La cooperazione allo sviluppo come strumento di primo piano della politica estera italiana. «Gli ultimi quattro anni hanno visto un grande slancio della cooperazione» ha sottolineato il ministro degli Affari Esteri nell'intervento di apertura della Conferenza nazionale della cooperazione allo sviluppo, oggi e domani all'Auditorium Parco della musica di Roma. L'Italia, ha rivendicato il ministro, «fanalino di coda tra i Paesi più avanzati per percentuale di reddito nazionale destinato allo sviluppo, è tornata ad assumere un ruolo di primo piano, diventando il quarto donatore del G7, raggiungendo lo 0,27% in percentuale di aiuto allo sviluppo (circa 4,5 miliardi all'anno) e raddoppiando le risorse rispetto al 2014. Nel 2017 abbiamo destinato alle emergenze umanitarie quasi 120 milioni di euro, il 20% in più rispetto al 2016», ha aggiunto il titolare della Farnesina.
130 milioni nel 2017 contro il cambiamento climatico
Il ministro ha poi ricordato che l'Agenzia della Cooperazione, che ha iniziato a operare nel gennaio del 2016, ha destinato ad associazioni e organizzazioni della società civile 65 milioni nel 2016 e 95 nel 2017. In prima linea la sfida del cambiamento climatico: oltre 130 milioni nel 2017 sono andati a progetti in questo ambito e per la tutela della biodiversità.
I fondi europei e il coinvolgimento dei privati
Sono stati stanziati dalla Commissione europea complessivamente 4,1 miliardi, di cui 1,5 a garanzia di progetti di investimento di aziende private per il triennio 2018-2020 e 2,6 a dono per assistenza tecnica e interventi di capacity building a sostegno del business climate. L'utilizzo congiunto del Fondo di garanzia e degli strumenti di blending dovrebbe poter mobilizzare 44 miliardi di euro essenzialmente provenienti da privati per progetti di sviluppo, sulla base di un effetto leva stimato dalla Commissione di 1 a 11.
Calenda: obiettivo investire 0,5% Pil in cooperazione
Nel suo intervento, il ministro per lo sviluppo economico Carlo Calenda ha parlato della cooperazione allo sviluppo come dell’«asse portante nella direttrice degli investimenti del nostro Paese» sia per ragioni etiche che «di sicurezza e sviluppo delle attivita economiche». La cooperazione, ha ricordato il ministro, «è un ottimo rimedio per uno dei problemi italiani, cioè la dimensione ancora poco intenazionalizzata del sistema economico». In passato, «l' Italia investiva lo 0,14%% del Pil, oggi la quota degli investimenti in cooperazione è raddoppiata ma ci dobbiamo porre l'obiettivo di uno 0,5% del Pil, un obiettivo raggiungibile e fondamentale per la crescita del Paese e delle nostre aziende».
Le opportunità di lavoro per i giovani
Cooperazione significa anche creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani. Secondo le indicazioni fornite dal ministro degli Esteri, infatti, il settore negli ultimi anni ha creato opportunità, segnando un trend di crescita annuale del 10% e creando 16.000 posti di lavoro nel 2015 presso le organizzazioni della società civile italiana. Il 2016, in particolare, è stato l'anno del boom di assunzioni nella cooperazione internazionale, con un aumento del 25% delle vacancy disponibili: 800 sono state pubblicate sul sito info-cooperazione, un terzo delle quali si riferivano a posizioni in Italia, un terzo a posizioni in Africa e le rimanenti in America Latina, Asia e Medio Oriente. Attraverso il finanziamento dei Programmi Junior Programme Officers (JPO) e UN Fellowship, l'Italia fornisce opportunità di inserimento nel mondo della cooperazione multilaterale a giovani italiani (oltre 100 in servizio ogni anno), selezionati dalle Nazioni Unite. 0171Nel 2018 si è aperta la possibilità di creare nuovi posti di lavoro nel settore della Cooperazione Internazionale: a febbraio - ha annunciato Alfano - verrà pubblicato un bando per la selezione di 60 nuovi funzionari, esperti di cooperazione; si tratta di una grande novità per il settore, considerando che l'ultimo bando pubblico risale a oltre venti anni fa».
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