Sono circa 2,5 milioni i 'lavoratori poveri' (working poor) in Italia, tra lavoratori dipendenti e autonomi (circa 1 milione). È la stima indicata dal presidente del'Inps, Tito Boeri, nel corso di un'audizione alla commissione Lavoro della Camera sulle risoluzioni per l'introduzione di retribuzione e compensi minimi. Il salario minimo è un «utile complemento» alla contrattazione collettiva e «dovrebbe valere per tutti» ha detto il numero uno dell'Inps, che ha anche parlato di «problemi di profilo Antitrust» per le norme sull'equo compenso
contenute nel dl fiscale e ritenute non concorrenziali dall'Antitrust. «Credo che molti aspetti vadano discussi», ha aggiunto.
Salario minimo è utile, sindacati detrattori
Secondo Boeri «i maggiori detrattori del salario minimo sono oggi i sindacati, i quali ritengono che toglierebbe spazio alla contrattazione collettiva», invece ne «sarebbe un utile complemento, certamente non un sostituto» e «servirebbe per assicurare un vero presidio di minimi retributivi che gli accordi collettivi non sono in grado di garantire». «Il salario minimo orario dovrebbe valere per tutti» ha aggiunto il presidente Inps, che ha indicato alcune cifre: «Secondo nostre stime - ha detto - più del 10% dei lavoratori dipendenti, escludendo gli apprendisti, avevano nel 2015 un salario orario inferiore a 8,6 euro, minimo tabellare». Quindi, ha proseguito, «c'è una non troppo sottile forma di ipocrisia in chi sostiene che toglierebbe spazio alla contrattazione collettiva, la realtà è che la contrattazione collettiva ha una copertura sempre più limitata».
Separare previdenza da assistenza non fa calare spesa
Separare la previdenza dall'assistenza? «Spesso sento dire che è un modo per ridurre la vera spesa previdenziale: si sappia che in realtà Eurostat considera la spesa previdenziale come un insieme delle prestazioni di natura pensionistica, da quello non si scappa». Lo ha detto Boeri a margine dell'audizione, sostenendo che sarebbe «importante chiarire qual è l'obiettivo della commissione» tecnica di studio sulla classificazione della spesa pubblica per la previdenza e per l'assistenza, sostenuta dai sindacati e inserita nell'emendamento del governo sul pacchetto pensioni alla manovra. Può essere, ha aggiunto, «un esercizio utile per isolare le tre componenti del sistema previdenziale: quella contributiva, quella assistenziale e quella di 'benevolenza' o 'privilegi'. Se questo è quello che si vuol fare, mi sembra un'operazione utile sul piano descrittivo», mentre «se ci sono altre finalità è bene che venga chiarito. Prima di mettere tante energie su un progetto, sarebbe utile chiarire l'obiettivo».
Divari tra contributi versati e pensioni
Boeri è tornato ad evidenziare i casi di «divari» tra contributi versati e prestazioni pensionistiche. Ci sono «pensioni - ha detto - che definirei di benevolenza, se vogliamo essere benevoli, o di privilegio, se vogliamo essere vicini ai fatti, in cui i politici di turno nel corso degli anni hanno voluto favorire questa o quella categoria di lavoratori e dare loro delle pensioni che non erano minimante giustificate alle luce dei contributi versati». Si tratta di «divari documentati» dall'Inps stesso «nell'operazione 'porte aperte'. Se è questo l'obiettivo della commissione, daremo tutti i nostro lavori e calcoli. Se sono altri gli obiettivi non lo so», ha concluso.
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