
«L'abuso dei mezzi di comunicazione e degli strumenti di partecipazione sociale messi a disposizione dalla Rete costituisce un fenomeno crescente e preoccupante. Da un lato è violato il diritto della collettività ad essere informata in maniera corretta, dall'altro sono messi in moto meccanismi di diffusione sociale delle notizie che possono arrecare, anche inconsapevolmente, danni a soggetti terzi». A lanciare l'allarme è il Primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone nella relazione per l'anno giudiziario, nella quale denuncia anche «l'aumento di femminicidi e stalker».
Per la prima volta quest'anno alla solenne cerimonia in Cassazione partecipano non solo i vertici dello Stato, a cominciare dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma anche una rappresentanza di studenti, alunni del liceo classico Alighieri di Roma, voluta dal Csm. Presenti Nicola Zingaretti, la sindaca di Roma Virginia Raggi, i vertici delle forze dell'ordine e il presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi.
«Più consapevolezza su pericoli disinformazione»
Il fenomeno dell'abuso dei social, per Mammone, «può essere contrastato validamente, oltre che con le tradizionali forme di tutela giudiziaria, con al prevenzione, contrastando l'abuso prima che si realizzi il danno». «Deve pertanto aumentare la consapevolezza degli utenti circa i pericoli della disinformazione e deve incrementarsi mediante un appropriato monitoraggio la conoscenza delle fonti di abuso». È la prima volta che il tema dell'abuso dei media e dei social viene messo in primo piano, nella Relazione per la cerimonia di apertura dell'anno giudiziario che si svolge alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tra «i dati significativi emergenti dalla concreta realtà giudiziaria» per essere sottoposto alla «riflessione di tutti».
«Aumento femminicidi e stalker, esplosione babygang»
«Di notevole allarme sociale è il fenomeno del cosiddetto femminicidio che è indice della persistente situazione di vulnerabilità della donna e di una tendenza a risolvere la crisi dei rapporti interpersonali attraverso la violenza» sottolinea Mammone, segnalando anche l'aumento dei reati per violenza sessuale e «per atteggiamenti persecutori verso il partner (stalking)». Secondo il primo presidente della Cassazione, poi, è «allarmante» il fenomeno delle «aggressioni violente e immotivate messe in atto da giovanissimi ai danni di coetanei» e «a fronte del moltiplicarsi dei fenomeni di esplosione incontrollata di aggressività - dice - la risposta esclusivamente repressiva si rivela inefficace». Per il suo «preoccupante sviluppo» la materia necessita dunque di una «considerazione legislativa unificante» per evitare che la «parcellizzazione dei reati» determini «pene di modesta entità».

«Nel civile 50% pendenze è fiscale»
Nella sua relazione Mammone evidenzia che nell'ultimo anno «la riduzione della durata media dei procedimenti è scesa per la prima volta sotto i tre anni», tuttavia a fare da 'tappo' sono gli oltre 11mila ricorsi in materia fiscale che sopraggiungono ogni anno, per cui quasi il 50% dei processi in attesa di trattazione sono in attesa presso la Sezione tributaria. Complessivamente, secondo i dati contenuti nella relazione, l'arretrato dei processi civili ammonta a 106.920 faldoni, un dato sostanzialmente invariato rispetto al 2016 che aveva registrato 106.862 ricorsi giacenti. Tutte le sezioni civili, a parte la tributaria, sono riuscite a smaltire più processi (21.176 rispetto ai 19.020 sopravvenuti), con un incremento di quasi l'11% più dell'anno scorso di procedimenti conclusi. Anche i magistrati fiscali hanno lavorato molto con un incremento di produttività di circa il 7%. Si attende l'arrivo di 50 magistrati ausiliari previsti dalla legge finanziaria del 2018 per arrivare a risultati deflattivi più consistenti.
«Penale, attesa scesa a 200 giorni»
Risultati positivi si registrano, poi, nel settore penale della Cassazione, dovuti - secondo la relazione di Mammone - non solo alla «elevata produttività media dei magistrati» ma anche alla massiccia trattazione dei processi pendenti davanti alla rapida Sezione 'Filtro', che si occupa di 'cestinare' i ricorsi manifestamente infondati e che ha smaltito il 48,6% dei procedimenti in attesa. Così la durata media del giudizio penale di cassazione « è ulteriormente diminuita, passando dai 240 giorni dell'anno 2016 ai 200 del 2017, così rimanendo ampiamente al di sotto del limite di durata massima (365) giorni fissato dalla Corte della Convenzione europea dei diritti dell'uomo per la durata del giusto processo dinanzi agli organi apicali della giurisdizione». Ammmone fa notare, tuttavia, che i quasi 60 mila faldoni smaltiti ogni anno dagli 'ermellini' rappresentano un numero «che non ha pari in Europa».
Ruolo pm autonomo da forze di polizia
Nella relazione del pg della Cassazione, Riccardo Fuzio, è contenuto un richiamo al ruolo del pm, che deve «svolgere indagini nel modo più ampio possibile» esercitando «responsabilmente i poteri di direzione delle indagini e delle forze di polizia (instaurando con esse un rapporto istituzionale, non personale e privilegiato) e, quindi, di valutare il complesso delle investigazioni compiute e trarne le conclusioni», archiviando «quando gli elementi acquisiti non sono idonei a sostenere l'accusa in giudizio».
Sotto processo 156 magistrati, più numerosi al Sud
Ancora secondo la relazione di Fuzio, nel 2017 i magistrati in servizio incolpati per illecito disciplinare sono 156, sostanzialmente pari a quelli del 2016 (163), e anche la distribuzione geografica non si discosta da quella dell'anno precedente. Complessivamente il 59% dei magistrati incolpati esercita nei distretti del Sud. «Nelle sole regioni Sicilia e Campania - rileva Fuzio - presta servizio il 30,8% dei magistrati incolpati, segue il Lazio nel Centro con il 10,3%, la Lombardia con il 5,1% si conferma come la regione del Nord che presenta la maggior parte dei magistrati incolpati». Per quanto riguarda le 'accuse', il 47,6% si riferisce a violazioni del dovere di correttezza, il 38,6% della diligenza e quelle relative al comportamento al di fuori dell'attività giudiziaria rappresentano il restante 13,8% più del doppio rispetto a quelle rilevate nel 2016». Quest'ultimo tipo di illeciti sono raddoppiati, passando da 16 a 34.

Legnini: riforme per meno peso correnti Csm
Alla cerimonia era presente anche il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, secondo il quale il Consiglio superiore si presenta oggi «più forte» come istituzione grazie al percorso di cambiamento che ha intrapreso con la modifica del suo regolamento e delle circolari. Ma restano «spazi per interventi riformatori - ha detto - per allentare i vincoli correntizi, spesso fonte di decisioni non comprensibili e condivisibili». «Il regime del collocamento fuori ruolo; una nuova disciplina della partecipazione dei magistrati all'attività politica; il afforzamento dello strumento delle incompatibilità ambientali e funzionali; una manutenzione virtuosa del codice disciplinare; la ridefinizione di regole di accesso in magistratura e la formazione pre e post concorso»: sono queste le questioni di cui Legnini si augura che il prossimo Parlamento si faccia carico , «evitando approcci semplificatori o peggio punitivi». Legnini ha poi fatto notare che quella di far partecipare gli studenti all'inaugurazione dell'anno giudiziario è scelta di segno «opposto» a quella del regime fascista, che abolì le cerimonie nelle Corti di appello per «recidere il legame tra società e magistratura».
Orlando: fine emergenza con riforme-risorse
Presente anche il Guardasigilli, Andrea Orlando, che ha sottolineato come «non abbiamo dato alla Giustizia italiana l'illusione di riforme senza risorse» e che «occorre ricordare che l'uscita dalle emergenze e l'avvio di una stagione di riforme non sarebbero stati possibili senza cospicui investimenti: il bilancio della Giustizia è infatti passato da uno stanziamento iniziale, per il 2014, di 7.553 milioni di euro, a 8.257 milioni di euro complessivi nel 2018».
«Davanti alle emergenze - ha rivendicato Orlando -, non era facile scommettere in un profondo processo di riforma, che ha coinvolto ambiti quali il processo civile telematico obbligatorio, l'abbattimento dell'arretrato civile, la riforma delle discipline della crisi d'impresa e dell'insolvenza, la riforma del processo penale». Il ministro ha citato alcuni dati: «la riduzione delle cause civili pendenti, passate da 4.681.098 nel dicembre 2013 a 3.634.146 nel 31 dicembre 2017, e la riduzione della popolazione detenuta, decresciuta di 8mila presenze dall'8 gennaio 2013 (data di pubblicazione della nota sentenza "Torreggiani") al 16 ottobre 2017». Inoltre, dal primo luglio 2014 al 30 giugno 2017 sono stati depositati, da parte di avvocati e altri professionisti abilitati, quasi 20 milioni di atti telematici, oltre 11 milioni di provvedimenti 'nativi digitali' depositati dai giudici civili.
Orlando: magistratura ripensi se stessa
La «nuova stagione» aperta per la giustizia in Italia, in cui la fine del «conflitto tra magistratura e politica» ha consentito di «superare la paralisi», mette in luce «l'esigenza della magistratura di ripensare se stessa» ha sottolineato Orlando. E., rivolto, agli studenti presenti, ha detto: «Non siate spettatori ma attori della democrazia, nello spazio pubblico così come nel cyberspazio. Quest'ultimo infatti nonè un luogo sradicato dalle regole del diritto», ma «un luogo di opportunità in cui si commettono anche reati, che vanno affrontati con mezzi adeguati».
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