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M5S, Parlamentarie concluse tra le proteste degli esclusi.…

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Oggi un primo elenco dei vincitori

M5S, Parlamentarie concluse tra le proteste degli esclusi. C’è il primo ricorso

Fino a sera sembrava certo lo slittamento a oggi delle parlamentarie, complici le difficoltà segnalate da molti utenti. Poi è arrivata la decisione dei vertici, comunicata via blog: le consultazioni per la selezione dei candidati M5S nelle liste proporzionali si sono chiuse, «il voto si è svolto con regolarità e in sicurezza», «il caos di cui blaterano i giornali non c'è stato». Fine dei giochi. Oggi dovrebbe essere diffusa una prima lista di vincitori, nomi “spendibili” alla kermesse di formazione-informazione sul programma pentastellato, Villaggio Rousseau, in programma a Pescara da venerdì a domenica. Ma intanto monta la rabbia degli esclusi, che meditano ricorsi.

Di Maio: 10mila gli aspiranti candidati
Alla fine ammontano a 10mila gli aspiranti parlamentari che si sono autocandidati. Il dato definitivo è stato fornito stamani da Luigi Di Maio a Radio24 nel fare il punto sulla partecipazione. Il leader nega che il sistema di voto sia andato in tilt («non è vero! Ogni volta che facciamo le parlamentarie leggo sui giornali di caos ma non leggo mai delle tessere comprate dai partiti») e assicura: «Noi stiamo facendo una selezione ferrea, c'erano persone che non avevano i requisiti e li abbiamo scartati perché noi non siamo una navicella per andare in Parlamento».

Sistema in tilt, sul blog fioccano le proteste
Al secondo giorno di votazioni sulla piattaforma Rousseau, non sono mancate le difficoltà tecniche e le proteste degli utenti. Basta scorrere i commenti al post sul blog di Grillo in cui si invita a non aspettare oltre per esprimere le proprie preferenze. «Votare su Rousseau è roba da fanta-horror», scrive un utente di Palermo. Un altro denuncia «la clamorosa povertà degli investimenti in sicurezza e capienza del server», complimentandosi con la Casaleggio Associati «per la lungimiranza e la generosità». Chi è riuscito nell’impresa, come Marco F. da Roma, esulta: «La perseveranza prima o poi premia. Certo! Se si potesse potenziare al meglio Rousseau finirebbero anche tutte le critiche di chi vede come il fumo agli occhi il Movimento 5 Stelle».

La carica degli esclusi
Tra gli esclusi dalle liste, che hanno scoperto di esserlo aprendo le schermate sulla piattaforma, non tutti hanno avuto l’aplomb del vignettista Mario Improta, in arte Marione, che ieri si è limitato ad avvisare i suoi follower su twitter e a dirsi dispiaciuto. L’ex assessore capitolino al Bilancio Andrea Mazzillo confida ancora in un errore tecnico. Vittima dell’accetta dei vertici (a Davide Casaleggio e a Luigi Di Maio spetta l’ultima parola sulle candidature) sono anche alcuni parlamentari uscenti, come il senatore sardo Roberto Cotti e il deputato pugliese Francesco Cariello (aveva riportato una condanna penale, estinta per via dei “doppi benefici di legge”, sulla quale aveva chiesto invano un confronto con lo staff). Ma ci sono pure tanti attivisti che non si rassegnano. Kilian Pileggi sul blog confuta la notizia secondo cui avrebbe aggredito un sindaco calabrese e sostiene che sarebbe stato lui l’aggredito. Paolo Palleschi, avvocato espulso e poi riammesso nel M5S grazie a una decisione del tribunale di Roma, parla di «sicari senza arte né parte» che avrebbero ordito un piano per escluderlo.

Gruppo al raddoppio, caccia a volti «presentabili»
Certo è che il “filtro di qualità” che era stato annunciato prima delle consultazioni - no agli attaccabrighe né agli «impresentabili che credono alle scie chimiche» - è stato applicato, eccome. È stato lo stesso Di Maio a ribadire: «Il Movimento probabilmente rieleggerà 100 parlamentari uscenti (oggi sono 123, ndr), perché molti non si sono ricandidati e oltre quelli c’è un gruppo da creare». I grillini confidano di conquistare fino a 250-300 seggi. Nessuno vuole ripetere gli errori del 2013, ovvero «imbarcare di tutto», per usare le parole di Grillo.

In Calabria il primo ricorso
Ma su twitter non si ferma la richiesta #annullatetutto. E il primo ricorso d’urgenza da parte degli esclusi è già partito: il giornalista Antonello Troya si è rivolto al comitato elettorale M5S e al tribunale di Paola per chiedere i motivi della sua esclusione. Le incongruenze, in generale, non mancano. L’attrice Claudia Federica Petrella scrive su Facebook: «Avevo inoltrato la mia richiesta per ritirare la candidatura e sapevo che era andata a buon fine... ma oggi non so perché mi ritrovo ancora tra i precandidati del portale». Ammette candidamente: «Non avevo completato la dichiarazione d’intenti». E poi chiede sostegno. Candidata a sua insaputa, insomma. Come l’attivista Sonia Corrado, che però almeno ha fatto appello perché non sia votata. Infuriati quelli che sostengono di aver presentato tutta la documentazione e di non capire il perché dell’esclusione. È successo all’attivista palermitana Daniela Morfino. L’avvocato Lorenzo Borrè, che assiste molti dissidenti, fa sapere di aver ricevuto almeno una trentina di telefonate tra ieri e oggi. «Ma ho declinato l’incarico perché lo ritengo contrario ai principi che mi stanno portando a difendere gli iscritti alla prima associazione del M5S», ha spiegato. «Chi si è candidato ha infatti accettato di aderire alla terza associazione contro la quale ci stiamo battendo».

A Genova la tegola su nome e simbolo
Il dossier è nelle mani del curatore nominato dal tribunale di Genova, l’avvocato Luigi Cocchi, che si è preso una settimana di tempo per studiare le carte. Gli iscritti all’associazione del 2009 vorrebbero tre azioni cautelari per ottenere da Beppe Grillo «i nomi e i dati di tutti gli associati alla prima associazione per poter convocare un’assemblea che nomini il nuovo capo politico», «la tutela del sito movimento5stelle.it» e «l’inibizione del simbolo».

Di Maio incontra l’ambasciatrice tedesca
Dal M5S minimizzano. E Di Maio continua il suo rally: ieri a Roma ha incontrato l’ambasciatrice tedesca in Italia Susanne Marianne Wasum-Rainer. Sul tavolo anche il tema Europa, dopo l’allarme lanciato dal commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, che ha bollato come «un controsenso assoluto, non pertinente da un punto di vista economico» la proposta M5S di sforare il 3% deficit-Pil per rilanciare la crescita. Il candidato premier si presenta alla Germania dopo aver gettato alle ortiche la retorica anti-euro. Resta la ricetta, tutta da far digerire: «L’austerità va archiviata, perché non funziona».

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