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Il Papa: i migranti sono persone, basta alimentare paure

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L’INCONTRO CON IL CORPO DIPLOMATICO

Il Papa: i migranti sono persone, basta alimentare paure

I migranti? Sono delle persone, ha ricordato il papa in occasione del consueto incontro di inizio anno con il corpo diplomatico. «Oggi si parla molto di migranti e migrazioni, talvolta solo per suscitare paure ancestrali. Le migrazioni sono sempre esistite - ha sottolineato Bergoglio -. Nella tradizione giudeo-cristiana, la storia della salvezza è essenzialmente storia di migrazioni». Né bisogna dimenticare che «la libertà di movimento, come quella di lasciare il proprio Paese e di farvi ritorno appartiene ai diritti fondamentali dell’uomo. Occorre dunque uscire da una diffusa retorica sull’argomento e partire dalla considerazione essenziale che davanti a noi ci sono innanzitutto persone». A settant’anni di distanza dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il papa ha messo in evidenza che «molti diritti fondamentali» sono «ancor oggi violati».

Ai giorni d’oggi forme più sottili di violazione dei diritti umani
«Primo fra tutti quello alla vita - ha osservato -, alla libertà e alla inviolabilità di ogni persona umana. Non sono solo la guerra o la violenza che li ledono», ha spiegato Francesco. Nel nostro tempo, ha proseguito, «ci sono forme più sottili: penso anzitutto ai bambini innocenti, scartati ancor prima di nascere; non voluti talvolta solo perché malati o malformati o per l’egoismo degli adulti. Penso agli anziani, anch’essi tante volte scartati, soprattutto se malati, perché ritenuti un peso. Penso alle donne, che spesso subiscono violenze e sopraffazioni anche in seno alle proprie famiglie. Penso poi a quanti sono vittime della tratta delle persone che viola la proibizione di ogni forma di schiavitù». «Quante persone, specialmente in fuga dalla povertà e dalla guerra, sono fatte oggetto di tale mercimonio perpetrato da soggetti senza scrupoli?», si è chiesto il papa.

Sostenere tentativi dialogo in penisola coreana
Bergoglio ha parlato anche della crisi coreana. Nella prospettiva di una «impensabilità» della guerra nucleare e della necessità che le controversie tra le nazioni siano risolte non col ricorso alle armi ma col negoziato, ha detto papa Francesco al Corpo diplomatico, «è di primaria importanza che si possa sostenere ogni tentativo di dialogo nella penisola coreana, al fine di trovare nuove strade per superare le attuali contrapposizioni, accrescere la fiducia reciproca e assicurare un futuro di pace al popolo coreano e al mondo intero».

In Siria è giunto il momento di ricostruire
Un passaggio dell’intervento è stato sulla Siria. «È importante che possano proseguire, in un clima propositivo di accresciuta fiducia tra le parti, le varie iniziative di pace in corso in favore della Siria, perché si possa finalmente mettere fine al lungo conflitto che ha coinvolto il Paese e causato immani sofferenze», ha affermato il papa. «Il comune auspicio - ha affermato Francesco - è che, dopo tanta distruzione, sia giunto il tempo di ricostruire».

Basta miseria e conflitti in Africa
Infine, l’Africa, continente colpito da guerre e massacri. «La Comunità internazionale non dimentichi neppure le sofferenze di tante parti del Continente africano, specialmente in Sud Sudan, nella Repubblica Democratica del Congo, in Somalia, in Nigeria e nella Repubblica Centroafricana, dove il diritto alla vita - ha ricordato il papa - è minacciato dallo sfruttamento indiscriminato delle risorse, dal terrorismo, dal proliferare di gruppi armati e da perduranti conflitti».

Urgenti politiche a sostegno famiglia,allarme natalità
Più in generale, Bergoglio ritiene urgente «che si intraprendano reali politiche a sostegno delle famiglia, dalla quale peraltro dipende l’avvenire e lo sviluppo degli Stati». «Senza di essa - ha affermato Francesco - non si possono infatti costruire società in grado di affrontare le sfide del futuro. Il disinteresse per le famiglie porta poi con sé un’altra conseguenza drammatica - e particolarmente attuale in alcune Regioni - che è il calo della natalità», ha aggiunto. «Si vive un vero inverno demografico! Esso è il segno di società che faticano ad affrontare le sfide del presente e che divengono dunque sempre più timorose dell’avvenire, finendo per chiudersi in se stesse», ha sottolineato il Pontefice.

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