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Dossier Doppio voto, soglia del 5% e Bundestag a «fisarmonica»

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    Dossier | N. 11 articoliLa Germania al voto

    Doppio voto, soglia del 5% e Bundestag a «fisarmonica»

    Il momentaneo innamoramento per il sistema tedesco nella discussione politica italiana sulla riforma elettorale ha portato spesso a definirlo semplicemente un proporzionale con soglia di sbarramento al 5 percento. In realtà, i tedeschi vanno al voto con un sistema assai più complesso. A partire dalla scheda, sulla quale ci sono da mettere due croci, una per il candidato, che viene eletto in collegi uninominali, con il sistema maggioritario, e una per il partito, per poi dividere i seggi, questi sì, in base al proporzionale. E per arrivare alla composizione del Bundestag, che, prima del responso delle urne, non si sa nemmeno da quanti deputati sarà formato. Il minimo è 598, ma nel Parlamento attualmente insediato, dopo le elezioni del 2013, i deputati sono 630, per un gioco di meccanismi di correzione.

    Al cittadino tedesco la scheda si presenta con due scelte, chiamate semplicemente “primo voto” e “secondo voto” e, tanto per confondere le idee, il secondo voto conta probabilmente più del primo, anche se gli elettori, da una rilevazione condotta di recente, sono convinti a grande maggioranza del contrario. Forse perché il primo voto funziona in modo più semplice e il candidato è di solito qualcuno attivo politicamente nel collegio in cui si presenta. I seggi assegnati in questo modo sono 299, che corrispondono ai collegi elettorali: chi ha più voti in ciascun collegio (rappresentativo di 250mila abitanti) va al Bundestag. Molto spesso sono i candidati dei grandi partiti. Angela Merkel è stata rieletta sette volte, dal 1990, le prime elezioni dopo la riunificazione, come rappresentante della Cdu nella circoscrizione di Stralsund, nell'ex Germania dell’Est. Il suo ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, è il deputato di Offenburg, nel Baden Württemberg, dal 1972.

    Il secondo voto assegna almeno altri 299 seggi ed è in realtà quello che determina la rappresentanza dei singoli partiti al Bundestag in base al proporzionale: si tratta di listini bloccati su base regionale, le cosiddette “landeslisten”. Se uno dei grandi partiti ha ottenuto più seggi attraverso il voto diretto ai singoli candidati nei collegi, di quanti gliene spetterebbero in quella regionale sulla base della proporzione dei voti ottenuti, il Bundestag crea altri seggi per compensare gli altri (di solito i partiti più piccoli) e riallinearli alla loro percentuale di consensi nel secondo voto. È con questo sistema di compensazione che il Parlamento si espande a fisarmonica, tanto che nel 2013 sono stati creati 31 seggi addizionali.

    A volte, gli elettori fanno uso del voto disgiunto: avendo puntato su uno dei candidati dei partiti più grandi (i democristiani della Cdu/Csu o i socialdemocratici della Spd), che hanno maggiori chances nel primo voto, nel secondo voto optano invece per il partito che ritengono più adatto a formare una coalizione con l’altro.

    Il ruolo dello sbarramento al 5% (che può essere aggirato solo se un partito riesce ad eleggere direttamente, con il primo voto, almeno tre deputati) non è importante solo per escludere dal Bundestag i partitini e quindi semplificare il quadro politico, ma può avere conseguenze significative anche per la formazione della coalizione di Governo dopo le elezioni (vedi articolo in pagina). Nel 2013, sia i liberali della Fdp, sia gli anti-euro dell’AfD, rimasero appeno sotto la soglia del 5%, gli uni al 4,8 e gli altri al 4,7. La loro quota di voti venne quindi esclusa dal conteggio per la ripartizione proporzionale, tanto che il blocco democristiano del cancelliere Angela Merkel, con il 41,5% dei voti, sfiorò per soli quattro seggi il raggiungimento della maggioranza assoluta dei deputati. Una situazione che non si ripeterà nelle elezioni di domenica, quando si prevede che entrambi questi partiti superino con un certo margine la soglia di sbarramento. Questo porterà a un Bundestag in cui sono rappresentati sei partiti: Cdu/Csu, Spd, AfD, Fdp, Verdi e la sinistra della Linke. Una scena politica più frammentata, pressoché senza precedenti in Germania. A questo punto per governare ci vorrà una coalizione che assommi il 47-48% dei voti, a seconda delle preferenze raccolte dai partitini che non riusciranno a entrare in Parlamento, ma che stavolta saranno veramente solo formazioni residuali.

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