
Dal 2011 a fine 2016 l'usura è cresciuta al ritmo di circa 2,2 milioni al giorno. Il debito medio contratto dagli usurati con gli strozzini è passato da 90mila a 125mila.
Negli anni trascorsi tra l'ultima rilevazione e quella appena presentata da Confesercenti in collaborazione con Sos Impresa, la crisi economica ha dato un colpo mortale. Il mercato illegale del cosiddetto prestito “a strozzo”, che nel 2011 aveva raggiunto un giro d'affari di 20 miliardi e coinvolgeva 200mila tra professionisti, commercianti e imprenditori, cinque anni dopo è schizzato a 24 miliardi.
Poche le denunce e mafie decisive
Le denunce sono rimaste pressoché al palo: erano 352 nel 2011, sono diventate 498 nel 2016. Semmai, dal 1996, anno di approvazione della legge 108, il calo è sistematico. Quell'anno le denunce furono infatti 1.436.
La recessione non ha solo fatto lievitare il giro d'affari dell'usura ma anche la tipologia. Il mercato è cambiato definitivamente. Addio al vecchio “cravattaro” oggi il 40% dei prestiti erogati è nelle mani di usurai legati direttamente o indirettamente alle mafie. Nel 2008 il tasso era il 20% e nel 2010 il 35,8%. Per decenni le mafie si sono dedicate solo marginalmente a questo tipo di reato, spesso limitandosi a chiedere il pizzo agli usurai nella zona sotto il controllo dei clan.
«In mano alla mafia – si legge nel rapporto che oggi viene presentato a Roma – l'usura è diventata uno strumento finalizzato ad impossessarsi delle attività imprenditoriali della vittima e infiltrarsi quindi nell'economia sana».
Come cambia il profilo del prestito
Cresce l'entità del capitale richiesto dalle vittime. Si tratta di somme cospicue che lo strozzino di quartiere non è in grado di soddisfare mentre l'usuraio dei clan e delle cosche, spesso il ragioniere che gestisce la liquidità che deriva dai traffici di droga e scommesse, nel giro di poche ore può soddisfare anche le richieste più impegnative.
Aumentano, paradossalmente, le sofferenze anche per chi presta a strozzo, e dunque si capisce perché solo gruppi particolarmente attrezzati, legati a clan e cosche e dotati di carisma criminale, sono in grado di riscuotere con certezza le rate usurarie scadute.
Il profilo dell'usuraio
Sos Impresa ha stilato un profilo dell'usuraio (e di conseguenza anche delle vittime), a partire dai dati dei soci che assiste processualmente.
L'usuraio è in prevalenza un uomo (87%), maturo di età compresa fra i 41 e 53 anni. Il 34% ha superato i 56 anni. Perlopiù e nato al sud (66%). Ufficialmente è un imprenditore ma molti sono i pensionati (30%) o disoccupati nullatenenti (5%). Tutti dichiarano un reddito medio basso. Significativa la percentuale di liberi professionisti, avvocati e commercialisti in testa (8%) e consistente quella di amministratori o soci di società finanziarie (20%).
Il profilo della vittima
Anche la vittima dell'usura è in prevalenza maschio (70%) ma con una importante presenza di donne (30%) e un'età compresa tra i 55 e 58 anni. Si tratta di soggetti maturi, nella stragrande maggioranza imprenditori. Vittime e carnefici frequentano gli stessi ambienti economici e sociali, ma hanno altre caratteristiche comuni: età, attività, ambienti ricreativi a dimostrazione di un identico humus culturale.
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