Una laurea in psicologia, tre matrimoni, diverse convivenze. Di Hugh Hefner, fondatore di Playboy, morto a 91 anni («per cause naturali circondato dai suoi familiari»), non si può certo dire che non sia stato uno degli uomini più invidiati al mondo. Fosse solo per il fatto che fu il primo ad intuire la straordinaria capacità di incidere, sull’immaginario di una generazione, di quella che diventerà una icona: ovvero Marilyn Monroe. Di lei Hefner fece il volto del primo numero della sua creatura. Era il 1953, e Marilyn non era ancora Marilyn, così come in pochi in quel momento avrebbero scommesso sulla rivista che avrebbe attraversato, superando anche momenti critici, le trasformazione che hanno rivoluzionato in questi anni il mondo dell’editoria.
Con alla spalle un lavoro presso una rivista dedicata alle attività per bambini, Hefner si lancia in una avventura di cui forse non ebbe subito chiare le potenzialità: costruire un marchio inconfondibile in tutto il mondo e che ha lasciato il segno nella cultura della seconda metà del Ventesimo secolo incarnando una delle espressioni della rivoluzione sessuale. Giovanissimo infatti abbracciò la sfida della rivoluzione sessuale e la rese sua. Donne graziose, sorridenti e poco vestite come formidabile antidoto al puritanesimo
americano: questo furono le sue conigliette.
E Playboy fu una rivoluzione in sè, a sua volta non impermeabile ai cambiamenti attraverso i decenni. Criticata e osteggiata da alcuni, celebrata e osannata da altri, il tratto inconfutabile della rivista Playboy è la sua notorietà, emblema
di una operazione di marketing tra le più riuscite. Dalle foto patinate quindi alle “Playboy Mansion”, dalla carta al video, gli show, i gadget, il “lifestyle”, fatto non solo di conigliette sempre sorridenti ma anche dell'edonismo interpretato da Hefner. Intuizione fortunatissima quella di Hefner, capace come pochi di leggere il segno dei tempi. Il primo anno di uscita fu un vero boom: la tiratura della rivista raggiunse quasi le 200 mila copie, diventate un milione in cinque anni; negli anni '70 i lettori erano sette milioni.
Grazie ai suoi assegni a più zeri, è riuscito a far posare per le sue pagine numerose stelle del cinema (da Marilyn a Jayne Mansfield; da Drew Barrymore a Charlize Theron), dello sport come la pattinatrice Katarina Witt, o della musica come l'ex Spice Girl Geri Halliwell.
Con l'avvento di Internet la competizione, anche per Playboy, si è fatta durissima e le copie sono scese a meno di tre milioni. Nel 2015 Playboy ha smesso di
pubblicare foto di donne nude proprio in risposta alla diffusione di tali immagini in rete.
Hefner ebbe la capacità di capire come innovare la sua creatura diventando il pioniere di un genere, introdusse lunghe interviste approfondite, qualche volta scomode, a personaggi come Marlon Brando o Fidel Castro. Più di recente il ciclista Lance Armstrong, l'attrice Nicole Kidman.
Originale con il suo look fatto da una vestaglia di seta e dalla sua inseparabile pipa, circondato da modelle, nella sua “Playboy Mansion”. Eccentrico fino alla fine: il mausoleo che accoglierà le sue spoglie è pronto da anni e si trova al cimitero di Westwood, a Los Angeles, in California: sorge proprio accanto alla tomba di Marilyn Monroe.
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