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Dossier Sicilia, candidati in campo per convincere gli astensionisti

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Dossier | N. 51 articoliElezioni regionali siciliane 2017

Sicilia, candidati in campo per convincere gli astensionisti

Ci sono almeno tre numeri che tengono banco in quest’ultima settimana di campagna elettorale per le regionali in Sicilia: si vota domenica 5 novembre dalle 8 alle 22. Lunedì 6 novembre il giorno della verità con lo spoglio che comincia alle 8. Numeri chiave su cui, in qualche modo, si stanno concentrando le forze in campo con la coscienza che azzeccare le mosse in tutti e tre i casi non significa affatto vincere un terno al Lotto, anzi tutt’altro. Quello appena trascorso è stato l’ultimo finesettimana prima delle elezioni: in Sicilia sono arrivati, tra venerdì e domenica, quasi tutti i big tranne Silvio Berlusconi che dovrebbe essere da queste parti il 1 novembre, a Palermo.

Il primo numero è 70 che secondo la smorfia napoletana indica ’o palazzo. E guarda caso anche in Sicilia questo numero ha molto a che vedere con il palazzo, quello dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana: 70 saranno i deputati eletti al termine di questa estenuante campagna elettorale e non più 90 come è stato fino alla scorsa legislatura. È un numero fondamentale: l’aspirazione di big ricandidati e “peones” è di acciuffare un seggio costi quel che costi. Con il sistema elettorale siciliano, come è noto, è possibile esprimere il voto disgiunto ovvero scegliere un candidato di uno schieramento e magari votare contestualmente il candidato presidente di un altro schieramento tra i cinque in campo.

Così si spiegano gli ammiccamenti se non addirittura gli appelli espliciti di qualche candidato: Nello Musumeci nei giorni scorsi si è spinto a chiedere i voti alla sinistra, in funzione anti-Grillo; i grillini puntano molto sul candidato alla presidenza Giancarlo Cancelleri e sperano in un voto disgiunto di quelle fasce sociali deluse dal centrodestra e dalla sinistra (Cancelleri raccoglie simpatie tra piccoli imprenditori, professionisti e in generale in quella parte della società che ha più patito in questi anni per i colpi della crisi). Si spiegano anche così gli appelli di Beppe Grillo che ieri e l’altroieri è stato in Sicilia: prima a Catania dove il movimento ha dato dimostrazione di forza riempendo Piazza Università; e ieri a Palermo in un giro ragionato, diciamo a tenaglia, di tutti i quartieri della città con un porta a porta vecchio stile. Per non parlare poi di tutto il dibattito sul voto utile, andato in scena anche ieri su Rai 3 nell’ambito del confronto tra i candidati nel programma condotto da Lucia Annunziata per l’occasione in palinsesto per un’ora.

Il primo numero è direttamente legato al secondo che è 36, tanti quanti sono i seggi che servono nel Parlamento regionale siciliano per avere una maggioranza. La corsa alla presidenza, ormai appare certo, è tra Musumeci e Cancelleri. Secondo le previsioni  e i sondaggi sarà difficile, per chi sarà eletto presidente, avere una maggioranza in Assemblea. Ed è questo il motivo che spinge osservatori, analisti, addetti ai lavori a fare le prime ipotesi su eventuali maggioranze possibili: c’è chi, addirittura, si è spinto a ipotizzare un asse tra la destra e il Pd in caso di elezione di Musumeci. Possibili alleanze dei grillini sono di fatto escluse, nonostante qualche apertura fatta nei giorni scorsi. Grillo è stato netto: «Ma se non ci alleiamo con nessuno prima delle elezioni, pur di vincerle, perché mai dovremmo farlo dopo? Se i siciliani vogliono cambiare non possono certo immaginare che ci metteremo con i nipotini di Cuffaro». E sempre ieri è stato netto anche Cancelleri, che però non ha chiuso tutte le porte: «Mi presenterò al Parlamento regionale con dieci proposte e lavoreremo con chi ci sta». Musumeci, invece, ha garantito: «Io penso che il centrodestra avrà una maggioranza per governare, ne sono abbastanza certo sulla base di sondaggi che non posso rivelare per legge». Fin qui le chiacchiere, vedremo cosa succederà alla prova dei fatti.

Fabrizio Micari che è candidato del Centrosinistra e Claudio Fava che è candidato della sinistra stanno giuocando una partita diversa, tutta interna a quell’area e dalla grande valenza nazionale: un possibile sorpasso di Fava su Micari potrebbe avere, si dice, conseguenze non irrilevanti sia all’interno del Pd che nel gioco delle alleanze in vista delle elezioni politiche di primavera. Da queste parti, sempre in vista delle politiche, bisognerà capire qual è il peso specifico degli alfaniani. La fugace presenza di Matteo Renzi a Catania, venerdì, è servita a ribadire che per il Pd le elezioni regionali vanno collocate in un ambito locale ma in campagna elettorale, si sa, tutto è soggetto a interpretazioni. Da sottolineare un cambio di rotta, negli ultimi giorni, di Micari che ha impostato la sua campagna elettorale all’insegna della “sfida gentile”: a ben vedere alcune sue dichiarazioni recenti è cambiata un po’ la ricetta e sono state inserite stilettate all’insegna della cattiveria.

E torniamo agli appelli di Grillo che, ha fatto notare qualcuno, questa volta si è spinto al punto da rilasciare un’intervista a La Sicilia di Catania dell’editore e direttore Mario Ciancio Sanfilippo: l’obiettivo è di portare alle urne gli astensionisti, convincerli a votare e a votare per il Movimento Cinque Stelle. Secondo i sondaggi più della metà dei siciliani non andrà a votare e un quarto degli aventi diritto, addirittura, non sa nemmeno che il 5 novembre si vota. E non è certo l’unico ad avere questa aspirazione: gli astensionisti, secondo stime, sono quasi 2,4 milioni e rappresentano un patrimonio elettorale inespresso che potrebbe cambiare le carte in tavola facendo saltare tutte le previsioni.

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