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Buone sorprese per debito e produttività nel manifatturiero

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L'Analisi|dati istat

Buone sorprese per debito e produttività nel manifatturiero

Gli aggiornamenti comunicati dall'Istat cambieranno di poco le macro-variabili tendenziali della Nota di aggiornamento del Def: per capirci, la prospettiva della crescita economica italiana, senza tener conto della manovra del Governo,rimarrà pari all'1,5 quest'anno e all'1,2 per cento l'anno prossimo. E questo quadro difficilmente subirà modifiche, almeno fino al 3 ottobre, quando l'Istat pubblicherà le serie di contabilità trimestrali relative al primo semestre 2017, che potrebbero consentire qualche ritocco positivo anche alla dinamica dell'attività produttiva dell'anno in corso. Eppure, possiamo già ricavare almeno due buone notizie dalla riscrittura del 2015 e del 2016, consentita all'Istituto di statistica dalla possibilità di incrociare tutti i dati relativi a ben 4 milioni di imprese. Un'operazione che nell'insieme lascia emergere un aumento del livello del prodotto interno lordo pari a mezzo punto di Pil: il “nuovo” Pil del 2016 è infatti pari a 1.680 miliardi e 523 milioni mentre in precedenza era valutato 1.672 miliardi; dunque si può contare su circa 8 miliardi in più.

La prima buona notizia riguarda il rapporto fra debito e prodotto, variabile cruciale e delicatissima, ai fini degli esami europei e di mercato. Fino a oggi, infatti, sapevamo che fra il 2014 e il 2016 la quota del debito pubblico era crescita dello 0,8 per cento, dal 131,8 al 132,6 % del Pil. Adesso, invece, per effetto del miglioramento dell'ammontare del prodotto, realizzatosi soprattutto nel 2015, scopriamo che nel biennio la percentuale è aumentata solo dello 0,2 per cento e sappiamo che nel 2016 si è attestata al 132 per cento. È probabile, quindi, che già nel 2017 si possa avere una stabilizzazione/riduzione del rapporto, soprattutto se dovesse emergere qualche miglioramento anche sul lato del numeratore. Va detto infatti che l'Istat ha apportato anche un'altra piccola revisione, stavolta in negativo, rispetto all'indebitamento netto del 2016: il “nuovo” deficit del 2016 sale dello 0,1%, a quota 2,5% anziché 2,4 del Pil.

La seconda buona notizia riguarda invece la produttività dell'economia italiana e quella del settore manifatturiero in particolare. Nell'insieme, la produttività del sistema economico, misurabile attraverso il rapporto fra valore aggiunto e unità di lavoro annuali (Ula), resta bassina e pari a un +0,3%; però è da rimarcare che in precedenza era negativa e che nel solo 2015 è cresciuta dello 0,6 per cento. Se poi si guarda all'industria manifatturiera, si vede che il rapporto fra valore aggiunto e Ula nel 2015 è salito addirittura del 2,8% (fino ad oggi sapevamo che l'aumento era stato dell'1,6%). Questo significa che, almeno fra le imprese, è in corso una fortissima riorganizzazione e ristrutturazione, che permetterà alla manifattura di voltare davvero pagina in seguito alla recessione più forte della storia italiana. L'industria, dunque, le sue riforme di struttura, per garantire il ritorno a una crescita stabile, le sta facendo: sarebbe assai opportuno, come non si stanca di ricordare il governatore della Banca d'Italia, che continuasse a farle anche il Governo.

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