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Flat tax, Renzi: «Finché ci sono io non ci sarà»

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Flat tax, Renzi: «Finché ci sono io non ci sarà»

«La proposta magica della flat tax vorrebbe dire considerare allo stresso modo miliardari e operai. Finché ci sono io non ci sarà». A Domenica Live (Canale 5), ospite di Barbara D'Urso, il segretario del Pd Matteo Renzi conferma uno dei punti fermi della politica economica dem. «Giù le tasse a chi non arriva alla fine del mese e non ai multimiliardari, se no non ha senso», aggiunge, bocciando senza appello la proposta del centrodestra di introdurre un'aliquota Irpef unica. La flat tax, nella versione del leader di Fi Silvio Berlusconi, si attesterebbe sul 23% mentre nella versione del segretario della Lega Matteo Salvini si scenderebbe al 15 per cento. Il sistema attualmente in vigore è basato su cinque scaglioni che vanno dal 23% per redditi sotto i 15mila euro al 43% per quelli sopra i 75mila euro.

A Salvini: «Se metti i dazi a perdere il lavoro è chi fa export»
Sull'abbassamento delle tasse, prosegue poi Renzi, occorre procedere «un pezzettino alla volta: ci vuole una sana politica dei piccoli passi. La quattordicesima si può alzare: bisogna fare un passo in più e abbassare le tasse, ma non ai ricchi». In un altro passaggio, ad essere presa di mira è la promessa, fatta oggi in tv da Salvini, di «mettrre i dazi come Trump», se dovesse approdare a palazzo Chigi. «Se metti i dazi quelli che perdono i posti di lavoro, quelli che vanno a casa, sono quelli che fanno export. Possiamo creare posti di lavori aprendoci, non chiudendoci», sottolinea il leader Pd. No anche al reddito di cittadinanza - proposto dal M5S - per il quale «non ci sono soldi, neanche quelli del Monopoli. Non si trovano 85 miliardi». Senza dimenticare che «proporre di dare a uno che non lavora con due figli 1.600 euro al mese è il più grande incentivo per far licenziare la gente». Per Renzi «l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, non sull'assistenzialismo e sul reddito di cittadinanza». Quanto al M5S, «non è pericoloso», spesso è «per bene», ma l’ex premier non li vede «come persone che possono creare chissà cosa per l'Italia», perchè «dove hanno governato non hanno fatto funzionare le cose». A differenza di Berlusconi, Renzi evita di etichettarli come nemici, ma vorrebbe che il fosse «più concreto: perchè no alle Olimpiadi? Valevano 2 mld che sono andati all'estero».

Sì a scuole e competenze: «Non voglio Italia villaggio vacanze e basta»
Ma quele è la ricetta economica del Pd per l’Italia? Renzi sembra avere le idee chiare, e propone di puntare non tanto a «tasse e sussidi ma su scuola e competenze». «Penso che la prima cosa da fare è capire quali saranno i lavori del futuro perche' nell'arco dei prossimi anni cambia tutto, so che viene paura, io voglio bene al passato ma ci saranno robot e intelligenza artificiale; nessuno di noi avrebbe immaginato solo pochi anni fa di avere un telefonino o un'auto spaziale. All'università Federico II di Napoli abbiamo portato quelli della Apple perchè vogliono creare lì gli ingegneri del futuro». Per questo, spiega il segretario dem, vanno sì abbassate le tasse, innanzitutto «Irpef e Ires», ma bisogna anche «puntare sulla scuola e l'educazione», perchè «gli altri paesi correranno in questa direzione», e «bisogna creare delle competenze nella scuola e ripartite dalla capacità italiana di fare le cose». Insomma, si tratta di «tenere insieme la nostra tradizione e portare avanti il futuro, altrimenti l'Italia diventa solo un villaggio vacanze; io voglio aumentare il turismo ma non voglio diventare solo il villaggio vacanze di chi viene dal venerdì alla domenica».

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