Partiamo da una premessa doverosa. I ricavi o i compensi non sono redditi. E le imposte si pagano sui redditi imponibili e non sui ricavi o sui compensi. Detto ciò, e quindi con un doveroso beneficio d’inventario perché poi entrano in gioco costi e perdite e poi deduzioni dall’imponibile e detrazioni d’imposta, una bussola su quali sono le professioni che dichiarano di più si può ricavare dai dati sugli studi di settore relativi all’anno d’imposta 2016 appena pubblicati dall’agenzia delle Entrate. Almeno considerando le categorie più “numerose”, quindi non si tratta di una classifica pienamente esaustiva. Tanto per mettere subito le cose in chiaro. Poi per vedere come si saranno tramutati in redditi ci sarà tempo e bisognerà attendere le statistiche fiscali della prossima primavera.
Ripresa economica e compliance
In generale si assiste a una crescita dei compensi medi dichiarati per i professionisti soggetti a studi di settore (719.925) rispetto al 2015: si passa, infatti, da 77.124 euro a 84.174 (+9,1%). Pur con tutte le cautele del caso, si potrebbe ascrivere questa dinamica ad almeno tre fattori. In primo luogo, il miglioramento del quadro economico e una ripresa del giro d’affari. Poi, un effetto compliance che potrebbe aver indotto qualcuno - magari sotto la spinta di lettere arrivate per gli anni d’imposta precedenti a seguito dell’incrocio dei dati - a dichiarare di più. Infine, una riduzione della platea (sono circa 120mila i professionisti in meno soggetti a studi rispetto al 2014 soprattutto per effetto della migrazione verso i l regime forfettario) che potrebbe aver prodotto la permanenza dei contribuenti con volume d’affari più elevato tra quelli obbligati a compilare il software Gerico.
Notai al top per compensi medi
Considerando i dati dei compensi medi dichiarati nella compilazione degli studi di settore, non è una sorpresa vedere al primo posto i notai con poco più di 597mila euro. È un dato medio che quindi non fotografa le situazioni “polarizzate” e le differenze nelle categorie, comunque anche osservando a livello cronologico si tratta di un primato che si è rafforzato negli ultimi anni. Più nello specifico si è assistiti a una crescita dell’importo medio dell’8,9% rispetto all’anno d’imposta 2015.
Odontoiatri e commercialisti sopra i 100mila euro
A sfondare il tetto dei 100mila euro di compensi medi dichiarati sono anche gli odontoiatri con 159.875 euro e i commercialisti (lo studio di settore è lo stesso però anche per ragionieri e consulenti del lavoro) con 115.398 euro. Valgono le stesse cautele, la media non coglie tutte le differenze all’interno di ogni singola categoria. A partire da quelle territoriali (abbastanza scontato immaginarsi che al Nord i compensi non siano gli stessi che al Sud) o anagrafiche (e nelle professioni ancor più che nelle altre attività i più giovani sanno quanto è difficile costruirsi un portafoglio clienti), così per elencarne due tra le principali. O ancora le aree di specializzazione e la differente forma sociale: un conto è chi esercita in proprio, un conto è un’associazione o una società tra professionisti.
Anche in queste due circostanze il dato dichiarato è in crescita sul 2015 per gli odontoiatri del 2,9% e per lo studio di settore commercialisti, ragionieri e consulenti del 6,5 per cento.
Studi medici e studi legali sopra gli 80mila euro
Studi medici (83.255 euro di compensi medi dichiarati) e studi legali (80.209) sfondano il muro degli 80mila euro. Nel secondo caso la crescita è addirittura a due cifre (+10,5%) rispetto all’anno precedente.
Professioni sotto i 40mila euro di compensi dichiarati
Sotto i 40mila euro di compensi medi dichiarati troviamo diverse categorie professionali: studi di architettura, geometri, geologi, agronomi, agrotecnici e periti agrari. Anche in questo caso l’individuazione, come anticipato condotta tra le categorie più numerose, non può essere considerata del tutto esaustiva.
Psicologi sotto i 30mila euro
Ma c’è anche chi si attesta sotto la soglia media dei 30mila euro. È il caso degli psicologi i cui compensi medi dichiarati per gli studi di settore si fermano a 27.940 euro. E questo conferma ancora di più che non tutte le professioni sono uguali per volume d’affari e sbocchi occupazionali.
La variabile congruità
Un’altra precisazione è importante. Gli importi medi lievitano per tutti se si considerano solo i soggetti congrui: i contribuenti che naturalmente o per adeguamento in dichiarazione risultano allineati al risultato atteso dal software degli studi di settore (Gerico). Solo per i professionisti per l’anno d’imposta 2016 c’è un differenziale a livello di importi medi addirittura di 4.800 euro.
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