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Indagati, morosi e massoni: tutte le spine dei partiti sulle liste

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Indagati, morosi e massoni: tutte le spine dei partiti sulle liste

Indagati, “furbetti del bonifico”, massoni: via via che i nomi messi in lista dai partiti vengono passati ai raggi x, emergono le magagne (più o meno grandi) di candidati scelti forse con troppa fretta. Nel mirino non è un solo partito ma il fenomeno sembra essere trasversale agli schiermaenti.

I candidati indagati
L’ultimo in ordine di tempo ad essere finito sotto indagine è il consigliere regionale campano di Fratelli d’Italia, Luciano Passariello, candidato alla Camera. L’ indagine è condotta dalla procura di Napoli su una presunta offerta di denaro da parte di imprenditori, tra cui uno ritenuto legato a un clan della camorra, per ottenere un appalto. L’ipotesi di reato ipotizzata è corruzione. Nel centrodestra, tra i più noti ci sono Roberto Formigoni (Nci), capolista per il Senato in Lombardia, e Umberto Bossi nelle liste della Lega. Tra i candidati del centrosinistra, sotto indagine ci sono il lombardo Paolo Alli e il figlio del governatore campano De Luca, Piero. Ovviamente, tutti innocenti fino a prova contraria. Ma le indagini restano e faranno il loro corso.

I “pizzicati” di rimborsopoli
I morosi del M5S sono un’altra nutrita truppa di candidati finiti sulla graticola. Non hanno rispettato il patto pentastellato che li impegnava a versare parte dell’indennità parlamentare al fondo del Mef destinato alle picolle e medie imprese. Si va dal deputato Andrea Cecconi al senatore Carlo Martelli. Ma nella lista sono finiti anche il senatore Maurizio Buccarella, la deputata Giulia Sarti ed altri. Ed altri nomi potrebbero ancora emergere secondo quanto preannunciano le Iene.

Massoni a quota tre
C’è infine il caso dei tre massoni candidati dal M5s. Dopo Catello Vitiello, candidato alla Camera nel collegio uninominale Campania 3, nel mirino sono finiti Piero Landi, candidato nel collegio uninominale della Camera a Lucca, e Bruno Azzerboni, in corsa in Calabria. I vertici pentastellati li accusano di non avere detto la verità al momento della sottoscrizione della candidatura, non avendo informato di far parte di una loggia massonica.

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