Sempre più persone in Italia grazie ad accordi con le aziende possono scegliere dove, come e quando lavorare. Nel 2017, secondo l’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano in una ricerca presentata oggi a Roma, sono stati circa 305.000 i lavoratori che hanno sperimentato questo tipo di impiego agile con una crescita del 60% sul 2016. In pratica ormai oltre il 6% delle persone potenzialmente interessate allo strumento (quasi cinque dato che si esclude il lavoro nella manifattura, nei servizi alla persona e così via) sono coinvolte in concreto.
Il dato è comunque ancora lontano da quello europeo che registra una media del 17% della platea interessata allo smart working che è concretamente
coinvolta. Secondo il Report l’utilizzo intensivo di questo strumento coinvolgendo il 70% della platea potrebbe portare a un aumento di produttività di circa il 15% per lavoratore che a livello di sistema Paese significherebbero 13,7 miliardi di benefici complessivi. «È una legge giovane - dice il ministro del Lavoro Giuliano Poletti - che permette di stare in connessione con un mondo dinamico. Ci consegna degli strumenti importanti, ma la transizione verso una reale applicazione dello smart working deve essere armonizzata con i bisogni delle persone. Maggiore integrazione e sostenibilità con le esigenze delle persone diventano centrali insieme alle competenze e al diritto alla disconnessione».
La necessità di politiche ad hoc
Dal Report Smart working ed evoluzioni normative - redatto da Jobsinaction e sviluppato anche in collaborazione con Whirlpool che l’anno prossimo lancerà il progetto pilota Italia sullo smart working poi replicato a livello Emea - emerge la necessità di promuovere a livello contrattuale un modello di organizzazione spazio-temporale innovativo del lavoro attraverso nuovi approcci manageriali, di gestione delle risorse umane e di flessibilità degli orari di lavoro più orientata a limiti di orario settimanale e non giornaliero. Obiettivo centrale oggi, a dire della capogruppo Pd nella Commissione Lavoro del Senato e promotrice dell'iniziativa Annamaria Parente, «diventa quello di incoraggiare lo sviluppo dello smart working attraverso politiche ad hoc, pensate per il raggiungimento dell'inclusione sociale per aumentare la partecipazione nel mercato del lavoro anche delle persone con disabilità e per aiutare la conciliazione lavoro famiglia». In Microsoft per esempio questa modalità è operativa do oltre un decennio come fa notare l’amministratore delegato di Microsoft Italia Silvia Candiani. «Questo ci ha consentito di organizzare il lavoro in modo più flessibile e attento alle responsabilità dei singoli. Il 79% dei dipendenti dichiara di essere più produttivo. Ci auguriamo che siano sempre più numerose le aziende a implementare il lavoro agile e a coglierne opportunità e benefici».
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