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«Ilva, basta ai partiti del no, l’investimento non…

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intervista al ministro calenda

«Ilva, basta ai partiti del no, l’investimento non cambia»

Parla di «vuota retorica dei no» il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda all’indomani dell’ultimo clamoroso strappo sull’Ilva da parte di Regione Puglia e Comune di Taranto che rifiutano di ritirare il ricorso di merito. È stallo: «Mittal chiederà di ridiscutere il contratto per il rischio del ricorso e di avere delle garanzie dallo Stato. Ma non possiamo continuare a pagare i danni dei ricorsi». E su Alitalia dice: «Entro gennaio potremmo dare un mandato esclusivo a uno dei tre pretendenti in campo».

Ministro, non è un rischio essere arrivati a ridosso delle elezioni per risolvere le grandi crisi?

Ci sono tempi che vanno rispettati, la Commissione europea ha confermato ieri che il processo di gara di Ilva è stato trasparente e corretto. E trovo incredibile che un magistrato come Emiliano abbia di fatto chiesto più volte al Governo di ignorarne gli esiti sulla base delle sue preferenze. Abbiamo fatto le cose perbene. Il punto è come tenere fuori tutte queste partite dalla campagna elettorale. Anche per questa ragione ho deciso di non candidarmi. Ma la vera questione è combattere contro la vuota retorica dei no a prescindere, perché non prevalga l’attitudine di alcune amministrazioni locali ad affermare attraverso l’interdizione, e al di là del merito delle cose, la loro titolarità quasi feudale sul territorio. Esemplare quello che è successo due giorni fa al tavolo Ilva così come sul gasdotto Tap, essenziale per la nostra sicurezza energetica.

Ma non sarebbe stato meglio puntare su un maggiore coinvolgimento delle amministrazioni locali fin dall’inizio?

Li abbiamo sempre coinvolti su tutto. Ma hanno scelto la strada dei ricorsi, peraltro puntualmente persi, verso tutto e verso tutti. Due giorni fa ho illustrato punto per punto ogni aspetto dell’ordine del giorno peraltro deciso dallo stesso sindaco. Dalla valutazione del danno sanitario all’anticipo della copertura dei parchi, alle bonifiche. Abbiamo presentato proposte su ogni singolo tema come peraltro riconosciuto da tutti i sindacati ed anche dal sindaco di Taranto. Nel merito nessuna obiezione ma alla fine non si ritira il ricorso mettendo a rischio l’intera operazione perché, cito testualmente, si vuole mantenere un’arma di pressione sul Governo. Governo peraltro sostenuto dalla maggioranza di cui fanno parte sindaco e governatore che dopo aver paragonato il Tap ad Auschwitz, ieri ha dichiarato che io e il Governo siamo al soldo delle lobby del carbone nel silenzio assordante del Pd.

Ce la farete a trovare una soluzione? Con il nuovo governo potrebbe cambiare tutto...

Se il ricorso viene ritirato, non solo la richiesta di sospensiva ma anche per il merito, possiamo chiudere in tempo. Quello che è certo è che non faremo pagare ai cittadini il conto dei ricorsi di Emiliano. Ognuno si deve assumere le sue responsabilità.

Chiudere entro il voto resta un traguardo anche per Alitalia?

È l’obiettivo che ci siamo dati con il ministro Delrio. Abbiamo tre offerte da valutare. Ed è possibile che entro gennaio si decida di avviare un negoziato in esclusiva con l’investitore che avrà presentato l’offerta migliore.

Ministro, negli ultimi sei anni si è chiuso positivamente il 60% delle vertenze industriali. Non si poteva fare di più?

Penso siano ottimi risultati ottenuti, soprattutto grazie al lavoro della viceministro Bellanova e del dottor Castano. Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo potenziato la struttura che gestisce la crisi e ora abbiamo riformato la governance per avere competenze trasversali e più strumenti. L’obiettivo è preservare asset industriali che rientrano in quel 20% di aziende italiane che è rimasto indietro. Per loro ci sono strumenti che vanno dalla gestione della crisi all’amministrazione straordinaria e ai contratti di sviluppo. La politica industriale agisce invece con altre leve, come il piano Industria 4.0 e il piano Made in Italy, per il 20% di aziende che esporta, innova e funziona e il restante 60% che combatte per emergere. Concorrenza, strategia energetica nazionale e politica commerciale sono gli elementi trasversali di competitività per tutti.

A proposito di energia, continueremo a perdere investimenti per il gap di costo con gli altri Paesi?

È vero, è accaduto in passato, ma adesso mettiamo in condizioni grandi settori come la siderurgia, la ceramica, il vetro, la carta, di avvicinarsi ai livelli della Germania. Proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) ho firmato il decreto sulle nuove agevolazioni per gli energivori, che entreranno in vigore il 1° gennaio 2018. Le tariffe, approvate dalla Ue, interesseranno 3mila aziende e saranno decisive, ad esempio, per il futuro di siti come quello di Piombino e per l’Alcoa. Domani (oggi per chi legge, ndr) sarò a Portovesme per l’accordo di programma che sancisce il passaggio intermedio dello stabilimento di alluminio ad Invitalia, poi entro febbraio sarà formalizzata la cessione a Sider Alloys.

Gli sconti agli energivori si tramuteranno in aumenti in bollette per le Pmi e le famiglie?

Per la maggior parte delle Pmi industriali il saldo sarà positivo a seguito della rimodulazione delle tariffe. Per una famiglia media parliamo di un onere di circa 1 euro al mese, che sarà riassorbito dalla discesa degli oneri generali di sistema. Per interi pezzi della nostra manifattura, in molti casi esposti alla competizione internazionale, che su questo fattore di costo si giocano la sopravvivenza, il nuovo decreto energivori è fondamentale.

Citava anche la concorrenza come elemento di competitività. Ha visto le ultime modifiche della manovra?

Le ritengo molto gravi. Sulla direttiva Bolkestein per gli ambulanti avevamo espresso parere negativo alla proroga, anche se favorevoli a una clausola sociale di salvaguardia per chi vive del proprio lavoro nella concessione. Considero una débâcle anche ciò che è stato approvato per il settore dei notai. Per non parlare della pletora di emendamenti nel settore delle rinnovabili spesso ampiamente fuori dai parametri europei e quindi non implementabili. Emerge il quadro deprimente di modifiche fatte a ridosso della campagna elettorale per accaparrarsi piccole lobby.

Le pesa il ritardo accumulato sui Competence center, pezzo centrale di Industria 4.0?

Il decreto attuativo è stato registrato ieri, finalmente, dopo una navetta defatigante tra ministeri, Corte dei conti e Consiglio di Stato. Dopo le festività procederemo con il bando di gara ma non sono soddisfatto, abbiamo fatto troppo poco troppo tardi. Sono invece molto contento del secondo pacchetto di industria 4.0 che verrà approvato nella legge di bilancio. Dal credito di imposta sulla formazione al rinnovo di super, iperammortamento e Fondo di garanzia al finanziamento degli Its utile per più che raddoppiare il numero degli studenti. Molto di più si deve e si può fare, in particolare su quest’ultimo punto, ma credo che la strada giusta sia quella di insistere su investimenti e internazionalizzazione e i dati su entrambi i fronti lo confermano. Non esistono scorciatoie per portare benessere duraturo, spero che i cittadini lo rammentino ai partiti in occasione della prossima campagna elettorale.

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