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Di Maio (M5S): Parlamento elegga Governatore Bankitalia

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ospite a “1/2 in più”

Di Maio (M5S): Parlamento elegga Governatore Bankitalia

  • – di Redazione Online

«Boschi è solo la punta dell'iceberg. Io chiedo: quanto è coinvolto lo Stato nella vicenda banche? Lo Stato, una sua parte, è ricattabile?». Il vicepresidente della camera e candidato premier M5S Luigi Di Maio torna su banche in dissesto e caso Etruria. Ospite a ”1/2 in più” (Rai 3) insieme al leader della Lega, Matteo Salvini, Di Maio chiede ragione del silenzio con cui una parte della politica e delle istituzioni sembra trattare il tema. E attacca: «Perché né il premier Gentiloni, né l'ex premier Renzi, né Berlusconi chiedono le dimissioni di Boschi? Quanto è grande questo scandalo bancario? Quanto condiziona l'azione del governo?». Poi sottolinea la debolezza dei dem: «Il Pd è destinato a scendere sotto il 20%, è come se fosse sul Titanic, chi vuole salvarsi dica la verità».

«Governatore Bankitalia sia eletto dalle Camere»
Il candidato a palazzo Chigi dei pentastellati propone poi la sua ricetta per migliorare la trasparenza della vigilanza bancaria. «Chi deve sorvegliare le solidità delle banche, ovvero il governatore della Banca d'Italia», spiega, «non deve essere appannaggio del governo ma va eletto come il presidente della Repubblica ad ampia maggioranza, con i due terzi delle Camere riunite, in modo che non debba ringraziare nessuno».

«Sera voto faremo appello,vedremo chi risponde»
Parlando invece della prospettiva quanto mai concreta di vincere le prossime elezioni Politiche, Di Maio conferma che l’obiettivo del Movimento è di «arrivare al 40% e governare da soli. Se no, ci assumeremo la responsabilità di governare. La sera delle elezioni faremo un appello pubblico. Chi risponderà sarà incontrato per mettere in piedi le priorità di governo». Idee chiare anche per la road map del dopo voto. «Prima si eleggono i presidenti delle Camere, dopo, con le adesioni andremo dal presidente della Repubblica. Egli vuole delle certezze e gliele daremo”, spiega Di Maio dicendosi certo «che Pd e FI non fanno il 51%». «Ai gruppi parlamentari chiederemo di votare la fiducia alla nostra forza politica e al nostro governo. Se ci saranno delle risposte ci vedremo sulle priorità», spiega ancora il leader del M5S.

«Cambieremo vincoli su euro o faremo referendum»
Nel corso dell’intervista, Di Maio conferma anche l’intenzione, se nominato premier, di «andare a cambiare alcuni vincoli che ruotano attorno all'euro. Se ci riusciremo non ci sarà bisogno del referendum» sulla monte unica, «altrimenti chiederemo agli italiani se l'Italia debba restare o no» ancorato alla valuta europea. «Il referendum sull'euro è un'extrema ratio perché son cambiati i rapporti di forza all'interno dell'Ue. L'Italia può essere molto più forte», conclude.

Regole Ue, Salvini: «O le cambiamo o le ignoriamo»
Teminata l’intervista a Di Maio, è il turno del leader Leghista Matteo Salvini, che dice la sua sul caso Etruria. «Mi interessa poco se è solo colpa della Boschi» assicura, e Bankitalia «non ha fatto il suo lavoro», ma la soluzione «non si trova dicendo di chi è la colpa». «Ci sono 63 miliardi portati dall'Italia in Europa per il fondo salvastati», prosegue, e «ora ce ne riprendiamo una parte per salvare le nostre banche. A me interessa che chi ha perso i soldi vuole capire dove sono i suoi soldi: sono quelli prestati dall'Italia alla Ue. Le regole imposte da Bruxelles sono contro l'interesse nazionale italiano. O si cambiano o le ignoriamo».

Per coalizione centrodestra «necessario patto scritto» su priorità
Dopo aver annunciato un appuntamento prebatalizio con Berlusconi («Ci incontreremo per gli auguri di Natale come buona educazione vuole») Salvini ribadisce le sue condizioni per far parte della coalizione di centrodestra: «Io chiedo un programma comune del centrodestra, senza un programma scritto» nei suoi «capisaldi non c'è alleanza». Tra le priorità del programma comune ci sono l'abolizione della legge Fornero e un intervento su immigrazione, scuola e sulle politiche europee, tutti punti «su cui non ci può essere trattativa».


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