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Renzi da Macron: sì a liste transnazionali alle elezioni europee

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INCONTRO ALL’ELISEO

Renzi da Macron: sì a liste transnazionali alle elezioni europee

  • – di Redazione online
Il segretario del PD Matteo Renzi durante l’incontro all’Eliseo con il presidente francese Emmanuel Macron
Il segretario del PD Matteo Renzi durante l’incontro all’Eliseo con il presidente francese Emmanuel Macron

Liste transnazionali a livello europeo e impegno comune contro i populismi. Sono questi alcuni dei temi affrontati durante l’incontro, durato circa un’ora, tra il segretario del Pd Matteo Renzi e il presidente francese Emmanuel Macron, che si è svolto questa mattina all’Eliseo. Il faccia a faccia ha confermato le analogie programmatiche che si sono manifestate di recente: dal bonus cultura - una proposta fatta propria dal presidente francese che ha sempre sottolineato di essersi ispirato al provvedimento italiano - al Jobs act, dall’elezione del presidente della Commissione Ue al varo di liste transnazionali per avere veri partiti europei. Su quest’ultimo punto Macron punta alla creazione di un terzo polo nel parlamento europeo, nel quale potrebbero rientrare anche forze politiche oggi legate al Pse. «Il Partito democratico non si muove da nessuna parte, è e resta uno dei pilastri fondamentali del Pse», ha detto Gianni Pittella, presidente del Gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, dopo aver parlato nel pomeriggio con Renzi.

Lotta ai populismi di Le Pen e Salvini
Stando alle indicazioni fornite da fonti che hanno partecipato all’incontro, Renzi e Macron si sono detti d’accordo sull’esigenza di «lottare contro il populismo, il lepenismo e i suoi alleati, anche italiani, come Salvini». Secondo le stesse fonti «il rapporto fra Macron e Renzi si è confermato forte e consolidato».

Sì a liste transnazionali alle elezioni Ue
All’incontro si è parlato di «rifondare l’Unione europea partendo dall’Europa della cultura e dalla riforma delle zona euro». In particolare i due si sono detti d’accordo «per un’Europa più democratica anche con la possibilità di presentare liste transnazionali alle elezioni Ue». Renzi ha confermato che il presidente francese «rappresenta oggi il punto di riferimento per il rilancio europeo». Durante il colloquio, i due hanno anche espresso «preoccupazione per l’incertezza della situazione in Germania».

Renzi: «pronto riunire i cocci ma no all'articolo 18»
In serata poi il segretario dem dallo studio di Porta a Porta è tornato sul tema alleanze. «Non sono ottimista» sull'unità di tutto il centrosinistra ma «abbiamo tempo: Mdp e la sinistra di Fratoianni hanno scelto di fare un'assemblea il 3 dicembre. Ho dato l'incarico a una personalità autorevole come Piero Fassino di provare a rimettere insieme i cocci. Ma le nozze si fanno in due, poi tocca a loro». La questione del Jobs act «la possiamo affrontare per il futuro. Se vediamo la dinamica degli assunti col Jobs act, io dico che è vero, e riconosco pure io, che via via che scendevano gli incentivi, era maggiore la percentuale degli assunti a tempo determinato che non a tempo indeterminato. E allora se Mdp o Ap chiedono di fare un tavolo e discutere di come far sì che si possa aumentare il numero dei lavoratori e che possano essere il più possibile a tempo indeterminato, io ci sto. Ma se mi viene chiesto di abiurare all'articolo 18, io non ci sto». In ogni caso per l’ex premier «chi conosce questa legge elettorale sappia che, numeri alla mano, il Pd sarà il baricentro della prossima legislatura. Perché la sommatoria dei collegi e del proporzionale ci darà un ruolo fondamentale».

Sul premier «aperti a considerazioni della coalizione»
Sarebbe disposto a mettere in discussione il doppio ruolo di segretario e premier? «Lo abbiamo già fatto, nella sostanza. Una cosa è quello che vale per il partito, dove è una decisione che prendono gli elettori alle primarie. Ma nel momento in cui abbiamo accettato la coalizione, ci apriamo alle considerazioni della coalizione», la risposta di Renzi. «Sintetizzando: il candidato premier del Pd lo scelgono le primarie, poi il premier lo sceglierà il presidente della Repubblica sulla base del voto».

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