La grande traversata nel deserto della crisi è finita e l'Italia modello 2017, anche per il Censis, registra i primi effetti di un lento arricchimento sociale. È però, secondo il centro studi fondato da Giuseppe De Rita, soltanto il primo innesco di uno sviluppo futuro, che, per realizzarsi compiutamente, avrebbe bisogno di un progetto politico di lungo termine, in grado di contrastare e ridurre disagi e rancori sociali che la lunghissima recessione ha lasciato in eredità.
Efficienza manifattura a +22,1% dal 2009
Di certo, tra le voci che vanno iscritte all'attivo del Paese spicca il ruolo dell'industria: dal 2009 ad oggi, annota il rapporto, mentre il settore dei servizi ha lentamente perduto efficienza, l'industria manifatturiera è stata in grado di far cresce il valore aggiunto per addetto del 22,1 per cento. Oggi l'Italia si colloca al secondo posto in Europa dopo la Germania per produzione manifatturiera in rapporto al Pil e mantiene una quota del 3,4 per cento sull'export mondiale. Non basta: il Censis ci ricorda che perfino il Financial Times, giornale storicamente non tenero con il nostro Paese, ha di recente pubblicato un'indagine nella quale si mostra come il 18,6 per cento delle imprese europee che sono cresciute più velocemente dopo la crisi europea siano italiane. Una percentuale che pone l'Italia al terzo posto dopo Germania e Regno Unito e molto più avanti in classifica rispetto a Paesi come Francia e Spagna.
Il ritorno di un cauto edonismo
Gli italiani, nel frattempo, hanno ricoperto un cauto edonismo nei consumi, potenziando la spesa per i servizi per la casa e per il benessere soggettivo: si va dal ritorno al ristorante alle visite a musei, teatri e concerti, alle palestre e ai parrucchieri. La cultura e gli spettacoli vengono considerati come un mezzo per l'aggiornamento e per essere al passo con i tempi (lo stesso vale per la fruizione in streaming di contenuti come Netflix, Infinity, Now-tv, Tim Vision, eccetera). Infine, il rapporto registra, tra gli elementi positivi del quadro, il boom del turismo in arrivo nel nostro Paese: rispetto al 2008 c'è un incremento degli arrivi pari al 22,4 per cento. Non manca tuttavia di sottolineare come la classifica delle città metropolitane sia molto differenziata in rapporto alla ripresa, con un vero e proprio tracollo, negli anni della crisi delle grandi aree urbane del Sud (ma un caduta consistente ha interessato anche Roma e Venezia). Nel tracciare uno schizzo della società italiana non poteva mancare poi un ritratto di quella Italia dei rancori inasprita dalla crisi, che a volte assume toni molto regressivi e si scatena sui capri espiatori più indifesi, dagli homeless agli immigrati.
Tra disincanto e pregiudizio
Per valutare in che misura il disincanto si possa trasformare in pregiudizio, il Censis utilizza un sondaggio del genere ”Indovina chi viene a cena”. Ne emerge la contrarietà del 66,2% dei genitori italiani in caso di matrimonio della figlia con una persona di religione islamica, del 48,1% con una persona più anziana di vent'anni, del 42,4% con una persona dello stesso sesso, del 41,4% con un immigrato. Percentuali che danno certamente da riflettere, soprattutto se si tiene conto del fatto che siamo nel 2017 e non negli anni Cinquanta e se si considera che la massima autorità spirituale del Paese, il Papa, si sgola ogni giorno in favore del dialogo interconfessionale e dell'accoglienza nei confronti dei migranti.
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