Sempre più Africa nelle missioni italiane all’estero che si svilupperanno nel 2018. La Libia, dove continuerà l’addestramento della guardia costiera, sarà affiancata dal Niger, paese di transito nelle rotte migratorie e crocevia dei traffici trans-sahariani, e dalla Tunisia. Ma sul budget economico peseranno anche le missioni, promosse già nel 2017, in Medio Oriente e Asia. A delineare le nuove priorità, la “deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell’Italia a missioni internazionali da avviare nel 2018”. Questo documento è stato adottato dal Governo il 28 dicembre e dovrà ottenere il via libera del Parlamento (la conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha stabilito che il voto si terrà in Aula alla Camera nel pomeriggio del 17 gennaio). Il fabbisogno finanziario per coprire le missioni internazionali da avviare quest’anno, per il periodo 1 ° gennaio - 30 settembre, è stimato in 83 milioni di euro circa.
Le nuove missioni nel 2018: Libia, ma anche Niger e Tunisia
Partiamo dalle nuove missioni. Quella che dovrebbe costare di più è l’operazione di assistenza e supporto al Governo di Accordo nazionale libico: fino al 30 settembre, saranno coinvolte al massimo 400 persone per un costo complessivo di 34.982.433 euro. Al secondo posto, l’operazione in Niger (interesserà anche di Mauritania, Nigeria e Benin). In questo caso si prevede di impiegare fino a 120 persone nei primi sei mesi dell’anno, che saliranno non oltre quota 470 entro la fine del 2018 (attualmente la scadenza è il 30 settembre). Fabbisogno finanziario previsto: circa 30 milioni di euro. Al terzo posto, la partecipazione di personale militare al potenziamento dell’Air Policing della Nato per la sorveglianza dello spazio aereo dell’Alleanza. Fondamentalmente si tratta dell’integrazione, in un unico sistema di difesa aerea e missilistico, dei rispettivi e analoghi sistemi nazionali messi a disposizione dai paesi membri: 250 persone coinvolte, per un investimento di circa 12 milioni e 586mila euro. Al quarto posto torna l’Africa con l’operazione in Tunisia, per sviluppare la capacità interforze delle forze armate tunisine. La missione si svolge sotto l’ombrello Nato. Saranno coinvolte 60 persone, per una spesa di oltre quattro milioni e 900mila euro. Seguono, in coda, la missione Ue nella Repubblica Centrafricana ( 324.260 euro) e Minurso, sotto l’egida Onu in Marocco (302.839 euro, per due persone coinvolte).
La fotografia delle missioni in corso: Iraq, Libano e Afghanistan
Fin qui le nuove missioni. Ma ci sono anche quelle in corso già nel 2017 e che proseguiranno nel 2018. Si sviluppano sotto l’ombrello delle organizzazioni internazionali, soprattutto Onu e Nato. «Si ritiene di dover tutelare al meglio la sicurezza nazionale intervenendo direttamente, con le risorse disponibili, in quei Teatri di crisi dove sono direttamente in gioco interessi vitali per l'Italia. Al tempo stesso - si legge nella “Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione”, che ha ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri il 28 dicembre - si reputa necessario continuare ad alimentare il sistema di alleanze e di coalizioni internazionali che proteggono noi e i nostri alleati, perché la sicurezza è un bene comune». Alla voce “fabbisogno finanziario per il finanziamento dell’impegno” il documento segnala oltre 162 milioni di euro (162.164.899 euro) per l’Iraq, più di 102 milioni (102.297.566)per il Libano missione Unifil, circa 101 milioni e 200mila euro (101.211.551) per l’Afghanistan. Seguono l’operazione Mare sicuro (63.442.734) e Sophia (30.765.657 euro). Nel gruppo di testa delle operazioni più costose anche la Lettonia, con la proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento della presenza della Nato nel Pase(Enhanced Forward Presence). Fabbisogno finanziario: 14.626.024 euro.
Verso un calo degli uomini in Afghanistan e Iraq
L’idea è quella di spostare uomini da un teatro all’altro. In Afghanistan, ad esempio, la consistenza del contingente nazionale si attesterà a 700 unità complessive entro la fine del 2018, con un decremento rispetto al 2017 di 200 unità. Risorse che potrebbero essere indirizzare sull’Africa, a partire dall’operazione in Niger. Analogo discorso per l’Iraq: nel corso del 2018 il contributo italiano alla missione Nato «sarà progressivamente riarticolato in riduzione, per adattare il dispositivo alle nuove esigenze. Tale rimodulazione avverrà orientativamente in due tempi, prevedendo per la prima parte dell'anno una riduzione di circa 250 unità (di cui 180 a Mosul) e il ritiro di alcune componenti elicotteristi che, mentre nella seconda parte dell'anno proseguiremmo con il ritiro di circa 450 unità e della componente di “personnel recovery'', nonché la rimodulazione del dispositivo aereo. Tale razionalizzazione dello sforzo - continua la relazione del Governo - , consentirà di concentrare le nostre risorse nella strategica attività di formazione delle forze di sicurezza irachene».
La Ragioneria: risorse sufficienti a proroga di nove mesi delle missioni
Se questo è il contesto generale, la coperta rimane comunque corta. Una nota formata dal Ragioniere generale dello Stato del 28 dicembre mette in evidenza che parte delle missioni di cui si propone la proroga e il nuovo avvio sono limitate al 30 settembre 2018 in quanto le risorse disponibili sull’apposito Fondo non sono sufficienti per la copertura finanziaria annuale delle stesse. Nel documento si segnala inoltre che le spese per le missioni proposte su base annua, pari a 1.504 milioni di euro, risultano in aumento rispetto al 2017 (1.427 milioni). In particolare, sottolinea ancora il documento, questo incremento è dovuto alle nuove missioni di cui si chiede l’autorizzazione all’avvio e che si aggiungono a quelle in corso nel 2017. Si tratta delle operazioni in Niger, in Tunisia e in Libia, oltre a quelle Nato che richiederanno un ammontare su base annua di circa 125 milioni di euro. Di qui la conclusione: considerato che sul Fondo missioni sono stanziati 995,7 milioni di euro a cui si aggiungono i rimborsi Onu già versati e non ancora riassegnati per 17, 7 milioni di euro, «si ritiene che le risorse disponibili siano sufficienti alla richiesta proroga di nove mesi delle missioni».
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