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Nel programma Pd 9 miliardi di sgravi Irpef

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Nel programma Pd 9 miliardi di sgravi Irpef

Un pacchetto di sgravi da 9 miliardi di euro per le famiglie con figli. È questa la proposta forte sul fisco messa a punto a Largo del Nazareno tra il leader del Pd Matteo Renzi e lo staff che sta lavorando al programma coordinato da Tommaso Nannicini. Nella direzione di oggi, convocata per stabilire le deroghe alla regola statutaria del tetto alle tre candidature per un totale di 15 anni in Parlamento, se ne comincerà a discutere. Anche se il programma vero e proprio - un documento che si annuncia corposo, in 100 punti - sarà pronto solo nei prossimi giorni.

“A differenza di altri stiamo promettendo molto meno di quello che abbiamo già fatto... diciamo che il percorso di aggiustamento fiscale continua”

Tommaso Nannicini, responsabile programma elettorale Pd 

Priorità famiglia
Come in tutte le campagne elettorali che si rispettino il capitolo fisco ha la sua importanza strategica. E non è un caso che il centrodestra, con Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, sia tanto unito sulla proposta della flat tax quanto diviso su altri temi. Ma il Pd ha alle spalle cinque anni di governo e, di fronte agli “eccessi” di promesse degli avversari, in un certo senso il dovere di fare proposte realistiche. E su questi aspetti la moral suasion di Palazzo Chigi e di Via XX Settembre sul Pd è leggera ma costante. «A differenza di altri stiamo promettendo molto meno di quello che abbiamo già fatto... diciamo che il percorso di aggiustamento fiscale continua», dice non senza una vena di ironia Nannicini. Dopo gli 80 euro e l’eliminazione della quota lavoro dall’Irap, dunque, è la volta delle famiglie come lo stesso Renzi aveva programmato quando era a Palazzo Chigi. Resta tuttavia sul tavolo la proposta di semplificare le cinque aliquote Irpef portandole a tre con abbattimento dei primi tre scaglioni. Un costo stimato tra i 9 e i 12 miliardi: l’ultima parola sul punto sarà del segretario.

Niente strappi con Bruxelles
Quanto alle risorse, una delle strade resta - come avvenuto nella appena conclusa legislatura - quella della maggiore flessibilità in Europa. Nel programma del Pd tuttavia non ci sarà la proposta del ritorno a Maastricht lanciata la scorsa estate dallo stesso Renzi nel suo libro Avanti, ossia mantenersi per cinque anni appena sotto il 3% del Pil in modo da avere un tesoretto di 30/40 miliardi l’anno: non è tempo di strappi unilaterali con Bruxelles nel momento in cui il Pd si presenta come unica forza davvero europeista nel panorama politico italiano. Nel programma ci sarà una proposta più articolata e il rilancio dell’idea di scorporare gli investimenti dal computo deficit\Pil.

Nuova legge elettorale europea
Sempre in ambito europeo il Pd sta lavorando da tempo, con Renzi e il sottosegretario agli Affari Ue Sandro Gozi, alla creazione di liste transnazionali per le prossime elezioni europee del 2019: occorre modificare - prima nell’Europarlamento e poi con il via libera del Consiglio Ue - la legge elettorale europea. Da qui l’incontro di ieri di Renzi, presente Gozi, con Albert Rivera, il trentaseienne leader del movimento liberale spagnolo Ciudadanos. L’obiettivo è quello di creare a Strasburgo e a Bruxelles una maggioranza politica favorevole al cambiamento: oltre al Pse, che è d’accordo, anche i Verdi e i Liberali dell’Alde. Di questo, tra le altre cose, Renzi ha parlato anche con il presidente francese Emmanuel Macron nell’incontro di novembre.

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