Fino a quasi un terzo del denaro che ogni anno è inviato all’estero dai lavoratori immigrati residenti in Italia (5 milioni 65mila persone al 1 gennaio 2018, spiega l’Istat) potrebbe passare da canali informali. Nel 2016 - ultimo dato annuale a disposizione - le rimesse all’estero hanno superato quota cinque miliardi di euro, lo 0,30% del Pil, il 3,4% in meno rispetto all’anno precedente. A monitorare questo capitale in uscita dal Paese è la Banca d’Italia, sulla base delle informazioni che provengono dai cosiddetti “intermediari ufficiali” (money transfer, banche e poste). C’è tuttavia un’altra faccia della medaglia, quella dei flussi “invisibili”.
Dal 10 al 30% del flusso totale per vie informali
Di che si tratta? Sono le rimesse che sfuggono alla rilevazione, quelle “sommerse”. L’esempio classico è costituito dal “contante al seguito” portato con sé dal migrante nelle periodiche visite presso il paese di origine. Un aiuto per dare un numero a questo flusso “informale” arriva da un’indagine che la Banca d’Italia ha pubblicato nel giugno del 2016 (dal titolo: “Le rimesse dei lavoratori stranieri in Italia: una stima dei flussi invisibili del canale informale”). Ebbene: una stima del canale informale, spiega il report, si colloca tra il 10 e il 30% del flusso totale, dove per “totale” si intende il flusso complessivo verso l’estero, ossia “osservato” (dato ufficiale pubblicato) più “informale” (non osservato). In altre parole, fino a quasi un terzo (circa il 30 per cento) del denaro che è inviato all’estero dai lavoratori immigrati potrebbe passare da canali informali.
Il flusso informale per il 2016 c ompreso tra 750 milioni di euro e 2,25 mld
Questi estremi corrispondono grosso modo a un intervallo compreso tra il 15 e il 45% del flusso osservato. Il flusso informale per il 2016 sarebbe quindi compreso tra i 750 milioni di euro e i 2,25 miliardi. Sono stime, certo, che però possono aiutare a farsi un’idea del fenomeno nella sua interezza. La forbice 10-30, peraltro, dovrebbe essere affinata. È possibile che le stime sull’entità del canale informale risultino, dopo questa rilettura, più contenute: tra il sette e il 35% del flusso osservato.
Il focus sul caso Lombardia
Intanto la Fondazione Ismu ha effettuato un’indagine che fotografa tutte le rimesse, monetarie ed extramonetarie, formali ed informali degli immigrati ma solo con riferimento alla Lombardia: parliamo di 662 milioni di euro nel 2016, un valore sostanzialmente in linea con quello dei due anni precedenti (666 nel 2015 e 659 nel 2014), e molto distante dal record di 777 milioni registrato esattamente un decennio prima, nel 2006. Tra i principali gruppi nazionali rimettono mediamente procapite più di tutti moldavi (99 euro al mese) e ucraini (96), collettivi con pochi minori, soprattutto femminili e impegnati nell'assistenza domiciliare, con un forte mandato migratorio di tipo massimamente economico nel più breve tempo possibile. Seguiti da srilankesi (86), filippini (69) e senegalesi (60, gruppo ancora in gran maggioranza maschile con famiglie in patria). Meno di tutti i collettivi più equilibrati per genere, con presenze giovani e di tipo familiare e maggiori anzianità migratorie: marocchini (23 euro al mese), albanesi (28), cinesi (30) e rumeni (32) Esattamente in linea con la media risultano gli egiziani, con 43 euro.
Rimesse in diminuzione
La Fondazione ricorre alle rilevazioni effettuate dalla Banca d’Italia sui canali “formali” per mettere in evidenza alcune tendenze: le rimesse sono risultate in forte crescita tra il 2005 e il 2011 – da 3,9 a 7,4 miliardi di euro – ma si è successivamente registrata una diminuzione a partire dal 2012. Con il brusco calo verificatosi nel 2013 – quasi un quinto in meno di denaro inviato all’estero rispetto all’anno precedente - sembra quindi avviata - rileva la Fondazione Ismu - una fase di decrescita dell’ammontare delle rimesse verso i paesi di origine dei migranti presenti in Italia.
Romania, Bangladesh e Filippine: i primi tre nella graduatoria delle rimesse
Al primo posto in graduatoria si conferma la Romania, che dal 2014 costituisce il principale paese di destinazione del denaro inviato, e oggi rappresenta il 15% di tutte le destinazioni. Un paese che registra aumenti è il Bangladesh, che nel 2016, con 487 milioni di euro di rimesse, è diventato il secondo per ammontare di denaro ricevuto dai propri concittadini in Italia. Al terzo posto troviamo le Filippine che ricevono in modo piuttosto stabile dal 2012 rimesse per 340 milioni di euro mediamente ogni anno. Aumenti importanti nell'ultimo anno si registrano per altri Paesi dell'Asia meridionale come Sri Lanka (+39%), Pakistan (+20%), India (+11%), e cresce nell'Europa dell'Est l'Ucraina (+16%).
Il passo indietro della Cina
Se si analizza la situazione dal punto di vista dei paesi che ricevono le rimesse, viene fuori che la Cina, che per anni è stato il primo Paese per rimesse ricevute dall’Italia (con oltre un quarto del denaro in uscita e punte del 39% nel 2012), è crollata all’ottavo posto in graduatoria. Nel 2016 il gigante asiatico ha ricevuto “appena” 238 milioni di euro dall'Italia con un calo del 57% rispetto all'anno precedente. È stata la diminuzione più importante tra i principali paesi di destinazione. Basti pensare che nel 2012 i cittadini cinesi hanno inviato la cifra record di 2,7 miliardi di euro al proprio paese di origine.
Lombardia, Lazio e Toscana le regioni in prima fila
La regione dalla quale partono più rimesse verso l'estero è la Lombardia. Secondo la fotografia scattata dall’Ismu quasi un quinto delle rimesse proviene da questa regione, che detiene il primato con oltre 1 miliardo e 167 milioni di euro inviato all'estero nel 2016. Lombardia, Lazio e Toscana, rappresentano da soli poco meno del 50% del volume di rimesse totale in uscita dall'Italia.
Dalla provincia di Roma il 13% delle rimesse
I dati per provincia riflettono del calo registrato verso la Cina: sono infatti le rimesse inviate dalle province di Prato e Firenze a evidenziare il decremento più vistoso (rispettivamente 32% e 23%). La provincia di Roma, che nel 2005 inviava il 29% delle rimesse, nel 2016 con quasi 670 milioni di euro ha ridotto notevolmente il suo peso percentuale rispetto al territorio nazionale (13%) e ha perso in un anno il 18% delle rimesse inviate nel 2015. Dalla provincia di Milano, seconda in graduatoria, sono stati spediti all'estero 587 milioni di euro, l’11% del totale. Seguono, su livelli più bassi, le province di Napoli e Torino.
Maggiore è il bilanciamento tra i sessi, minori sono le rimesse
Infine, alcune chiavi di lettura che emergono dall’Occasional Paper della Banca d’Italia: le rimesse pro capite inviate all’estero dai lavoratori stranieri risultano negativamente correlate con la ripartizione per genere all’interno della comunità del migrante (maggiore il bilanciamento tra i sessi, minori sono le rimesse, verosimilmente per la maggiore incidenza di famiglie complete all’interno della comunità) e con la quota di minori nella popolazione (anche questa grandezza è correlata alla presenza di nuclei familiari completi), mentre appaiono positivamente influenzate dal differenziale di reddito tra l’Italia e il paese ricevente e dall’indice di imprenditorialità della comunità straniera.
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