Non c’è solo il naufragio, registrato nella legislatura appena chiusa, di qualsiasi tentativo di taglio dei vitalizi degli ex parlamentari, teatro di un lungo e durissimo scontro tra Pd e M5S. Da quest’anno scatta infatti anche lo stop ai tagli dei vitalizi degli ex consiglieri regionali in almeno una decina di regioni italiane, a partire da Lazio, Lombardia e Veneto, tra le prime, alla fine del 2014, a varare un piano triennale di riduzione. Il taglio è destinato a esaurire i suoi benefici in termini di spending review anche nelle regioni (come Basilicata e Emilia Romagna) che si sono mosse più tardi in questa stessa direzione . Come mai si sta per tornare agli “indennizzi pieni”?
Stop a taglio vitalizi per ex consiglieri regionali
Bisogna fare un passo indietro. Dopo l’abolizione dei vitalizi tra il 2012 e il 2013 in tutte le Regioni per i consiglieri in carica e futuri (ma il provvedimento è entrato in vigore dalla legislatura successiva a quella in cui è stato assunto), sui vitalizi degli ex consiglieri le assemblee regionali hanno deciso la strada dei tagli temporanei. Una misura adottata per evitare la bocciatura della norma da parte della Consulta, che in più di una sentenza ha stabilito che è possibile intaccare i «diritti acquisiti», come i trattamenti previdenziali, a patto che gli interventi «siano temporanei e ragionevoli».
Dal contributo di solidarietà risparmi per circa 20 milioni
Di qui l’adozione quasi ovunque di un contributo triennale di solidarietà. Il risparmio complessivo in Italia «si aggira intorno ai 20 milioni di euro annui» dice Eros Braga, (capogruppo Pd nel consiglio regionale umbro e coordinatore dei consigli regionali quando tra il 2014 e il 2015 fu deciso il varo dei primi contributi di solidarietà) su una spesa complessiva valutata intorno ai 170 milioni. Prendiamo l’esempio del Lazio, la regione che ha il record di maggiore spesa per i vitalizi tra quelle a statuto ordinario. Con la legge del 2014 il consiglio regionale ha istituito un contributo di solidarietà triennale articolato in quattro scaglioni, ognuno con crescenti e progressive aliquote (dall'8% al 17% sulla cifra lorda), che vengono a loro volta maggiorate del 40% in caso di cumulo di vitalizi (per esempio: quello regionale più quello parlamentare). E ha elevato a 65 anni (prima era a 50…) l’età in cui è possibile iniziare a ricevere il vitalizio. Una norma che ha permesso complessivamente un risparmio di circa 5 milioni di euro l'anno, un quarto di quanto si è speso finora per i vitalizi.
La protesta del M5s
Certo è che il ritorno ai vitalizi “pieni” per gli ex consiglieri non piace all’opinione pubblica. E i Cinquestelle sono partiti all’attacco. A maggior ragione dopo il naufragio di qualsiasi tentativo di tagliare in Parlamento dei vitalizi degli ex deputati e senatori (non è stata infatti approvata in Senato nemmeno la delibera che avrebbe portato a un contributo di solidarietà a seconda degli scaglioni, ed è rimasto impantanato in commissione Affari costituzionali del Senato il ddl Richetti, approvato invece dalla Camera, con il taglio retroattivo dei vitalizi degli ex parlamentari, ricalcolati con metodo contributivo). «Finita la farsa del contributo di solidarietà per cui in tre anni è stata sottratta solo una piccolissima parte del vitalizio, in Regione Lazio proprio a fine mandato non hanno perso occasione per ridarsi l'aumento. Nessuna cancellazione dunque, solo un piccolo ritocco, giusto per fare la parte» ha tuonato su Facebook la candidata M5s alla presidenza della Regione Lazio Roberta Lombardi.
La controreplica dem
Accuse respinte al mittente dal candidato governatore Nicola Zingaretti (Pd) che ha rivendicato: «Siamo stati la prima giunta in Italia a cancellare i vitalizi per i consiglieri regionali, quelli attuali e quelli del futuro. Per quelli che erano diritti pregressi abbiamo fatto un fondo per tagliarli, e visto che la Corte costituzionale non lo prevedeva permanente, si conclude con questa legislatura. Ma solo per salvare il provvedimento da eventuali ricorsi, che infatti ci sono stati». E ha assicurato: «È ovvio che appena si riapre la legislatura scatta il rinnovo del fondo di solidarietà». Una linea che sembrano intenzionate a seguire anche altre amministrazioni a guida Pd. «In Umbra la legge con il contributo triennale di solidarietà è scaduta recentemente. Abbiamo aspettato qualche mese, obbligatorio per via della temporaneità dei tagli. E abbiamo deciso di attendere anche la sentenza del tribunale di Torino che ha respinto il ricorso di un gruppo di ex consiglieri regionali piemontesi che giudicavano i tagli ai loro vitalizi «ingiusti e spropositati». La legge la riapproveremo a febbraio con probabile entrata in vigore da marzo, e resterà in vigore altri tre anni».
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