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Campi di detenzione in Libia, Jean: situazione critica già ai…

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L’EX CONSIGLIERE MILITARE DI COSSIGA

Campi di detenzione in Libia, Jean: situazione critica già ai tempi di Gheddafi

Un'immagine del centro detenzione migranti di Zawiya, a 30 km da Tripoli (foto Ansa)
Un'immagine del centro detenzione migranti di Zawiya, a 30 km da Tripoli (foto Ansa)

L’Onu attacca frontalmente l’Unione europea, e indirettamente l’Italia, perché fornisce assistenza alla Guardia costiera libica, cosicché intercetti le barche dei migranti nel Mediterraneo e li riporti nei campi dove - sottolinea l’Alto commissario per i diritti umani dell’Onu Zeid Ra’ad Al Hussein - le sofferenze subite sono «un oltraggio alla coscienza dell’umanità»? «Le Nazioni Unite sono fatte per chiacchierare - commenta il generale Carlo Jean, docente di Studi strategici presso la Link Campus University di Roma -. La situazione dei centri di detenzione in Libia era critica già ai tempi di Gheddafi: nulla è cambiato da allora». Jean non ha dubbi: «La strategia di contenimento di flussi promossa da Marco Minniti funziona: gli sbarchi sono diminuiti, è un dato di fatto. Il responsabile del Viminale è un ministro della Repubblica italiana, quindi deve fare gli interesse degli italiani e contenere i flussi di migranti provenienti dall’Africa».

Il generale: per far rispettare i diritti umani occorre controllare il territorio
Le Ong e di recente le immagini shock della Cnn hanno denunciato la violazione dei diritti umani di quelle persone in quei centri di detensione. Come evitare che questo accada? Jean, che negli anni passati ha ricoperto il ruolo di consigliere militare del Presidente Cossiga e quello di commissario delegato per la messa in sicurezza dei materiali nucleari, alza le mani: «Il problema non è risolvibile - ammette -. Bisognerebbe controllare il territorio, l’attività dei servizi segreti sul campo non è sufficiente. Considerato anche lo stallo che caratterizza il sistema delle Nazioni Unite, dovremmo ricolonizzare la Libia, ma non abbiamo né i mezzi per farlo e nemmeno l’opinione pubblica è pronta a prendere in considerazione questa ipotesi. Si potrebbe provare a costruire un cordone di Stati dell’Africa bianca - afferma Jean -con funzioni di contenimento dei flussi provenienti dal Sahel e dal Corno d’Africa. Penso a Egitto, Tunisia, Marocco, Algeria e alla stessa Libia».

La vera sfida: il boom demografico dell’Africa
Dietro al fenomeno delle migrazioni se ne nasconde però un altro: da anni l’Africa conosce un vero e proprio boom demografico. Nel 2015 un abitante su quattro sarà africano, prevede l’Onu: da 5,9 miliardi del 2013 diventeranno 8,2 entro il 2050. La popolazione dell’Africa sub-sahariana è quella che crescerà al ritmo più sostenuto: quadruplicherà, guidata dalla crescita della Nigeria, che dovrebbe diventare il terzo paese più popoloso del mondo. «Di fronte a questi numeri - conclude il generale - c’èpoco da fare. Molto poco».

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