Nelle motivazioni della sentenza del 20 aprile scorso che ha dichiarato la prescrizione del reato di corruzione nei confronti di Berlusconi e Valter Lavitola riguardo la presunta compravendita dei senatori che avrebbe poi contribuito alla caduta del governo Prodi, si legge che «Berlusconi ha agito, pacificamente, come privato corruttore e non come parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni».
La vicenda esaminata
La vicenda, che vede l’ex premier nella veste di corruttore, il senatore Sergio De Gregorio in quella di corrotto e Valter Lavitola nel ruolo di intermediario, è stata ricostruita, spiegano i giudici della Seconda Corte di Appello di Napoli, sulla base delle dichiarazioni rese dal senatore Sergio De Gregorio, in mancanza «di un contributo degli imputati».
Nessuna versione alternativa dal cavaliere
«Berlusconi - si legge ancora nelle motivazioni - ha scelto di non fornire alcuna versione alternativa dei fatti idonea a smentire il narrato di De Gregorio né elementi che debbano essere presi in esame nel giudizio». Inoltre, si legge ancora nelle motivazioni, l’iniziativa di avvicinare De Gregorio e di proporgli l’accordo fu presa direttamente da Berlusconi che avrebbe utilizzato «la disastrosa situazione economica di De Gregorio (riferita da quest’ultimo a Berlusconi) per promettere di risolvergli ogni tipo di problema economico».
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