«Noi siamo col treno nel Paese, il Pd è lì e a chi dice cancelliamo il passato per ragionare del futuro, dico che dobbiamo rivendicare con forza quello che abbiamo fatto. Certo ci sono stati limiti e difficoltà ma in questi anni si è prodotto un miglioramento del Paese. Abbiamo recuperato il gap, abbiamo rimesso in moto il Paese e abbiamo tanto da fare. Ma chi si esercita in richieste di abiura di quanto fatto, non si rende conto di dove eravamo tre anni fa». Dice così il segretario del Pd Matteo Renzi nella direzione attesa come spartiacque per le alleanze in vista delle elezioni politiche. «C'è un effetto al nostro interno di natura psicologica: dopo le elezioni, noi abbiamo la faccia dolente e chi ha perso si presenta come vincitore. È una situazione comica. E invece il nostro obiettivo alle prossime elezioni è essere il primo gruppo parlamentare della prossima legislatura. Lo siamo già adesso nei sondaggi, anche in quelli che ci vedono in maggiore difficoltà».
«Su Jobs act e migranti migliorare non rinnegare»
Di passi indietro plateali, nessuno. «Il Jobs act ha prodotto quasi 980mila posti di lavoro, il tempo indeterminato è stato certo più forte all'inizio con la decontribuzione, gli incentivi hanno funzionato. Pronti a ragionare su come combattere per meno precarietà e più lavoro a tempo indeterminato» ma senza rinnegare quanto fatto. Renzi giudica altrettanto «assurda» la critica alla politica migratoria. «Emerge con forza il calo degli sbarchi, 50mila in meno rispetto a scorso anno poi sappiamo che c'è grande scommessa su Libia e Africa». Certo, «anche con le persone da cui siamo stati divisi da discussioni e polemiche c'è più sintonia che con gli avversari storici, non solo perché governiamo insieme in quattordici Regioni ma perché molte cose fatte le abbiamo fatte insieme», fa notare il segretario democratico. «Non sarà il Pd a mettere veti o paletti alla coalizione più ampia possibile, forse abbiamo opinioni diverse sulla buona scuola ma non sulla necessità del tempo pieno anche al Sud come al Nord».
«Vogliamo ius soli ma senza creare difficoltà»
Togliere dal campo del dibattito sulle coalizioni il tema dei diritti, questo ciò che serve adesso secondo l’ex premier. «Non è che facciamo lo ius soli per fare l'accordo con Mdp. Lo facciamo perché un diritto è un diritto, senza scambiarlo in un accordo di coalizione. Cercheremo di farlo, senza creare alcuna difficoltà alla chiusura ordinata della legislatura, rispettando ciò che il governo e la coalizione vorranno fare, non pensiamo siano temi su cui fare l'accordo».
«Da centristi a SI, pronti alla coalizione»
Ai due lati guarda l'arco della coalizione disegnato da Matteo Renzi nel suo intervento. «Credo che sia cruciale che sia coinvolta l'area moderata così come i Verdi, Idv e i Radicali con i quali c'è una discussione non scontata né chiusa. Poi
vogliamo il dialogo a sinistra in primis con Campo progressista, a cui lanciamo parole di dialogo e disponibilità come quelle che in larga parte abbiamo sentito ieri, e vogliamo un confronto con Mdp, SI e Possibile». Nello schema delle alleanze rimane «cruciale» coinvolgere l'area centrista e moderata che «corre il
rischio di essere risucchiata in una visione di centrodestra, quel film si è già visto e non credo si ripeterà».
«Proporremo ridurre tasse a partire dall'Irpef»
In ogni caso la pagina bianca per il futuro «non è discutere se 80 euro sì o 80 euro no - nessuno lo fa, anche perché siamo in campagna elettorale - ma sapere che ci saranno tre proposte in campo: una flat tax a destra, e una misura di assistenzialismo a sinistra, o la nostra nuova proposta di riduzione delle tasse che deve partire dall'Irpef. O qualcuno vuole mettere in discussione la battaglia per la flessibilità fatta in Europa?» si chiede ancora Renzi. «Se qualcuno pensa che centrodestra e centrosinistra siano uguali faccia quel che crede, noi pensiamo ci sia una differenza di valori e di ideali. Ma non consentiremo a nessun altro di pensare di farci cambiare idea su un Paese che quando lo abbiamo preso era al meno 2 per cento di Pil: il nostro impegno ha portato a una crescita».
Orlando: non c'è coalizione, siamo in vicolo cieco
Da ieri è andata avanti la trattativa senza sosta tra il Nazareno e la minoranza dem per trovare un'intesa su un documento comune da votare in direzione. Michele Emiliano e Andrea Orlando hanno chiesto al leader attraverso i rispettivi ufficiali di collegamento di lasciare spazio ad alcuni temi «sensibili», dal confronto sul lavoro all'impegno per la costruzione del centrosinistra, per scongiurare la presentazione di un testo alternativo da mettere ai voti. Ma se il governatore della Puglia raccoglie alla fine l'appello di Matteo Renzi all'unità del Pd, approvando il documento al termine della direzione, non così fa il ministro della Giustizia astenutosi assieme alla sua area («la verità non ci autorizza a nessun tipo di rimozione» e allora va detto «che in Sicilia si è determinata per la prima volta un fenomeno di voto utile che non premia il Pd. È un rischio, che in assenza di una proposta politica strutturata, anche livello nazionale si può determinare»). Andrea Orlando, guida della minoranza Pd, non si nasconde i problemi. «In questo momento noi siamo in un vicolo cieco. Perché abbiamo approvato una legge che prevede le coalizioni e al momento le coalizioni non ce le abbiamo». Per di più non è convinto il Guardasigilli che al Pd convenga dire di voler essere primo gruppo, come obiettivo. «Io preferisco essere non il primo gruppo, ma stare dentro la coalizione più grande. Se devo scegliere tra un punto in meno nella coalizione più grande o in punto in più dentro la coalizione che arriva seconda, scelgo la prima ipotesi». «Se questo non avviene, quello che secondo me si determina è questo: trovarsi nell'imbarazzante situazione di dover scegliere, se ci fossero i numeri, una coalizione con Berlusconi, cosa che secondo me non regge politicamente» perché «oggi abbiamo nemici a sinistra e non c'è più la fase costituente», aggiunge. «Io prego ogni sera perché lo scenario che si presenta non sia quello nel quale noi dobbiamo scegliere se dare la possibilità a un governo di centrodestra, di minoranza, di partire oppure no. Ecco perché è importante avere una coalizione a vocazione maggioritaria».
Confronto su programma e impegno per alleanza
Il testo del documento, redatto da Lorenzo Guerini e Maurizio Martina, passato in direzione senza contrari (14 gli astenuti facenti capo all’area Orlando) «conferma la volontà di sviluppare un confronto aperto sui contenuti della proposta programmatica per la nuova legislatura, a partire dai temi prioritari del lavoro, dell'occupazione e della lotta alla precarietà, della scuola e della formazione, della protezione sociale e dell'equità, dell'estensione dei diritti civili e di cittadinanza, della riduzione ulteriore della pressione fiscale per imprese e famiglie, dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile e del rilancio del progetto europeo; assume l'impegno unitario di tutto il Partito, aggiornandosi sugli esiti del percorso, a verificare la disponibilità di forze di centro e di sinistra, europeiste, civiche, moderate e ambientaliste per la costruzione di un'alleanza elettorale su base programmatica, alternativa a destra e cinque stelle, per le prossime elezioni politiche; si impegna a sviluppare un lavoro teso a migliorare ulteriormente la legge di bilancio in discussione in Parlamento con particolare attenzione a rafforzare le misure per una crescita inclusiva e sostenibile».
Bersani: più sintonia? Chiacchiere a zero
Dove però sembrano cadere nel vuoto le parole dette da Renzi è dalle parti di Pierluigi Bersani. Maggiore sintonia con Mdp? «Non lo so, bisogna vedere cosa dice sul resto. Lui si preoccupa sempre di rivendicare quello che si è fatto ma purtroppo c'è qualche milione di elettori che non sono d'accordo, e non sono Bersani o Speranza, che hanno un giudizio critico su tante cose che si sono fatte. Seguiamo la discussione. Basta che si sappia che le chiacchiere stanno a zero, adesso ci vogliono dei fatti».
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