
«Anche sulla lotta alla mafia si gioca il rating dell'Italia in Europa»: il passaggio del ministro della Giustizia Andrea Orlando ha colpito nel segno nel corso della giornata di apertura degli Stati generali della lotta alle mafie oggi pomeriggio a Milano. «Per noi il controllo del territorio - ha detto - è fondamentale per garantire la convergenza con le economie europee più volte auspicato anche dal ministro dell'economia».
Orlando ha affermato che «la mafia non ha vinto ma non ha nemmeno perso. Non può esserci solo celebrazione. Assistiamo a una crescita intollerabile di un'area grigia nella disattenzione dell'opinione pubblica».
Il ministro ha spiegato perché la scelta è caduta su Milano: per uscire dalla retorica dell’antimafia. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha subito dopo replicato che a Milano la mafia c'è ma la consapevolezza permette di farne un punto di forza per ogni provvedimento.
In una sala dove forze dell'ordine e giornalisti superavano di gran lunga politici, magistrati e classe dirigente, il ministro Orlando ha evocato i nuovi strumenti di comunicazione come un punto sensibile nella diffusione della cultura mafiosa. «Negli ultimi anni sono accaduti fatti allarmanti - ha detto - che raccontano mafie vecchie e nuove. Scene vecchie e nuove. Nelle praterie digitali riemerge un linguaggio di apologia delle mafie mentre i quartieri del Mezzogiorno in alcuni casi hanno offerto solidarietà ai boss o hanno manifestato pubblico rifiuto dello Stato».
De Raho: «Rafforzare la cooperazione internazionale nella lotta alle mafie»
Federico Cafiero De Raho, neo capo della Procura nazionale antimafia, nel corso degli Stati generali della lotta alla mafia, ha messo il dito sulla piaga, così come aveva fatto pochi minuti prima il ministro della Giustizia: senza cooperazione internazionale il respiro della lotta alle mafie è corto.
«La legislazione italiana non è sufficiente - ha detto il capo della Dna -. Ci vuole collaborazione tra tutte le istituzioni, magistratura, forze dell’ordine. Propongo questo: lavorare insieme perché il primo gradino è la collaborazione e la cooperazione internazionale, come ha appena detto il ministro Orlando. L'Italia è soggetto che si muove per stringere rapporti non solo con i Paesi europei ma nel mondo dove il traffico di droga è gestito da broker internazionali».
De Raho si è poi soffermato sul “matrimonio” tra le mafie. «Si muovono insieme, Cosa nostra, ndrangheta, camorra ma anche la Sacra corona unita - ha detto il capo della Dna -. Moltiplicano il denaro in modo incredibile e lo trasformano in attività economiche che fino a un certo momento sono portate avanti da persone affidabili e credibili che poi non ce la fanno più e sono costrette a cedere le attività economiche. Le mafie fanno crescere e salire le imprese, spesso con la corruzione. Condizionano il mercato nel centro e nord mentre al sud hanno già occupato tutti i territori e dunque questo comporta una lotta quotidiana di magistratura e forze dell'ordine».
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