Stavolta non è necessario alcuno sforzo interpretativo. Silvio Berlusconi archivia la questione leadership del centrodestra, ricordando che senza di lui non sarebbe mai esistito né esiterebbe un centrodestra: «Siamo noi che abbiamo portato al governo forze politiche che erano sempre state escluse».
A distanza di più di 20 anni è un principio che vale ancora perché oggi come allora, Salvini e Meloni - è il ragionamento implicito - senza Fi (e quindi senza Berlusconi) non hanno alcuna chance di tornare a governare. Il cavaliere lo afferma senza neppure troppa enfasi, come se fosse un dato scontato, acquisito. Poco importa che al momento sia incandidabile e che sul palco di Pontida dove il leader della Lega sta parlando giganteggi lo slogan “Salvini premier”.
L'ex premier è convinto che a breve i giudici europei gli restituiranno “l'onore” e la candidabilità.Ma qualora la sentenza non arrivasse in tempo, sarà lui a guidare comunque le danze (”in prima persona”).
Il cavaliere a Fiuggi parla con un doppio registro. Il primo dedicato a chi osserva interessato dall’Europa le vicende italiane e le sue prospettive. E non poteva essere altrimenti, visto che il palcoscenico che lo ospita è la convention organizzata da Antonio Tajani che, oltre a essere uno dei fondatori di Forza Italia, da gennaio di quest'anno è il presidente del Parlamento europeo per scelta determinante del Ppe.
Quel partito popolare di cui Berlusconi oggi afferma di riconoscersi “totalmente”. I tempi in cui prospettava la possibile uscita dall euro sono lontani anni luce, così come nel dimenticatoio di Arcore è rimasta anche l'ipotesi della doppia moneta, rilanciata fino a qualche mese fa.
La seconda parte del discorso è invece dedicata alle vicende interne. La campagna elettorale ormai è alle porte e il cavaliere si porta avanti con il lavoro. Anche l'età avanzata , da sempre temuta, gli torna utile per sottolineare la sua esperienza nel governare e nel decidere che altri non possono vanrtare. Né i suoi alleati né quella “meteorina” di Di Maio che come gli altri suoi colleghi del m5s” non sa cosa significhi lavorare, produrre reddito”.
Le ricette che propone sono quelle di sempre «meno tasse per tutti e meno Stato», un classico che, però, ne é certo, funzionerà anche stavolta.
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