A Montecitorio arrivano nuove regole per i collaboratori dei gruppi. Per l'ingresso alla Camera di un dipendente o collaboratore di un gruppo parlamentare, non basterà più la sola richiesta di autorizzazione del presidente del gruppo interessato, ma servirà un’attestazione congiunta, sottoscritta dalle parti, che certifichi la presenza di un contratto, o a titolo oneroso o gratuito. Lo ha stabilito all'unanimità l'ufficio di Presidenza della Camera, al termine della riunione di oggi, cambiando le regole vigenti, alla luce del caso portato alla luce dalla trasmissione “Le Iene”, di una collaboratrice parlamentare, Federica Brocchetti, che denunciò di aver lavorato in nero e senza stipendio come assistente parlamentare di Mario Caruso, di Centro democratico.
La collaboratrice ha negato di aver firmato il contratto
L'ufficio di presidenza ha anche verificato gli atti presentati da Caruso su questa vicenda. In particolare ha preso atto del contratto a titolo gratuito, sottoscritto anche da Brocchetti, prodotto dal parlamentare. Contratto che la collaboratrice ha già negato di aver mai firmato. I questori, oggi, hanno comunque stabilito che non è loro competenza valutare la veridicità del documento, ma della magistratura ordinaria.
Verso la riforma del rapporto economico fra parlamentari e collaboratori
Nel corso della riunione, si è tornati a discutere anche su come riformare il rapporto economico tra singolo parlamentare e il suo collaboratore in modo da limitare il fenomeno del lavoro nero e tutelare il rispetto delle regole, anche in coordinamento con il Senato della Repubblica. L'ipotesi che sembra prevalere è quella di stabilire che, su modello di quanto avviene al Parlamento europeo e in altri parlamenti nazionali, sia la Camera ad essere l'ente erogatore dello stipendio e non il singolo deputato. I dettagli verranno approfonditi nelle prossime riunioni. Tuttavia, su impulso della presidente della Camera, c'è l'impegno a discuterne nuovamente entro la pausa natalizia. (N.Co.)
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