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Manovra: lavori all’insegna dello stop and go, tensioni con Ala e…

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il voto in Commissione al Senato

Manovra: lavori all’insegna dello stop and go, tensioni con Ala e tempi più lunghi per il via libera

Oggi la Commissione Bilancio del Senato vota sugli emendamenti alla manovra
Oggi la Commissione Bilancio del Senato vota sugli emendamenti alla manovra

Un’andatura lenta, all’insegna degli stop and go. Con più di un ping pong tra Governo e Ap, e soprattutto con un confronto, continuo e teso, tra lo stesso esecutivo e Ala, indispensabile per la tenuta della maggioranza al Senato visti i numeri ballerini. È quella che fin qui ha caratterizzato i lavori della commissione Bilancio del Senato sulla manovra. E che rischia di veder slittare il via libera dell’Aula di palazzo Madama al disegno di legge di bilancio a giovedì. Con lo spettro, che al momento aleggia ancora molto in lontanza, di un un ulteriore slittamento all’inizio della prossima settimana. In ogni caso il primo disco verde parlamentare arriverà in ritardo rispetto alla tabella originaria che prevedeva l’invio alla Camera del testo per il secondo ok (con ulteriori ritocchi) al testo al più tardi martedì. Nel pomeriggio i lavori sono stati sospesi, per poi riprendere intorno alle 18. Nello stesso momento in cui i “verdiniani” e il Governo sono tornati a confrontarsi su varie richieste di modifica di Ala, il presidente della Commissione, Giorgio Tonini, ha lasciato chiaramente intendere che il motivo del nuovo stop erano da addebitare a problemi nella maggioranza.

Nodi e tensioni
La difficile partita sulla riforma delle agenzie fiscali, mai riuscita a salire sul treno del decreto fiscale e poi congelata anche nel passaggio parlamentare del Ddl di bilancio a palazzo Madama con l’impegno del Governo di recuperla a Montecitorio, le tensioni su bonus bebè e supert-ticket sanitari e il tira e molla su alcune modifiche proposte da Ala (dal condono edilizio in Campania a ritocchi per farmacie, “assi viari” e agenti sportivi) hanno provocato per diversi giorni un sostanziale stallo nella Commissione. Che ora però vorrebbe recuperare, almeno in parte il tempo perduto, tentando di affondare sull’acceleratore e ipotizzando una seduta notturna domani sera, dopo le votazioni odierne e quelle già in calendario sempre domani nella mattinata e nel pomeriggio. I relatori Magda Zanoni (Pd) e Marcello Gualdani (Ap) sperano ancora di strappare l’ok per far approdare il testo in Aula nella mattinata di martedì. E consentire così al Governo di approntare il maxi-emendamento su cui chiedere la fiducia il giorno successivo. Ma, alla luce del consistente numero di articoli ancora da votare e soprrattutto delle frizioni con Ala, è probabile che il provvedimento venga sottoposto all’assemblea di Palazzo Madama non prima di mercoledì. A quel punto la fiducia dovrebbe essere votata giovedì, e se si dovesse arrivare al pomeriggio anche poche assenze tra i banchi della maggioranza potrebbero mettere a rischio il voto di fiducia. Il rinvio del primo via libera parlamentare a lunedì 4 dicembre diventerebbe quasi obbligato. Ma al momento si tratta solo di un’ipotesi ancora remota.

Su super-ticket secondo tempo alla Camera
Il prolungarsi dei lavori sulla manovra al Senato rende sempre più meno percorribile un’eventuale accordo sullo ius soli che dovrebbe essere affrontato subito dopo il via libera al disegno di legge di bilancio ma in tempi stretti visto l’approssimarsi dello scioglimento delle Camere. Senza considerare le ricadute della difficile gestazione della manovra. A Montecitorio saranno affrontati diversi nodi rimasti in sospeso al Senato. Primo fra tutti quello dell’alleggerimento del super-ticket sanitario, considerato prioritario da Campo Progressista di Giuliano Pisapia, per il quale si sta valudando un intevento in due tempi: primi ritocchi al Senato per poi completare l’opera alla Camera. La questione bonus bebè, su cui ha esercitato il suo pressing Ap, dovrebbe invece essere risolta già a Palazzo Madama dove è stato raggiunto un accordo di massima: rifinanziamento di 185 milioni nel 2018 e di di 200 milioni l’anno nel biennio successivo.

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