Una ripartenza che si va consolidando: merito delle imprese e merito di quelle misure che stanno facendo ripartire gli investimenti, a partire dal credito di imposta. Stefan Pan, vice presidente di Confindustria e presidente del Consiglio delle rappresentanze regionali e per le politiche di coesione territoriale, analizza gli ultimi dati del Mezzogiorno. E guarda alle prossime tappe: domani, annuncia, ci sarà il tavolo con il ministro Claudio De Vincenti sulle Zes: «Sono importanti per il Sud, possono essere laboratori di semplificazione, siamo in una fase concreta, mi auguro tempi brevi». Tra pochi giorni è in arrivo la legge di bilancio, dove ci potrebbe essere un maggiore rifinanziamento per il credito di imposta: «Se ci sono le coperture ben venga. Come Confindustria spingiamo per mantenere e rafforzare le misure che hanno dimostrato di funzionare, come appunto il credito di imposta».
Presidente Pan, quali segnali vengono dall’economia del Mezzogiorno?
Come avevamo anticipato con il Check up Mezzogiorno di luglio, la ripartenza si va consolidando: il Pil è cresciuto al Sud nel 2016 dell’1%, in linea con il resto del Paese, anche se la forza di tale ripartenza non è la stessa in tutte le regioni meridionali. Una tendenza che dovrebbe essere duratura, come confermano anche le previsioni Svimez, con il Pil meridionale in crescita nel 2017 e nel 2018.
Quali fattori stanno spingendo la ripartenza meridionale?
Stanno tornando a crescere i consumi delle famiglie e, più lentamente, l’occupazione, anche grazie al bonus per le assunzioni. Ma, soprattutto, stanno ripartendo gli investimenti privati, in particolare nell’industria e nelle costruzioni: nel 2016, nell’industria in senso stretto sono cresciuti del 5,2%, un punto e mezzo in più delle regioni del Centro Nord, e nelle costruzioni dell’8,7%, quasi un punto in più. Certo, siamo ancora 30 punti percentuali al di sotto dei livelli precrisi, ma ben lontani da quel deserto industriale che era stato paventato qualche anno fa.
Cosa la fa essere ottimista?
Il fatto che la ripartenza del Mezzogiorno abbia coinciso con il livello più basso di agevolazioni concesse alle imprese meridionali toccato secondo il Mise nel 2015, anche a causa della chiusura delle programmazione comunitaria 2007-13: segno che la ripartenza è soprattutto merito delle imprese. Ora è decisiva la capacità delle amministrazioni pubbliche di sostenere efficacemente questo sforzo.
Lo stanno facendo?
Il mio ottimismo nasce da qui. A fronte di questo dinamismo, si stanno mettendo in campo misure e strumenti che sembrano effettivamente in grado di promuovere gli investimenti produttivi e di moltiplicare questo sforzo, primo fra tutti il credito d'imposta per gli investimenti al Sud.
Dai dati, riportati sul Sole 24 Ore, emerge che con le modifiche del decreto Sud si sono movimentati investimenti per 3 miliardi...
I numeri sono ampiamente positivi. Dopo le modifiche introdotte all’inizio dell'anno, che hanno reso più robusto ed efficace il credito di imposta, sono cresciute in maniera esponenziale sia le imprese che ne hanno fatto richiesta, sia la dimensione degli investimenti.
Tra maggio e agosto, in soli 4 mesi, sono state accolte comunicazioni di credito d’imposta per oltre 1 miliardo e 100 milioni di euro (a fronte di domande per poco più di 164 milioni di euro nel 2016), per un totale di investimenti movimentati di quasi 3 miliardi di euro. Un buon viatico anche per le Zone Economiche Speciali, che stanno per partire e che utilizzeranno lo stesso meccanismo di agevolazione.
Di quali investimenti si tratta?
Quasi la metà del credito d’imposta concesso riguarda le attività manifatturiere (il 46%, ovvero più di 574 milioni di euro), ma una percentuale significativa riguarda anche il settore delle costruzioni (13,6%). Due segnali chiari sulla robustezza della ripartenza in questi due comparti fondamentali per l’economia del Mezzogiorno. Ancora più importante è il fatto che la dimensione media dei progetti interessati sia cresciuta in maniera proporzionale, e così l’incentivo concesso. Un gran numero di comunicazioni supera la soglia per la quale sono previste le verifiche antimafia, generando rallentamenti che abbiamo rappresentato ancora qualche giorno fa al Governo e all’Agenzia delle entrate.
Con quale risultato?
Siamo fiduciosi. Dalle verifiche condotte, non ci sono ostacoli insormontabili, ma solo difficoltà generate dal flusso consistente di domande, che dovrebbero essere in via di superamento.
Cosa manca ancora alla ripartenza meridionale?
Gli investimenti pubblici non seguono ancora quelli privati con la stessa intensità. È un problema che riguarda tutto il Paese, come ha riconosciuto la stessa nota di aggiornamento al Def, e che deve fare i conti non solo con vincoli finanziari ma anche con l’esigenza di procedere nell’opera di semplificazione dei processi decisionali, da cui dipende, a sua volta, il pieno utilizzo delle risorse economiche disponibili. È un circolo vizioso che deve diventare virtuoso. Con il Masterplan è stato fatto un grande sforzo di ricognizione e sistematizzazione: è necessario ora uno screening accurato di ogni singolo progetto, per comprenderne le eventuali difficoltà e favorirne la rapida attuazione. Amministrazioni centrali e regionali, parti economiche e sociali e istituzioni locali, devono tutti fare la loro parte in questa azione di accelerazione. Non è più il momento delle voci soliste: per far sentire forte la voce del Mezzogiorno nella ripresa serve il coro.
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