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Dossier | N. 23 articoliCome si vota, candidati e programmi: lo speciale Elezioni

Ius soli, clandestinità, «razza»: lite destra-sinistra

A scoppio ritardato, esplode il tema immigrazione in campagna elettorale. «Dobbiamo decidere se la nostra razza bianca deve continuare a esistere» dice a Radio Padania Attilio Fontana, candidato del centrodestra alla Regione Lombardia, poi corregge: «È stato un lapsus». Ma il fuoco alle polveri l’aveva dato già Silvio Berlusconi domenica: in Italia «c’è criminalità di 476mila immigrati (una presunta stima dei clandestini, n.d.r) che per mangiare devono delinquere». La frase di Fontana scatena com’è ovvio una bufera politica.

Commenta su Facebook Matteo Renzi: «Ci aspettavamo un dibattito alto, bello, nobile, sui contenuti. Il candidato della destra, leghista, parla di “razza bianca” e di invasioni, noi insieme a Giorgio Gori parliamo di innovazione e capitale umano. Siamo una squadra che sceglie il futuro, non la paura». Ma la questione immigrazione lacera il dibattito anche nella stessa coalizione tra +Europa e Pd: «C’è diversità sul tema dell’integrazione migranti» sottolinea Emma Bonino «solo questa settimana ci sono stati nel Mediterraneo 200 morti e altri 700 sono stati riportati nei terribili campi in Libia». Oltre le dichiarazioni, sui migranti i programmi politici (si veda la tabella a fianco) trovano condivisioni, contrapposizioni e alcune proposte originali. Per il reato di clandestinità e lo ius soli le posizioni dei partiti sono quelle note.

Un punto, invece, li accomuna: serve, dicono tutti senza eccezioni, più sicurezza. Consapevoli di una percezione diffusa spesso slegata dai dati effettivi ma decisiva per l’urna. «I dati sulla criminalità straniera sono in calo – rammenta Emanuele Fiano (Pd) – ma si può e si deve fare di più. Per il comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico abbiamo investito in cinque anni di governo sette miliardi».

MIGRANTI, LE PROPOSTE DEI PARTITI

Laura Ravetto (Fi) spinge per «rimpatri anche attraverso navi e aerei militari e accordi con i Paesi di provenienza che impegnino l’Europa e non solo i singoli Stati». E aggiunge il «ritorno al poliziotto di quartiere e aumentare la presenza dei militari nelle strade». Alfredo D’Attore (LeU) rileva: «Più sicurezza si ottiene con maggiore efficienza su accoglienza e integrazione. Va smantellato l’attuale sistema di ricorso massiccio ai privati con molti casi conclamati di sprechi e corruzione. Meglio tornare a strutture pubbliche e rilanciare lo Sprar (sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo, n.d.r.)».

Certo, i primi dati 2018 del ministero dell’Interno, guidato da Marco Minniti, sono positivi: al 15 gennaio, 841 sbarchi di cui 544 dalla Libia; l’anno scorso erano stati 2.355, di cui oltre 2mila dalle coste libiche. Partenze ridotte dalla Libia anche grazie all’azione della Marina militare italiana a sostegno di quella libica contro gli sbarchi, secondo gli indirizzi del dicastero della Difesa diretto da Roberta Pinotti. «Ma dobbiamo ridurre i tanti pull factor – osserva Paolo Arrigoni (Lega) – rimpatriare gli irregolari e chi non ha avuto accolta la domanda di asilo, accogliere solo chi scappa veramente dalle guerre e non i migranti economici». Forza Italia e Lega poi sono d’accordo «nell’abolizione della protezione umanitaria, un unicum giuridico – afferma Ravetto – che consente a migliaia di migranti difficilmente inseribili sul mercato del lavoro di permanere sul nostro territorio».

Tutti sollecitano interventi sui Paesi di origine. Ma Angelo Tofalo (M5S) chiede, in particolare, «un finanziamento territoriale di tanti piccoli programmi di sostegno allo sviluppo rurale, l’agricolutura sostenibile, la sicurezza alimentare, il contrasto alle emergenze sanitarie, l’istruzione e la formazione professionale».

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