La spinta al Pil del 2017 (+1,5%) sembra già in via di esaurimento e il nuovo anno si apre con alcuni segnali di rallentamento. A frenare di più sono i consumi e la produzione industriale. L’avvertimento arriva da Confcommercio che ha lanciato il nuovo indicatore mensile su Pil (il primo in Italia con questa frequenza, quello Istat è trimestrale) che a gennaio ha fatto registrare una crescita congiunturale di +0,1 con i consumi che a dicembre sono invece in calo (-0,1%). Da qui l’appello del presidente Carlo Sangalli che al prossimo Governo chiede «due certezze»: «Eliminare le clausole di salvaguardia per il 2019, e quindi non aumentare l'Iva, e proseguire nella riduzione della pressione fiscale».
Il nuovo indicatore sul Pil mensile, la previsione del Prodotto interno lordo tarata sui trenta giorni, è una «novità assoluta» per il Centro Studi di Confcommercio guidato da Mariano Bella che stima a gennaio una crescita dello 0,1% su base mensile (+1,5% su gennaio 2017). Rialzo che diventa pari allo 0,3% se si guarda al primo trimestre, in «decelerazione» rispetto all'aumento dello 0,4% stimato per l'ultima frazione del 2017. L’obiettivo del nuovo indicatore, spiega Confcommercio, è quello di fornire «informazioni tempestive, in tempo reale e affidabili», in grado di anticipare «i dati ufficiali sul Pil» e aiutare così le «attività di lobbing», nonché le «decisioni della business community».
Il Centro studi di Confcommercio ha anche aggiornato l’indice sui consumi, che a dicembre cala dello 0,1%, dopo due mesi di crescita zero. Il 2017 si è così chiuso dunque con un +0,6% che segna una frenata rispetto all'anno prima (+0,9%), fa presente il direttore dell'ufficio studi Bella. Che sottolinea quindi i segnali di «decelerazione» dell’economia che invitano alla «cautela» e al rischio di dover rivedere al ribasso le previsioni per il 2018 (tra +1,1 e 1,2% di crescita). «Se cresciamo meno diventa anche più difficile disinnescare le clausole di salvaguardia» e dunque l’aumento dell’Iva. Per il 2019 servono oltre 12 miliardi. Ecco perché «già nel Def di aprile occorre prendere l'impegno» a non accrescere l’Iva.
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