevolezza e a ripartire da quella intesa, cioè dal proporzionale. Un sistema che consentirebbe a Berlusconi di avere dopo le urne maggiori margini di manovra sulla coalizione di governo. Matteo Salvini ha però rilanciato il Mattarellum, cioè i collegi uninominali che implicano la definizione di una coalizione prima delle urne.
M5s scettico su un accordo
Quanto al M5s, favorevole ad estendere il sistema della Camera al Senato, con il premio alla lista, al momento prevale lo scetticismo sulla possibilità di un’intesa. Il “non possumus” di Luigi Di Maio domenica a Cernobbio («Sono molto scettico sulla possibilità di fare una nuova legge elettorale»), è stato confermato da Danilo Toninelli, che ha indicato nei vitalizi la priorità del Movimento. Per Toninelli se non si approva prima la legge sui vitalizi «non ci sarebbe il clima politico adatto» per affrontare la legge elettorale.
La linea di Renzi
Dopo il fallimento nel segreto dell'urna del patto Pd-M5s-Fi-Lega sul proporzionale alla tedesca, i democratici faranno probabilmente un tentativo sul Mattarellum. Resta invece la chiusura, al momento, verso il premio di coalizione, chiesto invece dalla corrente di Franceschini e dalla minoranza Pd che fa capo al Guardasigilli Andrea Orlando. Renzi pensa piuttosto a un Pd “largo”, con una lista aperta al mondo dell'associazionismo e con un occhio di riguardo verso l'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia nel caso in cui dovesse separarsi dai bersaniani di Mdp.
Verso la conferma dell’attuale sistema elettorale
È anche l'accordo tra Pd e centristi di Alfano in Sicilia a spingere verso il congelamento delle leggi elettorali esistenti: alla Camera premio alla lista che supera il 40%, capilista bloccati e soglia di sbarramento del 3%. Al Senato proporzionale puro, senza premio di maggioranza al Senato e soglia su base regionale per accedere alla ripartizione dei seggi dell'8% per le liste non coalizzate e del 3% per le liste coalizzate (a patto che la coalizione superi il 20%). Un sistema quest’ultimo, che in caso di alleanza Pd-Ap replicata a livello nazionale, consentirebbe quasi certamente ai centristi di Alfano di portare a palazzo Madama una pattuglia di senatori.
Il nodo delle norme sul Trentino
L'obiettivo concordato alla vigilia della pausa estiva nell'ufficio di presidenza della Commissione, presieduto da Andrea Mazziotti di Celso, era di giungere al deposito di un testo base già la settimana prossima, il 12 settembre. Ma Mazziotti non nasconde il fatto che «essere ottimista non è facile». A complicare il cammino ci sono anche le norme sul Trentino Alto Adige modificate l'8 giugno con il voto a scrutinio segreto che fece saltare l'intesa: i collegi uninominali furono sostituiti dal proporzionale. Ma i collegi in Trentino Alto Adige sono essenziali per il Pd per garantire il patto con la Svp. Non solo. «La norma sul Trentino - ha sottolineato Mazziotti - non è più modificabile qui alla Camera né dalla Commissione né dall'Aula», in base al principio del “ne bis in idem”, cioè che la Camera non può modificare una norma da lei stessa votata. Di qui la necessità, sottolineata da Mazziotti, di «un accordo politico forte tra i partiti che riguardi anche il percorso in Senato, dove invece le norme sul Trentino possono essere modificate», per essere confermate dalla Camera in terza lettura.
Il tedeschellum naufragato tre mesi fa
Quello che la commissione affari costituzionale aveva licenziato a giugno è un sistema con ripartizione proporzionale su base nazionale dei seggi e soglia al 5% per entrare in Parlamento, chiamato «Tedeschellum» o «Fianum». Due elementi che lo accomunano al sistema tedesco dove la metà dei seggi 50% dei seggi viene assegnato in collegi uninominali e il 50% con formula proporzionale e liste bloccate. Una formula 50%/50% prevista anche nella prima versione del testo elaborato dal relatore dem Emanuele Fiano. In base a un emendamento approvato in commissione, i collegi uninominali erano stati diminuiti però da 303 a 225. I partiti presentano listini bloccati di 2-4 nomi in ogni circoscrizione e un candidato in ciascuno dei collegi uninominali. L’elettore ha un solo voto con cui sceglie il candidato del suo collegio e la lista di partito collegata (in Germania, invece, ci sono due voti, per cui si può votare in modo disgiunto).
Era passato in commissione anche un emendamento che eliminava il nodo della supremazia dei capilista bloccati. In questo modo in ogni circoscrizione sarebbero stati eletti in prima battuta i candidati che si piazzano primi nei rispettivi collegi, poi i candidati del listino proporzionale bloccato, e infine i restanti candidati piazzatisi meglio nei collegi uninominali. Nella versione precedente del testo, invece, erano i capilista del listino bloccato i primi ad ottenere l'attribuzione del seggio e solo dopo i vincitori dei collegi uninominali.
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